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laurea LIDL

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Una volta si diceva “ma come hai fatto a prendere quel diploma? L’hai trovato nel fustino di detersivo?”
A quanto pare adesso si possono prendere le lauree direttamente al supermercato. (Occhei, sponsorizzate dal supermercato, ma il concetto non è poi molto diverso).

Ultimo aggiornamento: 2016-01-12 12:53

Voci che non sono quelle che sembrano

La prima volta che udii Hurt nell’interpretazione di Timi Yuro, forse a causa della scarsa qualità della mia radiolina o forse perché pensavo a Fausto Leali e ad A chi, pensai che “Timi” fosse un uomo che cantava in falsetto. (Occhei, pensavo anche fosse un giapponese… Vabbè.)
Il guaio è che ho appena scoperto che la voce degli Amen Corner che cantano If Paradise (Is Half as Nice) è di un maschio, Andy Fairweather Low. Occhei, la canta nella stessa tonalità di Patty Pravo in effetti: però forse è meglio che io ascolti un po’ meglio, non trovate?

P.S.: sapevo che In Paradiso è un brano di Mogol-Battisti che ebbe un buon successo in Gran Bretagna (due settimane in testa alla classifica dei 45 giri), ma non sapevo che tecnicamente quella di Patty Pravo è una contro-cover della versione inglese, perché la prima versione italiana fu cantata da “La Ragazza 77″… Se ne impara sempre una nuova.

Ultimo aggiornamento: 2016-01-07 12:47

L’autostrada A7 e il chilometro non standard

Andando ogni tanto a Chiavari con la famiglia, percorro l’autostrada A7, la cosiddetta Serravalle. Come penso sappiate, nel tratto appenninico le due carreggiate sono state costruite a trent’anni di distanza: quella in direzione Genova è la cosiddetta “camionale”, costruita tra il 1932 e il 1935 dal fascismo, mentre quella in direzione Milano è stata progettata e costruita negli anni ’60. La camionale segue molto di più le curve della montagna, a differenza dell’altra carreggiata dove si sono fatti viadotti e gallerie più lunghi e dritti; è abbastanza naturale che la camionale sia più lunga. Però a Bolzaneto si può vedere che il chilometraggio è esattamente lo stesso. Come mai?

Sabato, mentre tornavo a Milano, ho provato a fare un esperimento. Dopo Bolzaneto ho sommato mentalmente il numero di chilometri indicato dal mio odometro con quello di una palina chilometrica, e ho verificato se la somma rimaneva o no costante col passare dei chilometri. In teoria ogni chilometro in meno di distanza da Milano era un chilometro percorso in più dalla mia auto: in pratica ho perso quattro chilometri. Era come se un chilometro secondo Autostrade per l’Italia (che gestisce il tratto appenninico dell’A7) fosse lungo 900 metri. Certo il mio odometro non è tarato e potrebbe sbagliare di grosso: ma nel tratto in pianura – e con le carreggiate affiancate – da Serravalle a Milano perdeva circa 100 metri ogni dieci chilometri, non certo ogni chilometro.

Mi resta ancora da verificare il chilometraggio sulla camionale, ma potrei scommettere che la risposta di Autostrade per l’Italia alla differenza di lunghezza nei due sensi è stata rendere flessibile l’unità di misura. La mia domanda è: a che pro? se hanno paura di perdere i centesimi dovuti al percorso più corto, bastava affermare che la tariffa era calcolata sulle distanze misurate in direzione Genova. Far finire l’autostrada a un numero di chilometri diverso nelle due direzioni è irrilevante, tanto nessuno fa inversione a U. E insomma?

Ancora sulla Nave di Teseo

Come sapete, a me i libri piacciono, e quindi sono attento a cosa succede nel mondo dell’editoria. Dopo aver parlato della Nave di Teseo intesa come futuro editore, ho così letto la risposta che Marina Berlusconi, presidente di Mondadori, ha fatto pubblicare sul Foglio.

Io ho avuto a che fare con Mondadori solo una volta, quando traducemmo Anelli nell’io, e vi assicuro che non c’è stato problema alcuno. (La mia sensazione è che i libri portino così pochi voti, a differenza per esempio della televisione, che Silvio si sia davvero preso Mondadori per mostrare di essere un illuminato uomo di cultura, e sia più attento a che l’editore faccia utili che a quello che scrive. Ma sono andato fuori tema). Quindi posso immaginare che Elisabetta Sgarbi abbia davvero chiesto di comprarsi Bompiani, e Marina Berlusconi abbia risposto di no per chissà quali ragioni. Quello che non mi torna è la ragione riportata nell’articolo, che cioè «un editore non può permettersi di trascurare gli equilibri economici». Se avesse detto che l’offerta proposta dalla Sgarbi era ridicola – non con queste parole, chiaro, ma la Berlusconi non ha certo problemi a trovare quelle giuste – non ci sarebbe stato nulla di strano. Invece l’attacco è stato tutto rivolto contro le affermazioni dell’interlocutrice, e su come Mondadori prima e Mondazzoli oggi sia una grande realtà. Ecco, a me questo ha fatto davvero più paura dell’acquisizione di Rizzoli Libri, che come sappiamo tutti non è certo messa molto bene economicamente. Bompiani era davvero la gallina dalle uova d’oro in RCS? Oppure l’acquisizione serve davvero per creare un quasi monopolio?

Ultimo aggiornamento: 2015-11-26 11:54

Come cambiano i negozi

Sono ragionevolmente certo che ci siano delle mode nei nuovi negozi che spuntano: qualche anno fa tutti sembravano vendere sigarette elettroniche, poi siamo passati alle cialde per caffè. (I compro oro resistono, il che la dice lunga sulla crisi). Ad ogni modo, la scorsa settimana sono casualmente passato per via Fara e noto che sulla destra era stato aperto un nuovo punto vendita di Acqua&Sapone. Mi sono stupito un po’, considerando che ce n’è un altro in viale Zara a settecento metri di distanza, e mi sono anche chiesto come mai se ne fosse andato il NaturaSì che era storicamente lì. Poi ho controllato meglio e il NaturaSì continuava a esserci, al che ho cercato di fare mente locale per ricordarmi cosa c’era: dopo un po’ mi è venuto in mente che lì si trovava uno sportello di Unicredit (ai tempi, Banco di Sicilia). Sappiamo che il gruppo Unicredit è in difficoltà, e per esempio un paio di mesi fa hanno anche chiuso lo sportello di via Rosolino Pilo: ma certo un riciclaggio di questo tipo sarebbe stato impensabile un tempo.

(ah: è due giorni che mi sono accorto che l’edicola in via Stoppani angolo via Maiocchi ha le saracinesche giù. Se ha chiuso, sarebbe la seconda su quattro della zona in due anni)

Ultimo aggiornamento: 2015-11-13 16:01

Il market delle recensioni

Se siete abituali frequentatori delle mie notiziole, sapete che io leggo molti libri e che li recensisco regolarmente tutti. Se siete miei stalker, saprete anche che posto le mie recensioni anche nei social network legati ai libri (Anobii e Goodreads). È meno probabile che sappiate che posto le stesse recensioni anche su alcune librerie online. Non ci guadagno nulla, ma ci perdo poco tempo e magari qualcuno può essere incuriosito dai miei commenti e usarli per decidere se prendere o no il libro che ha adocchiato. Si direbbe però che non tutti facciano come me: è notizia del mese scorso che Amazon ha fatto causa a più di mille recensori [*], anche se immagino le recensioni siano per prodotti diversi dai libri. Ma scavando un po’ in rete si trova un articolo di Punto Informatico che a gennaio 2013 racconta la stessa cosa.

Io posto le mie recensioni su Amazon, e giuro di non essere stato chiamato a giudizio. Ma storicamente postavo le recensioni dei libri in italiano anche su Internet Bookshop. Uso l’imperfetto perché è una ventina di giorni che non trovo più il pulsante per aggiungere una recensione. Quando lo notai, scrissi subito all’assistenza chiedendo lumi, e il 26 ottobre mi fu risposto «con la presente sono a comunicarle che si tratta effettivamente di un problema tecnico e a breve verrà ripristinata la possibilità di inserire recensioni.» A ieri pomeriggio il “problema tecnico” persisteva: a pensare male probabilmente commetto un peccato, ma la mia sensazione è che non verrà più risolto. Sicuramente non controllerò più per un po’ se la situazione cambierà, tanto come dicevo non ci guadagno mica nulla, io :-)

[*] potrei anche mettere questo post sotto la categoria “Italica stampa”: se leggete il catenaccio dell’articolo di Repubblica, trovate scritto «Commenti ingannevoli e non autentici a pagamento da parte di utenti anonimi che postavano col nome John Does» mentre ovviamente “John Doe” è semplicemente il nome fittizio usato nella denuncia di Amazon e non quello usato effetivamente dagli utenti…

alla ricerca delle cose perdute

Stasera sono andato a prendere a scuola Jacopo e Cecilia. Mentre tornavamo a casa a un certo punto Jacopo mi fa “ho perso la sciarpa!” Ricordavo che se l’era indossata prima di uscire e ora indubbiamente non ce l’aveva. Visto che avevamo fatto già più di metà strada, ho deciso di portarli a casa e solo dopo ritornare a cercarla. Rifacendo la strada a ritroso, una cinquantina di metri prima del punto in cui Jacopo si era accorto di non avere più la sciarpa l’ho vista. Un’anima pia l’aveva raccolta e messa sul muretto di una casa.
Mentre ritornavo soddisfatto a casa mi è venuta in mente un’amichevole diatriba che ebbi con non mi ricordo più chi. Il mio punto di vista era che se qualcuno trova per terra un indumento evidentemente perso è meglio metterlo in un punto in alto, in modo che non si sporchi; quello del mio interlocutore era “no, perché chi cerca ciò che ha perso guarda per terra e non in alto; meglio lasciarlo su un lato ma per terra”. La mia curiosità è: voi siete sollevatori oppure terricoli?

Ultimo aggiornamento: 2015-11-03 19:36

Bohemian Rhapsody “fatta a pezzi”

Sono tutti a fare le celebrazioni per i quarant’anni di Bohemian Rhapsody. Visto che un anno e mezzo fa avevo già postato alcune delle varianti che mi sono più piaciute (amo la versione dei Muppets), stavolta vi lascio il link ai video (versione lunga e breve) dove l’ottimo Galeazzo Frudua invece che fare i brani dei Beatles mostra tutte le melodie cantate dai Queen. È un casino, garantisco.

Ultimo aggiornamento: 2015-10-31 11:05