Batteria ad acqua

Leggo che in Svizzera hanno finalmente completato una “batteria ad acqua”. Detto così non si capisce bene di che si parli, vero? In pratica quando c’è tanta energia a disposizione si solleva una grande quantità d’acqua, e quando c’è bisogno di energia la si fa cadere, facendo girare delle turbine che genereranno elettricità. Il tutto fatto a qualche centinaio di metri sottoterra, immagino per non deturpare i paesaggi e permettere alle caprette di fare ciao.

Mi è abbastanza chiaro che – a parte la quantità di tempo e denaro che è stata necessaria per la sua costruzione – questa “centrale elettrica” possa essere usata molto facilmente per assorbire picchi e cali di richiesta: la grande fregatura dell’energia elettrica è appunto che non c’è elasticità nella griglia, e quindi bisogna trovare un modo per ovviare al fatto che le energie rinnovabili a volte ci sono e altre volte no. Né si può pensare di accendere in una decina di minuti una centrale a carbone o a gas. Devo però ammettere che mi pare strano che la conversione tra energia potenziale ed energia elettrica abbia un rendimento abbastanza elevato da rendere vantaggioso un sistema simile. O forse il vero punto è che si è potuto fare un sistema enorme e con relativamente pochi costi di manutenzione?

11 pensieri su “Batteria ad acqua

  1. Ivo Silvestro

    Non ho letto la notizia, ma diversi impianti idroelettrici hanno già questa possibilità con dei bacini a valle. E comunque non molto lontano da casa ho una “pila a cemento”, delle gru che sollevano e abbassano blocchi di cemento.

    1. Stefano Scardovi

      Ricordo che in giovane età (circa 40 anni fa) visitai una centrale idroelettrica e già facevano questo identico lavoro: durante il giorno facevano scendere l’acqua dall’invaso a monte a quello a valle producendo energia e di notte, quando c’è abbondanza di energia in rete, la ripompavano a monte. Quindi nulla di sostanzialmente nuovo.

      Per quanto riguarda la resa più che quella energetica devi considerare quella economica. Anche io a casa ho una tariffa bioraria per cui mi converrebbe accumulare energia di notte per usarla di giorno, figuriamoci quanto sarebbe vantaggioso rivenderla di giorno.
      Probabilmente qui hanno un sistema di pricing dinamico ancora più marcato e magari basato sulla Grid Frequency (ti ricordi .mau.? l’ho scoperta dal tuo forno elettrico) per cui se la frequenza è ad esempio oltre 50.05 comprano energia a poco prezzo e pompano su, se scende sotto 49.95 attivano la produzione e vendono a prezzo alto.

      1. .mau. Autore articolo

        sì, immagino controllino la grid frequency per sapere quando comprare e vendere :-)

        1. brigaboom

          In realtà il sistema di pricing non è basato sulla frequenza di rete: semplicemente, esiste un mercato elettrico dove i vari trader (sarebbe a dire, le aziende elettriche) vendono e acquistano l’energia per il giorno successivo e per la parte restante della giornata in corso; il prodotto finanziario fondamentale è riferito alla produzione continuativa di una determinata potenza per un’ora (in Svizzera e in Italia; in Germania mi sembra abbiano adottato il quarto d’ora).
          Si tratta di un mercato puramente finanziario: io, azienda, devo saper stimare ora per ora quanto consumano i miei clienti (la domanda di energia è anelastica) e quanto posso produrre, e qual è il prezzo minimo a cui sono disposto a farlo; la differenza la venderò/acquisterò sul mercato. Incrociando domanda e offerta, l’algoritmo del mercato determina il prezzo dell’energia per ogni singola ora. Gli impianti a pompaggio vengono avviati in pompaggio quando possono acqusitare energia a prezzi bassi, e vengono avviati in produzione quando possono produrre a prezzi alti (gli impianti più efficienti arrivano ad un rapporto attorno all’80% di energia prodotta su energia consumata per uno stesso volume d’acqua prima pompato e poi turbinato)
          Molti dei mercati europei (che sono integrati tra loro, ovviamente) sono gestiti dalla piattaforma EpexSpot, se volete curiosare https://www.epexspot.com/en/market-data

  2. mestessoit

    Il problema di base è che l’energia elettrica fai molto fatica ad accumularla, quindi quella che non usi la butti letteralmente via. Insieme al fatto che il consumo durante il giorno è disomogeneo (la notte si consuma circa la metà dell’energia del giorno) rende questo problema una perdita economica rilevante.

    Se si fa un giochetto come quello svizzero, si guadagna due volte: la prima perché utilizzi dell’energia elettrica che comuque avresti buttato (=non venduto), la seconda perché rivendi quando serve energia con un ricavo meggiore di quella normale. Un affarone insomma.

  3. cristian

    il fatto che in quell’articolo la presentino come una cosa rivoluzionaria è veramente ridicolo. Anche in Friuli, a Somplago, c’è una centrale idroelettrica dentro la montagna, fatta negli anni 60. Si era parlato vent’anni fa di fare il pompaggio a monte di notte ma li non è stato fatto. Quando fu progettata la centrale era già stato pensato e fatto un collegamento fra diversi bacini via via più a monte. Mi sembra di capire che gran parte dei bacini montani in Italia siano stati pensati così

    1. brigaboom

      Una cosa a mio parere fuorviante dell’articolo è che sembra che abbiano costruito un immensa grotta da utilizzare come bacino inferiore della centrale a pompaggio, ma in realtà – guardare su wikipedia per credere – la caverna serve per ospitare le turbine, ma i bacini sono dei normali invasi idroelettrici chiusi da dighe. In Italia ce ne sono parecchie di centrali del genere, una delle più grandi è quella di Roncovalgrande https://www.progettodighe.it/centrali/roncovalgrande-maccagno-va/

  4. Apis

    Ho lavorato (in un tempo lontano) per 5 anni in un’azienda elettrica, che gestiva anche impianti idroelettrici. Confermo quello che hanno già scritto altri commentatori, la pratica di invertire il flusso di notte era una procedura standard è la motivazione risiedeva nella differenziale economico della tariffa. Nulla di nuovo sotto il sole.

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