Qualcuno può avvisare Michele Serra?

Nella sua rubrica sul Post Serra ha messo tra gli svarioni della stampa un titolo sulle marmellate con oltre il 100% di frutta. Ma come scrivevo già nel 2012 non c’è nulla di strano: per fare la marmellata si toglie acqua dalla frutta e quindi una marmellata buona ( = con meno additivi) richiede più di 100 grammi di frutta per 100 grammi di prodotto. Io non sono abbonato al Post (lo è mia moglie) e quindi non posso commentare: qualcuno potrebbe segnalarglielo?

15 pensieri su “Qualcuno può avvisare Michele Serra?

  1. Federico "Legno" Scala

    @notiziole … ho controllato anche il tuo "precedente" … capisco l'interpretazione ma continua a non convincermi …

    Per come la "sento" io, la percentuale è sul contenuto attuale della confezione — cos'era prima è irrilevante… quindi, si, "più del 100%" fa un po' ridere.

    … ma non ho carte sufficienti per avviare una polemica matematica!

    1. .mau. Autore articolo

      Distinguiamo. Nella lista degli ingredienti ovviamente non puoi superare il 100% (non è detto che tu lo raggiunga, perché non deve essere indicata la percentuale di tutti gli ingredienti ma solo di quelli indicati nella confezione: quindi se hai i “grissini con olio EVO” devi indicare la percentuale di EVO. Ma se come qui hai 200 grammi di frutta per 100 di marmellata come lo definisci?

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      1. Federico "Legno" Scala

        @notiziole non lo definisco!

        Perché (sempre nella mia personale visione delle cose, eh) NON ho 200 grammi di frutta: ho utilizzato 200 grammi di frutta per ottenere — boh — 98 grammi di prodotto? …

        Che poi a quel punto forse non è neanche più propriamente frutta, ma si rischia lo scivolamento nel filosofico …

        … oppure è meglio se metto la testa all'ombra …

        1. .mau. Autore articolo

          C’è sempre il problemino matematico dell’anguria che evapora e dal 99% d’acqua passa al 98%. Poi io come slogan preferirei qualcosa tipo “partiamo col doppio della frutta per darvi una marmellata ancora più gustosa” (e calorica, ça va sans dire), ma non mi preoccupo più di tanto.

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  2. Matteo

    A me sembra che ci sia comunque un errore: quando dico che ci sono più di 100 grammi di frutta (una marmellata che compero addirittura ne dichiara 220) per 100 grammi di prodotto finito sto comparando due cose diverse, e non mi sembra quindi corretto utilizzare una percentuale. Anche perché altri produttori dichiarano la percentuale di frutta negli ingredienti, dove ovviamente non può superare 100, e già col 70% di frutta siamo a ottimi livelli.

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    1. Marco[n]

      Però mi pare ci sia una percentuale minima di zucchero nelle confetture (non marmellate) che dovrebbe essere del 45%, per ragioni di conservazione. Sotto quella percentuale si parla di composte, che hanno percentualmente più frutta ma limiti molto più stringenti per la conservazione ed è anche sconsigliato produrle in casa…

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      1. .mau. Autore articolo

        sì, “marmellata” è solo quella di agrumi per legge. Gli zuccheri però sono totali, quindi contano anche quelli della frutta stessa, AFAIK.

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  3. mestessoit

    Secondo me nello specifico non vedo l’errore: la legge prevede che (per essere classificata come) per la marmellata/composta/confetture ci debba essere una percentuale minima di frutta sul peso del prodotto finito (quindi non può superare per definizione il 100%). Su questo obbligo qualsiasi produttore si deve attenere e deve dichiarare in etichetta suddetto dato, ed a questo Serra si può riferire (poi magari aveva preso numeri da fonte differente e quindi fare l’errore, ma secondo me quantomeno su alcune marmellate il dato è quello).

    Esiste anche, come detto, un limite sullo zucchero, anche questo in percentuale sul prodotto finito e quindi anche questo non può ovviamente superare il 100%.

    Poi io ho anche visto (su certi siti, non sulle confezioni, o nelle pubblicità) cose tipo appunto il 200% di frutta, ma appunto parliamo di un dato a monte (=disidratazione), ma perdonami .mau., qui si rasenta la truffa, perché per produrre una qualsiasi marmellata|confettura tu devi disidratarla prima, non è un fattore di merito farlo (=chi non lo fa fa un produtto peggiore): non si può fare diveramente. E’ come nelle bottiglie di olio extra vergine che scrivono a grandi lettere gonfiando il petto “fatto con olive spremute a freddo”: e grazie, graziella e grazie al….non puoi fare diversamente o commetti reato.

    No, non mi hai convinto proprio.

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    1. .mau. Autore articolo

      Ho appena scattato una foto di una confettura che ha 70 grammi di frutta ogni 100 di prodotto, e non c’è scritto da nessuna parte quanto è la percentuale della frutta sugli ingredienti. Per me è più vicino alla truffa questo. https://imgur.com/gallery/o7nvQbz

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      1. mestessoit

        Lo dico e lo ripeto: è un requisito di legge scrivere in questo modo. Tu scrivi sono maggiorenne perché ho >= 18 anni oppure scrivi sono maggiorenne e basta? E sul barattolo cosa doveva scrivere, il70% di frutta perché c’è un DPCM? E l’olio di oliva perché non lo fa? E l’acqua minerale batteriologicamente pura allora? Lo sai vero che è illegale vendere acqua non batteriologicamente pura? Lo vedi scritto? No? E sulle marmellate o confetture è diverso? Anche l’acqua è l’olio quindi sono truffe? Suvvia!

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        1. .mau. Autore articolo

          Poi smetto. Dire “più del 100% di frutta” e dire “frutta: 70 grammi per 100 grammi di prodotto” è tecnicamente la stessa e identica cosa. La legge dice che devi indicare quanta frutta è stato usata per fare la confettura, ed entrambi lo dicono. Fon qui la parte legale. Come UX, se vedi “più del 100% di frutta” immagini che ci deve essere dietro qualcosa (la disidratazione, appunto); se vedi “frutta: 70 grammi per 100 grammi di prodotto” non è detto che uno se ne accorga. Poi puoi pensarla come vuoi.

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          1. mestessoit1

            No, non ci siamo. Per me, utente finale della confettura/marmellata non frega una beneamata ceppa di quanta frutta hai usato a monte, ma di quanta io ne mangio a valle, alias quanta frutta io metto nella mia bocca. Questo è l’unico dato che consumatore mi interessa (idem per l’olio evo). Se per qualsivoglia motivo qualcosa si perde per strada io non sono tenuto a saperlo: ma sono invece interessato a cosa c’è dentro la confezione. Ma lo stesso identico criterio vale per pasta, olio, o qualsivoglia alimento che non ha una divisione inerentemente discreta: è chiaro che una bistecca può venire solo da un unica mucca, ma è molto meno chiaro quanta frutta (e quanto zucchero o conservanti vari) ci siano in una confettura. Il bello è che tutto questo è stato fatto e studiato per tutelare l’utente, e sono sinceramente basito che ci sia gente che la pensi al contrario (oppure in maniera del tutto equivalente che ignori il fatto che esistano prodotti apparentemente simili ma con significative differenze sul reale contenuto di frutta nel prodotto finito, che sarebbero totalmente mascherate con diciture differenti). In termini chiari, netti ed inequivocabili: se tu pensi che i due metodi di misura siano equivalenti, io ti assicuro che ti fai fottere, alias che ti mangi prodotti con meno frutta e di qualità più scadente. Contento te!

  4. Antonio

    Anche a me non mi hai convinto. Perché allora non dire che il parmigiano reggiano contiene il 1600% di latte?
    Per me è proprio come il problema dell’anguria: si può dire che l’anguria ha il 198% di acqua? No, se non specifichi che l’anguria all’inizio della settimana contiene tanta acqua quanto il 198% del suo peso dopo una settimana sotto il sole. Insomma, devi dichiarare che i denominatori sono diversi.

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