Archivi categoria: curiosità 2015

Un atomo di idrogeno come non l’avete mai visto

idrogeno Quella che vedete qui a fianco, tratta da questo articolo, dovrebbe essere la prima “fotografia quantistica” di un atomo di idrogeno. Come sapete, per la meccanica quantistica protoni ed elettroni sono una funzione d’onda, e quello che possiamo misurare è solo la probabilità che l’elettrone si trovi in un certo punto. (I fisici mi correggeranno subito, e io correggerò il post, ve lo dico subito). Con una tecnica chiamata microscopia a fotoionizzazione e che io – seguendo Clarke – ritengo indistinguibile dalla magia sono state “scattate” delle “fotografie” che “mostrano” alcuni stato di un atomo di idrogeno, e i risultati sono abbastanza in accordo con le previsioni teoriche. Scusate la profusione di virgolette, ma qui siamo davvero arrivati a un punto dove le parole usuali non funzionano per niente.

(h/t Piero D’Ancona)

Ultimo aggiornamento: 2015-10-14 11:51

Una cosa che ho imparato oggi

(sì, il titolo è scopiazzato dal Mucaria, ma tanto lui ha smesso di fare questi post, e io non so quante cose “da blog” imparerò)

A me non è mai piaciuta la musica operistica. Apprezzo Händel, ma poi mi fermo, per l’ottima ragione che non capisco quello che dicono i cantanti. Non mi importa che i libretti d’opera abbiano testi stupidi: io li voglio capire. Bene, in una pausa delle prove per il Requiem di Verdi – che tecnicamente non è un’opera, ma il periodo è quello – Davide Rocca ci ha spiegato che nella musica romantica si sceglie una tessitura più alta (si cantano gli acuti), che la nostra voce tende a cambiare di timbro sugli acuti, e che quindi bisogna emettere le vocali in modo diverso perché all’udito il suono sembri simile: quindi tutte le vocali tendono verso la “u” e si sacrificano le parole per migliorare il suono.
La musica operistica continua a non piacermi, ma almeno ora capisco il perché.

Ultimo aggiornamento: 2015-10-09 23:37

Verdi e la Messa di Requiem

Se non mi scoccio prima di fare prove e soprattutto se riuscirò a imparare la parte da basso, a fine gennaio canterò la Messa di Requiem di Giuseppe Verdi (“di”, non “da”, mi raccomando), col Forum Corale Europeo. In questa settimana di prove tutte le sere (argh) mi sono fatto una cultura sulla genesi di quest’opera, genesi 69, non è avvolta dal mistero come nel caso del Requiem di Mozart ma che ho comunque trovato molto interessante.

Tutto nasce nel 1868, alla morte di Gioachino Rossini. Peppino, che in quel periodo più che il compositore operistico stava facendo il proprietario terreno in quel di Busseto, pianse colui che a suo parere era insieme a Manzoni il più illustre connazionale, e lanciò l’idea di un U.S.A for Africa ante litteram: una messa da requiem da eseguirsi a San Petronio a Bologna nell’anniversario della morte del compositore pesarese. I vari brani musicali sarebbero stati composti dai maggiori compositori italiani e il progetto doveva essere addirittura autofinanziato. Com’è, come non è (c’è chi dice che Verdi, che pure aveva espressamente rifiutato di far parte del comitato organizzatore per non influenzarlo, avesse comunque remato contro) non se ne fece nulla: la prima esecuzione della Messa per Rossini avvenne nel 1988 (no, non è un refuso) e non c’è nemmeno una voce a riguardo nella Wikipedia in lingua italiana. Verdi aveva preparato e inviato a Ricordi il Libera me Domine con la clausola che se la messa non fosse stata suonata l’editore avrebbe dovuto ritornargli il manoscritto.

Passiamo al 1873. Muore anche don Lisander, e Verdi – che era ritornato alla grande sulla scena musicale con l’Aida decide che questa volta farà tutto da solo e comporrà lui la messa. Si era appena fatto rimandare il manoscritto del Libera me Domine e da lì partì per comporre tutta la messa. Solo che non basta musicare i brani: ci sono tutte le condizioni al contorno. Per esempio, la scelta dei solisti, anzi delle soliste (per tenore e basso non aveva posto condizioni particolari): Verdi voleva assolutamente Teresa Stolz come soprano e Maria Waldmann come mezzosoprano, e litigò con gli impresari fiorentini che in quel periodo stavano mettendo in scena l’Aida e non volevano lasciare abbastanza tempo per far imparare la parte. Poi c’era il problema del coro: Verdi voleva assolutamente che fosse misto, e non con voci bianche come era obbligatorio al tempo nelle chiese, e sapeva che Pio IX non avrebbe mai dato il permesso, soprattutto dopo Porta Pia: la scelta di San Marco come chiesa in cui fare l’esecuzione, oltre che perché aveva un’acustica migliore, fu facilitata dal fatto che il canonico da buon ambrosiano fece finta di nulla e chiese solo che le cantanti fossero vestite di nero e velate, non essendo ancora conosciuto il burka. Ma il rito ambrosiano della messa era diverso da quello romano (tanto per dare un’idea, nel rito ambrosiano non esiste l’Agnus Dei…) e la messa sarebbe appunto stata una messa, con le parti cantate che intervallavano il rito: anche lì si trovò un compromesso e si ebbe una specie di messa con “rito misto” (e senza consacrazione, ma quello immagino non fosse così strano nella liturgia preconciliare).

Il successo dell’opera portò a varie rappresentazioni in Italia e all’estero, compreso in una nazione che non riconosceva il diritto d’autore e non aveva nessun accordo con alcuno stato estero. Sì, avete indovinato: erano gli Stati Uniti d’America. Sono state conservate le lettere dell’incaricato statunitense di Ricordi che si lamentava perché una copia della partitura era stata fraudolentemente introdotta in quella nazione. In breve però il Requiem fu dimenticato quasi del tutto, perché non era né carne né pesce, e dovette passare più di mezzo secolo perché ritornasse in auge. Aspettiamo qualcosa di simile per gli One Direction :-)

Ultimo aggiornamento: 2015-10-08 15:27

test: dimmi come parli e ti dirò quanti anni hai

Pungolato dall’illustre professor Beccaria, ho provato a fare il test “Can We Guess Your Age By Your Vocabulary?”, nel quale ti fanno alcune domande (in inglese) e a seconda delle risposte ti dicono quanti anni hai. Io (come il Beccaria o l’altro illustre professore) sono risultato essere un sessantottenne (no, non sessantottino!) con questa didascalia:

«You’ve studied many languages, providing you with plenty of ways to express yourself. You are storyteller and people love to listen to you. Your voice is full of wisdom and your vocabulary is old-fashioned and immaculate.»

Ma probabilmente ha ragione Serena, che ha commentato «è l’età delle nostre maestre d’inglese». (La buonanima del mio professore di inglese avrebbe novant’anni, ma l’idea è quella)

multa o non multa

avviso-multa Venerdì, mentre riportavo i bambini a casa da scuola, ho fatto una strada diversa dal solito e sono passato in via Pavoni. Nel punto indicato qui su Google Maps ho notato che c’era un foglietto attaccato alle macchine in sosta dove non dovrebbero essere (tipo l’Audi bianca). Curioso come una biscia, ho dato un’occhiata al testo e ho visto che c’era lo stemma del comune di Milano e un testo che diceva qualcosa tipo “Gentile signore, la sua auto è in divieto di sosta ed è stata pertanto multata: le arriverà il relativo verbale a casa”.

Essendoché piovicchiava, me ne sono semplicemente tornato a casa: poi, pungolato da una discussione su Facebook, oggi rientrando ho allungato il giro per vedere se trovavo ancora uno dei foglietti, che ho recuperato e prontamente scansionato (ovviamente non è visibile per chi non legge il post sul mio sito, visto che non ho ancora capito come spiegare a Zapier di mettere i link). A un’occhiata più attenta credo proprio un fake e anche malfatto: a parte la carta mal strappata, se io avessi fatto una cosa del genere avrei almeno aggiunto qualche supercazzola su un articolo del regolamento – non che esista un regolamento comunale con articoli, almeno guardando il sito del Comune, ma basta già un riferimento all’articolo 201, comma 1, del Codice della Strada. Se qualcuno ha ulteriori notizie è come sempre il benvenuto!

Ultimo aggiornamento: 2015-10-05 19:08

Finto arcobaleno

arcobaleno
Ieri sera, mentre tornavamo in treno da una gita nel comasco, Anna mi fa “guarda che strana nuvola con l’arcobaleno!”. In pratica, c’era il sole da una parte, e a un angolo di una quindicina di gradi una nuvola che su un lato aveva l’arcobaleno. La foto è stata fatta da cani, e comunque dal finestrino del treno non poteva rendere: garantisco che quell’arcobaleno era ben più visibile, ma se non fotografavo anche il sole non riuscivo a rendere l’idea dell’angolo.
Ora ho abbastanza presente che ci sono vari angoli di rifrazione possibili per la luce in cielo, ma questo mi pare un po’ strano. Qualche fisico sa aiutarmi?

Ultimo aggiornamento: 2015-09-21 11:01

Test: gufo o allodola?

I test online non servono a nulla se non a perdere qualche minuto, lo so bene. Però questo sul vostro orologio biologico è della BBC: volete mettere? E poi sono cinque domande, anche se ovviamente in inglese. Per la cronaca, io sono finito nel giusto mezzo, ma probabilmente perché ho sonno al mattino e alla sera :-)

Ultimo aggiornamento: 2015-09-17 10:32

Variante di [vV]alico

Mentre stiamo tutti aspettando che la Variante di Valico sull’A1 sia finalmente completata per ridurre il numero di volte in cui sentiamo dire “code a tratti tra Arcoveggio Rioveggio e Barberino di Mugello” c’è un dubbio che continua ad attanagliarmi. Sì, la notte dormo lo stesso, ma insomma…

Come si può vedere per esempio qui, si parla sempre della Variante di Valico con le V maiuscole. D’accordo per “Variante”, che in fin dei conti sta all’inizio della frase, ma io pensavo ingenuamente che “valico” fosse semplicemente il posto dove si valicano gli Appennini, valico che appunto varia. D’altra parte quello che RFI sta costruendo in Liguria è appunto il Terzo valico con la v minuscola, a differenza della Variante di Valico. Com’è la storia? Quello tra Bologna e Firenze è il valico per antonomasia e quindi richiede la maiuscola? Oppure c’è proprio il paesino di Valico sperduto in mezzo agli Appennini?

Ultimo aggiornamento: 2015-08-31 18:01