Capisco perfettamente che non si può parlare solo e unicamente della guerra in Ucraina. Però forse Repubblica poteva evitare di dedicare un articolo al libro di Carlo Gaudio, che non contento di essere primario di cardiologia alla Sapienza ha una carriera parallela di scrittore. Nella sua ultima opera, L’urlo di Moro, pare ci spieghi con dovizie di particolari che nelle prime lettere scritte da Aldo Moro durante la sua prigionia avremmo potuto scoprire dove era detenuto: bastava anagrammare alcune frasi. Così per esempio la frase “Che io mi trovo sotto un dominio pieno ed incontrollato” diventa “E io so che mi trovo dentro il p.o uno di Montalcini n.o otto”, mentre “Io poso gli occhi dove tu sai e vorrei che non dovesse mai finire” sarebbe “O forse che io dovevo essere chiuso prigione di via Montalcini”.
Non che ci sia qualcosa di male nel pensare che Moro abbia cercato di inviare messaggi in codice. Peccato però che dovremmo immaginare che sapesse dove si trovava (evidentemente si era guardato in giro mentre lo portavano nel primo covo, oppure qualche brigatista si è lasciato scappare un “certo che un covo come questo di via Montalcini 8 fa proprio schifo”…). Ma soprattutto di anagrammi di un’intera frase ce ne sono così tanti che con un po’ di pazienza, e soprattutto lavorando a posteriori, si può trovare davvero di tutto. Senza scomodare Bartezzaghi, ricordo che la frase di Galileo SMAISMRMILMEPOETALEUMIBUNENUGTTAURIAS, che lo scienziato pisano scrisse come anagramma di ALTISSIMUM PLANETAM TERGEMINUM OBSERVAVI (“Ho osservato il pianeta più alto trigemino”: data la bassa risoluzione del suo telescopio, credette che Saturno avesse due satelliti anziché gli anelli), fu letto da Keplero come SALVE UMBISTINEUM GEMINATUM MARTIA PROLES (“Salve, prole di Marte, gemelli furiosi”).
Non essendo Moro uno stupido, insomma, non avrebbe mai pensato di inviare informazioni per mezzo di un anagramma: se davvero sapeva dove si trovava, sarebbe stato molto più sensato usare un acrostico, magari preceduto da un’espressione che sua moglie avrebbe immediatamnte trovato strana, tipo un vezzeggiativo sbagliato. Scervellarsi per tirare fuori un anagramma più o meno sensato può al più andare bene nella trama di un romanzo alla Dan Brown…
è vero! sull’argomento all’epoca aveva scritto Ennio Peres