Patagonia non è certo un negozio economico, ma ha sempre avuto un’attenzione particolare per i propri capi. Qualche anno fa si era rotta la cerniera del mio megamarsupio, l’ho portato in negozio e dopo qualche settimana il marsupio mi è tornato con una nuova cerniera. Il tutto gratuitamente (o se preferite, inserito nel costo dell’acquisto iniziale).
L’altra settimana prendendo la giacca a vento più pesante mi sono trovato il gancio della zip in mano. Guardando bene, la cerniera si era rotta. (Ok, io e le cerniere evidentemente non andiamo d’accordo). Mi sono preso un’altra giacca a vento Patagonia nell’armadio – confesso di averne tre, una nera, una rossa e una azzurra – e non appena ho potuto sono passato dal negozio di corso Garibaldi a portare il capo, scoprendo che dall’anno scorso hanno messo la sartoria in loco al posto dell’area bimbi. Consegno il capo, mi dicono che ci vorranno un paio di settimane – nessun problema, ovviamente – e mi danno il tagliando.
Il giorno dopo mi è arrivata una mail che comincia con «in occasione della tua visita presso il nostro negozio, hai fatto una cosa incredibile! La cosa migliore che possiamo fare per il pianeta è utilizzare più a lungo i capi che già abbiamo. Grazie per aver scelto di riparare il tuo capo.» (vabbè, una retorica che posso capire). Ma il punto 3 dice appunto «Se il tuo articolo non può essere riparato ma non vuoi dirgli addio, il nostro team ti illustrerà le opzioni di fine vita che hai a disposizione.» Non è leggermente esagerato?