Leggo su Repubblica a proposito dei tanti morti di covid di questa settimana:
Se si prende in considerazione una settimana nella quale si è avuto più o meno lo stesso numero di casi di infezione, quella tra il 6 e il 12 di giugno (i casi furono 144 mila contro i 150 mila di quella appena conclusa), si vede che i morti furno 442, cioè molti meno degli attuali.
Sono due anni e mezzo che ci appioppano giornalmente le statistiche Covid. Penso che anche i sassi sappiano ormai che c’è uno sfasamento di un paio di settimane tra il numero di casi e quello dei decessi. Dunque, che senso ha prendere come confronto due settimane con un numero simile di casi, ma una all’inizio e una alla fine di un’ondata? È ovvio che la seconda vedrà più decessi. Il confronto era da fare considerando il delay, senza curarsi del fatto che il numero di casi sarà ben diverso.
D’accordo, per me questa considerazione è automatica, ma non tutti sono matematici dentro. Verissimo. Ma in due anni e mezzo magari lo si poteva anche cominciare a introiettare. In fin dei conti si è arrivati a guardare i dati settimanali e non giornalieri, così da non stupirsi del fatto che la domenica e il lunedì i nuovi casi calavano per l’orrima ragione che si facevano meno tamponi… (il livello successivo, quello della media mobile a sette giorni, forse è troppo avanzato: ma tanto nel contesto non era indispensabile)
Ultimo aggiornamento: 2022-08-22 14:59