Lunedì, in un incontro con i sindacati, la mia azienda ha indicato le misure ponte che prenderà prima di prendere quelle definitive a luglio (misure che andranno da CIG pesante a licenziamenti, se il sindacato non accetta un contratto di solidarietà che è una CIG sotto falso nome). Tra le misure, a parte eliminare il lavoro agile a non meglio identificati settori “con una bassa produttività” (no, non è stato detto né quali settori siano né quante persone saranno coinvolte, e scommetto che non lo sanno nemmeno loro) ci è stato comunicato che non verranno più elargiti i buoni pasto per le giornate in cui siamo a casa in lavoro agile.
Ho fatto un po’ di conti spannometrici, e il risparmio per l’azienda è dell’ordine di grandezza delle buonuscite regolarmente date agli amministratori delegati fatti regolarmente fuori. In pratica ci dobbiamo togliere il pane di bocca per pagare gli ex capi…
Se può consolarti, a noi i buoni pasto in agile non li hanno mai pagati.
A noi inizialmente non li pagavano, poi dopo un anno c’è stato l’accordo (uno degli ultimi della gestione Gubitosi-Sale, che aveva ripreso le relazioni sindacali dopo la gestione Micheli)
A noi li hanno sempre pagati, i buoni pasto per chi lavora da casa, e sarà così anche per tutto il 2022. – Per il ritorno al lavoro “fisico”: chissà se hanno fatto due conti quanto costa un malato di covid a casa, che mediamente fa una malattia di 10gg e può arrivare anche a 2 mesi, nei casi più gravi.
Anche io se sono in smart working no buoni pasto. La cosa strana per me è che questi ultimi, almeno per una certa quota, sono detraibili dall’imponibile dell’azienda, quindi evidentemente possono scaricare altre voci in sostituzione perché altrimenti non sarebbe conveniente…
fino ai 7 euro (per gli elettronici, per i cartacei i valori sono più bassi) i ticket sono detassati, ma è pur sempre denaro in più che viene sborsato dall’azienda.