Visto che il giapponese si scrive con gli ideogrammi, è necessario avere una loro conversione in caratteri latini (“romaji”, come dicono loro scritto appunto in caratteri latini). A quanto pare, il governo ha deciso di cambiare tipo di latinizzazione ufficiale, passando dalle attuali regole Kunrei-shiki rese ufficiali nel 1954 alle Hepburn. Il vantaggio? Se uno sa l’inglese riesce a pronunciare meno scorrettamente la parola. (Pronunciare “correttamente” il giapponese per un occidentale che non ha studiato mi pare impossibile).
Un grande miglioramento, insomma? Più o meno. Se uno viaggia in Giappone probabilmente vedrà per esempio i nomi delle stazioni ferroviarie con la nuova latinizzazione; ma in generale i nomi che leggiamo tutti i giorni sono già trascritti in Hepburn. Per esempio, Fukushima in Kunrei-shiki si scrive Hukusima … Insomma più che altro direi che si tratta di prendere atto del fatto compiuto.
(immagine da Japan News)
Per un italiano pronunciare correttamente il giapponese è immensamente più facile che per un inglese (e viceversa, l’engrish esiste mica per niente!). Anche questo contribuisce in generale all’amore che hanno i giapponesi verso l’Italia.
per quanto ne so, i suoni sono molto simili (ricordo ancora quando mi trovavo a Kobe per un congresso e alla cena ufficiale arrivò un tiramisu: io dissi in italiano “tiramisu!” e il giapponese vicino a me commentò “hai! tiramisu!”. Il problema è nella differenza tra i nostri accenti e i loro toni, che sono forse meno marcati che in cinese ma comunque non sono accenti.
Il giapponese non è una lingua tonale (a differenza del cinese da cui deriva), particolare linguisticamente molto interessante visto che si sa che l’emigrazione dalla Cina al Giappone è avvenuta in una sola ondata 3000 e rotti anni fa.
Per quanto riguarda la pronuncia, chi ha una cadenza dialettale nordica è facilitato, le vocali possono essere strette od aperte a seconda del dittongo, ma ci si fa l’abitudine. La cadenza è diversa, ma non drammaticamente. La scrittura rimane assai ostica.
Errori tipici italiani: FucUscima al posto di Fucuscìma (o meglio fucu (piccola pausa) scìma), tochio al posto di tochioo (con una o leggermente allungata). La R è piacevolemente simile alla nostra, ma si usa meno.
A quanto ne so io il giapponese non deriva dal cinese.
Se invece ti riferivi solo ai kanji, allora sì.
non è tonale come il cinese, ma – e non lo dico io – “Una differenza notevole con l’italiano sta nel fatto che il giapponese non ha accento tonico: ogni sillaba ha uguale accento. In giapponese, le sequenze di sillabe vengono scandite con la regolarità di un metronomo.
A differenza dell’italiano, il giapponese ha un sistema di accenti con toni alti e bassi.”