The Digital Rights Delusion (ebook)

copertina Andrea Monti è un amico della generazione di internettari della prima ora, quando a usare la rete eravamo pochissimi – non c’erano ancora i grandi provider – e pensavamo che sazrebbe stata una cosa bellissima e utilissima. Sono passati trent’anni e le speranze di allora sono tristemente morte: ma forse non potevamo aspettarci che un’isola elitaria come quella di un tempo sarebbe sopravvissuta all’arrivo in massa di chi voleva fare i soldi, le Big Tech.
Monti è però un avvocato, e in questo libro mostra come la narrazione delle suddette Big Tech sia in realtà una falsità propinata apposta per farci credere che il ciberspazio sia qualcosa di diverso dal mondo reale e quindi abbia bisogno di leggi diverse: la sua tesi è che basta applicare le leggi già esistenti. Nel primo capitolo Monti fa una storia del termine “cyberspace”, notando come originariamente il termine indicava sempliemente il comando (Kubernetes sarebbe il capitano…); negli anni ’80 il termine fu usato come buzzword, che prese poi una vita per conto suo. Da qui nel secondo capitolo, “The quest for digital rights”, Monti arriva alla logica conclusione che non esistono i “diritti digitali”, o meglio che non c’è nulla di specificatamente digitale (e comunque “digitale” non significa “su internet”), e parlare di diritti digitali in realtà presuppone la cancellazione dei vari sistemi legali per spostare la gente nelle gabbie dorate che le Big Tech hanno costruito. I social network, argomento del capitolo 3, sono ormai diventati tutto tranne che sociali, visto che hanno spostato il loro scopo dalla condivisione di contenuti all’equivalente di una grande televisione mondiale dove tutti vedono le stesse cose. Non parliamo della crittografia, dove si vede la lotta tra gli Stati, che in passato avevano il monopolio su queste tecnologie, e le Big Tech che sfruttano i sedicenti “diritti digitali” per fare quello che vogliono impedendo l’accesso ai loro dati (tranne che a sé stesse, ovvio). Infine l’ultimo capitolo parla della robotica. Qui l’approccio di Monti è tranchant: non solo robot e AI non hanno diritti propri, ma secondo lui data scientist, progettisti software e sviluppatori dovrebbero poter essere citati in causa (pag. 148).
La quantità di esempi e dati portati da Monti nel libro lo rende uno strumento prezioso per avere un’idea globale dei tanti temi toccati dalla rivoluzione digitale anche per chi come me non ha una cultura giuridica: il punto è che questi temi sono così pervasivi che occorre vederli a 360 gradi.

(Andrea Monti, The Digital Rights Delusion : Humans, Machines and the Technology of Information, Routledge 2023, pag. 188, € 21,29, ISBN 9781032447308 (paperback))
Voto: 5/5

Ultimo aggiornamento: 2023-10-08 22:38

5 pensieri su “The Digital Rights Delusion (ebook)

  1. mestessoit

    “…ma secondo lui data scientist, progettisti software e sviluppatori dovrebbero poter essere citati in causa (pag. 148)”

    In teoria (e sottolineo teoria) è già così, almeno in UE, almeno per alcuni tipi di servizi.

    1. .mau. Autore articolo

      Secondo Monti la teoria è MOOOOOLTO teorica, e questo dipende (almeno per il software) dal fatto che sia catalogato come opera creativa e non come strumento.

      1. mestessoit

        Eh no, io mi riferisco alla DSA da un lato, e dall’altro alla normativa esistente per alcuni comparti (tipo il trasporto pubblico) che hanno un garanzia implicita di responsabilità civile in caso di incidenti.

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