Il mio amico Ugo mi segnala questo post che mostra come i nomi a dominio che non sono veri nomi ma sono formati da numeri sta crescendo sempre più, soprattutto nei nuovi dominii “di moda”, cioè quelli che sono sorti in questi ultimi anni per far fare un po’ di soldi a ICANN.
Ricordo ancora il primo dominio numerico italiano: (www.)190.it, dell’allora Omnitel. C’era stata una discussione all’interno della Naming Authority, perché le regole non permettevano di usare numeri inferiori a 255 per non fare confusione con gli indirizzi IP: in fin dei conti i nomi a dominio erano nati per evitare di ricordarsi a memoria i quattro ottetti degli indirizzi IPv4. Visto però che in effetti non c’era possibilità di confusione, si approvò il nome e anche all’interno di .it arrivarono i primi dominii numerici. Ma adesso a quanto pare si è giunti addirittura a un settimo di “nuovi” nomi numerici: il totale è comunque basso ma il trend è in crescita.
La cosa più ironica è che a quanto pare questi nomi numerici sono scelti soprattutto in Cina, perché per i cinesi le cifre sono più facilmente riconoscibili rispetto ai caratteri latini. Qual è l’ironia? Alla fine degli anni 1990 si è fatto un lavorone per internazionalizzare i nomi a dominio, e nel 2003 è stata pubblicata la RFC apposita. (Per i curiosi: si codificano i caratteri non ASCII con una stringa particolare: funzionerebbe anche per nomi tipo http://università.it, se si volesse). Si potrebbe immaginare che in più di dieci anni i browser, almeno per le versioni del mercato cinese, si siano attrezzati per mostrare gli ideogrammi al posto della stringa ASCII codificata: a quanto pare no. Insomma, tanto lavoro inutile.
Ultimo aggiornamento: 2016-06-24 14:27