Humanitas e la privacy informatica

La scorsa settimana Jacopo non è stato bene, e a un certo punto ha detto che non sentiva i sapori. Inutile dire che ci siamo lanciati al volo a chiamare la pediatra che altrettanto al volo ha richiesto un tampone. Visto che la richiesta è stata fatta per telefono non siamo andati a fare il tampone all’ASL come la volta precedente ma alla clinica Pio X, che da qualche anno è stata assorbita dalla Humanitas. Beh, venerdì pomeriggio non è stato possibile fare il tampone: non per colpa loro ma perché Jacopo è stato assolutamente impossibile d atenere fermo. (Sì, stava molto meglio). Tornati a casa con il sottoscritto con un diavolo per capello, mi telefonano dalla clinica dicendo che avremmo potuto riprovare sabato mattina, anche se fuori procedura standard.

Sabato torniamo insieme ad Anna e riusciamo finalmente a fare questo tampone. (Ah, tutta la clinica sapeva cosa era successo il giorno prima). Ci danno il foglio per ritirare gli esami il lunedì successivo. (Ma anche se avessimo fatto il tampone venerdì sarebbe stata la stessa cosa). Certo, in teoria si potrebbe accedere online dopo 24 ore… solo che essendo Jacopo minorenne la cosa non è possibile, a differenza di quello che per esempio succede all’ASL. Grande attenzione ai problemi di privacy con i minori, insomma? Beh, non proprio. Ieri mattina mi sono regolarmente presentato alle 8 in punto, ho consegnato il foglio e mi è stato dato il referto. Non ho dovuto mostrare null’altro: né un documento di Jacopo né uno mio. Ecco. Qualcuno mi può spiegare perché online ci sono tutte queste pippe di sicurezza e de visu non c’è proprio nulla?

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