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Fiscal drag per il Corriere

Leggo sul Corriere questa definizione:

Ma se c’è inflazione il valore del reddito scende, non è possibile comprare le stesse cose di prima perché queste costano di più, però le imposte non ne tengono conto, e quindi in termini reali è come se aumentassero (tecnicamente si chiama «fiscal drag»)

Che con l’inflazione a parità di stipendio il valore del reddito scenda è lapalissiano. Quella che è una grande cantonata è che questa cosa si chiami fiscal drag.

A parte le drag queen, in inglese drag significa trascinare, strascicare: quello che fa una draga. In pratica quello che succede con il fiscal drag è che se c’è un’inflazione diciamo del 5% e il nostro stipendio è cresciuto del 5%, il valore del reddito sarebbe lo stesso: però questo 5% in più è tassato con un’aliquota marginale più alta (della media del reddito precedente), e quindi la percentuale di soldi che paghiamo in tasse cresce più del 5%. Lo stato ha appunto dragato un po’ di soldini dal nostro reddito. In caso di stipendio costante (e aliquote fiscali pure costanti) noi perdiamo valore per il nostro reddito, ma lo stato non ci guadagna nulla, perché i soldi che ottiene sono sempre gli stessi.

Non so, a me pareva un concetto ovvio, ma evidentemente non è così.

Ultimo aggiornamento: 2024-12-13 09:16

Documenti elettronici sull’app IO

Schermata di IO Da ieri è possibile (con qualche difficoltà iniziale) una versione digitale della tessera sanitaria e patente sull’app IO. A dire il vero per la patente ho dovuto aspettare che la motorizzazione civile accettasse la mia richiesta, e per quanto riguarda la tessera sanitaria io vedo solo il codice fiscale, nemmeno il numero della tessera: spero che siano problemi di gioventù.

È buffo che non si possa inserire la CIE, ma probabilmente è un problema di ricorsività (ci si può autenticare su IO usando la CIE, oltre che lo SPID). Diciamo che al momento le possibilità sono limitate: la patente può essere verificata dalle forze dell’ordine in Italia, e sulla tessera sanitaria non ho idea. Si può anche inserire la Carta Europea della Disabilità, ma lì non ho dati ulteriori. Però mi pare interessante avere questo primo inizio, per rendere l’app davvero utile: fino a oggi mi accorgevo dell’esistenza dell’app solo quando l’INPS mi pagava l’assegno unico per i gemelli. In definitiva, diamo credito al fatto che l’app è ancora in fase di sviluppo e potrà migliorare: sono ottimista.

Ultimo aggiornamento: 2024-12-05 12:34

ma questi sondaggisti?

Questa è stata una delle rarissime volte in cui ho praticamente imbroccato il risultato elettorale, visto che immaginavo che Trump prendesse 300 grandi elettori. Misteri.
Ma quello che mi chiedo più che altro è perché i sondaggisti sono stati ancora una volta così fuori dalla realtà, a partire da Nate Silver che su 80000 simulazioni ne dava 40012 contro 39988 per Harris. Lo so, i sondaggi hanno un margine di errore, e molti dei risultati sono comunque dentro il margine di errore, anche se non mi pare nessuno pensasse che il numero totale di voti per Trump sarebbe stato maggiore di quello per Harris. Ma il punto è che se tutte gli errori vanno dalla stessa parte vuol dire che c’è un bias di base, e sono le terze elezioni USA di fila in cui c’è questo bias.

Di nuovo, so fin troppo bene che fare sondaggi è ormai complicato, perché è sempre più difficile trovare gente che risponda e risponda sinceramente. All’inizio si poteva anche immaginare che il problema fosse che la gente non voleva dire che avrebbe votato per Trump, e quindi i suoi voti venissero sottostimati: ma un bravo sondaggista sa come mettere in conto questo tipo di bias e corregge i dati, e soprattutto mi pare che ormai non ci sia più questa ritrosia. E allora perché si continua a sbagliare, persino più di me che non so nulla?

PS: martedì mattina alle 10:55 il mio amico Alessandro Giassi ha chiesto a Copilot “Quando si saprà chi è il nuovo presidente degli Stati Uniti?”. La risposta: “I risultati delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2024 sono stati annunciati. Kamala Harris ha vinto con 276 voti elettorali contro i 219 di Donald Trump.” Notate che la somma dei delegati non fa 538: ma non possiamo pretendere che un’AI sappia fare meglio di quello che trova scritto in giro…

Coglioni allegorici

Un generale al Bar ItaliaA quanto si legge, il GIP di Ravenna ha assolto Pierluigi Bersani, che era stato citato a giudizio dal generale Roberto Vannacci per diffamazione, “perché il fatto non sussiste”.

Bersani, alla Festa dell’Unità di Ravenna dell’anno scorso, parlò di un certo Bar Italia e chiosò: “Ma se in quel bar lì è possibile dare dell’anormale a un omosessuale, è possibile anche dare del coglione a un generale?”. Secondo il ip, la richiesta non può “essere accolta per insussistenza giuridica e prima ancora linguistica”: più precisamente, a sua detta, “il querelante [ha] confuso la figura della metafora con quella della allegoria”, essendo quella frase un artificio retorico: Bersani ha “voluto evidenziare che, come è sbagliato dare dell’anormale a un omosessuale, è altrettanto sbagliato dare del coglione a un generale”.

Bisogna dire che il dispositivo della sentenza è interessante: avrei capito l’ultima frase che ho citato, ma l’excursus grammaticale è una sorpresa. Ma quanti conoscono la differenza tra una metafora e un’allegoria?

(immagine generata da foooocus. Il prompt è stato “a coffee shop with a sign “Bar Italia” and a general in uniform at the bar”. Ogni eventuale somiglianza con generali realmente esistenti è colpa del materiale di addestramento dell’AI)

Ultimo aggiornamento: 2024-11-05 17:03

La carica dei cento e uno

screenshot del film La scorsa settimana la Curiosona ha scritto un post riprendendo quanto scritto da Riccardo Falcinelli sul colore (o meglio sulla sua assenza) nel film La carica dei cento e uno, dove afferma due cose.
Sulla prima non ho nessun dubbio, e d’altra parte Falcinelli è un vero esperto del campo: intendo la parte sul colore. Avere tanti dalmata disegnati significa avere molto spazio in bianco e nero: che fare allora? Alla Disney hanno pensato di togliere ancora più colore. Soluzione prettamente creativa.

Ho invece qualche dubbio sulla sua seconda affermazione, quella dove afferma «la seconda parte del film è un film in bianco e nero: questo è un film di guerra. Qua Disney sta citando i cinegiornali degli anni ’40. […] Devono far finta di essere di un’altra razza: per non farsi prendere, si fanno passare per dei labrador. È Auschwitz.» Ecco. Siamo proprio sicuri di dover fare il parallelo con gli ebrei e Auschwitz? E siamo sicuri che nel 1961 si pensasse ancora ai cinegiornali di guerra? Nemmeno io ero nato nel 1961 (lo so che c’è chi non ci crede), quindi magari sono io che mi sbaglio; però credo che la trama sia semplicemente un classico. Che ne pensate?

(screenshot del film preso da Wikimedia Commons)

¡Cristóbal Colón fue judío español!

Cristoforo Colombo :-) Ieri ne ha parlato anche tutta l’italica stampa, ma io avevo già visto la notizia direttamente dal sito RTVE, facendo finta di saper leggere lo spagnolo dopo i tre anni in cui i gemelli l’hanno studiato a scuola (e io facevo loro notare che ne sapevo più di loro, almeno in lettura). RTVE ha trasmesso un documentario con le scoperte di José Antonio Lorente, professore di medicina legale all’università di Granada: nel documentario si dimostra che i resti di Colombo sepolti a Siviglia sono proprio suoi, che il fratello Diego in realtà non è un fratello ma al più un parente di quinto grado (il figlio di un cugino secondo, insomma), e soprattutto che il cromosoma Y di Colombo proverebbe che era un ebreo sefardita, e quindi non poteva essere genovese perché in quella città gli ebrei non potevano vivere; inoltre il DNA dei Colombo liguri e lombardi non coinciderebbe affatto.
Per prima cosa, segnalo che nemmeno tutti gli spagnoli sono così convinti. Quello che mi chiedo io, ma se lo chiede anche El Pais, è un’altra cosa: voi siete davvero convinti che una scoperta di questa portata venga anticipata in una trasmissione televisiva? Mettiamola così: tutto è possibile, ma il modo con cui la situazione è stata gestita mi sembra tendere molto più alla spettacolarizzazione che alla verità scientifica. Poi è chiaro che dormirò ugualmente anche se Colombo si dimostrerà essere in realtà Colón…

(Immagine di Colombo generata da Foooocus)

Ultimo aggiornamento: 2024-10-14 19:00

Michelle Comi e il titsfunding

Michelle Comi Fino all’altro ieri non avevo nessuna idea di chi fosse Michelle Comi, e fino a ieri la confondevo con la tipa del corsivo. Immagino che dimenticherò ben presto tutto. Ma devo dire che personalmente non vedo problemi nel fatto che abbia lanciato una raccolta fondi per aumentare di una taglia il proprio seno. I problemi ce li ho con il suo uso della lingua italiana come si vede dal suo testo su Instagram, il che dimostra quanto io sia vecchi.
C’è gente che le dà soldi per rifarsi le tette, tette che non vedranno nemmeno mai? E allora? Meglio così che picchiare i bambini o bruciare i cassonetti. Mi spiace, ma in mezzo a tutta questa gente che a parole sembra volere così bene al mondo ma che in realtà è interessata solo a sé stessa tanto vale che ci sia qualcuno che dice esplicitamente di pensare a sé stessa. Mica sono costretto a seguirla, no?

Addio al dominio .io?

In questi giorni si è sentito spesso parlare dell’accordo che restituirebbe a Mauritius la sovranità sulle isole Chagos. Se ne è parlato soprattutto perché quel territorio era una delle ultime colonie del pianeta, se non addirittura l’ultima, e soprattutto per la presenza di una base congiunta UK-USA che era la ragione principale per cui era rimasto in mano britannica. (Non che poi sia così necessario mantenere la sovranità sul territorio, basti pensare a Guantanamo…) Ma ci potrebbe essere una conseguenza imprevista.

Quelle isole sono anche denominate Territorio britannico dell’Oceano Indiano, in inglese British Indian Ocean Territory. Ed essendo un territorio sovrano, ancorché una colonia, esiste un nome di dominio di primo livello corrispondente: .io. Vi dice nulla? Molte aziende hanno scelto di avere un nome a dominio sotto .io, perché ricorda input/output; un po’ come trent’anni fa c’era chi prendeva un dominio .it per fare un gioco di parole tipo try.it. Per esempio io uso molto draw.io per fare diagrammi. Ma se il territorio britannico dell’Oceano Indiano sparisce dagli atlanti, dovrebbe sparire anche da Internet! Ne parla Computerworld, citato da Hookii.

Cosa succederà? Non è dato saperlo. È vero che i dominii di primo livello (TLD) di due lettere sono riservati per gli stati, ma per esempio è stato creato .eu per l’Unione Europea che non è uno stato (o .ps per la Palestina che chissà se lo sarà mai). E allo IANA, l’ente che gestisce tra le altre cose i nomi a dominio, sanno benissimo che ci sono tanti TLD usati principalmente al di fuori della nazione corrispondente. Io sono pronto a scommettere che alla fine il dominio rimarrà vivo e vegeto, assegnato formalmente alle Mauritius ma gestito praticamente da name.com come già accade ora; così saranno tutti contenti.