Toglierci il pane di bocca

Lunedì, in un incontro con i sindacati, la mia azienda ha indicato le misure ponte che prenderà prima di prendere quelle definitive a luglio (misure che andranno da CIG pesante a licenziamenti, se il sindacato non accetta un contratto di solidarietà che è una CIG sotto falso nome). Tra le misure, a parte eliminare il lavoro agile a non meglio identificati settori “con una bassa produttività” (no, non è stato detto né quali settori siano né quante persone saranno coinvolte, e scommetto che non lo sanno nemmeno loro) ci è stato comunicato che non verranno più elargiti i buoni pasto per le giornate in cui siamo a casa in lavoro agile.

Ho fatto un po’ di conti spannometrici, e il risparmio per l’azienda è dell’ordine di grandezza delle buonuscite regolarmente date agli amministratori delegati fatti regolarmente fuori. In pratica ci dobbiamo togliere il pane di bocca per pagare gli ex capi…

5 pensieri su “Toglierci il pane di bocca

    1. .mau. Autore articolo

      A noi inizialmente non li pagavano, poi dopo un anno c’è stato l’accordo (uno degli ultimi della gestione Gubitosi-Sale, che aveva ripreso le relazioni sindacali dopo la gestione Micheli)

  1. nicola

    A noi li hanno sempre pagati, i buoni pasto per chi lavora da casa, e sarà così anche per tutto il 2022. – Per il ritorno al lavoro “fisico”: chissà se hanno fatto due conti quanto costa un malato di covid a casa, che mediamente fa una malattia di 10gg e può arrivare anche a 2 mesi, nei casi più gravi.

  2. mestessoit

    Anche io se sono in smart working no buoni pasto. La cosa strana per me è che questi ultimi, almeno per una certa quota, sono detraibili dall’imponibile dell’azienda, quindi evidentemente possono scaricare altre voci in sostituzione perché altrimenti non sarebbe conveniente…

    1. .mau. Autore articolo

      fino ai 7 euro (per gli elettronici, per i cartacei i valori sono più bassi) i ticket sono detassati, ma è pur sempre denaro in più che viene sborsato dall’azienda.

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