Antefatto. A febbraio prenotai un libro in prestito interbibliotecario. Il libro al tempo era già in prestito, e poi arrivò il lockdown: il libro restò così in un limbo. Col tempo si passò alla Fase 2 e poi alla Fase 3, e le prime biblioteche rionali cominciarono timidamente a riaprire almeno per i prestiti… ma quella di zona rimaneva (e rimane a tutt’oggi) chiusa. Visto che il libro era stato restituito dal precedente lettore provai timidamente a chiedere se fosse possibile spostare la biblioteca di ritiro, ricevendo risposta negativa. Vabbè, non era uno di quei libri che non potevo fare a meno di leggere, e non è che non abbia nessun libro a casa.
Sabato alle 23:58 mi arriva una mail dalla biblioteca dove mi si diceva che il libro era da loro, ma visto che non c’era una data di riapertura mi chiedevano se avessi voluto ritirarlo altrove. Mi stupisco dell’ora, ma penso che magari i messaggi sono programmati, e ispondo di sì: in questo periodo sto andando a quella di Niguarda, che non è poi lontanissima. Domenica alle 11 mi si risponde che è tutto ok, il libro arriverà probabilmente sabato prossimo, e di non considerare le date del messaggio automatico – arrivato in effetti dopo qualche minuto – proprio perché automatico e non modificabile.
A questo punto chiedo lumi al bibliotecario (che si è sempre firmato con nome e cognome) che mi dice che il personale della biblioteca è sparso tra supporto ad altre sedi, lavoro interno e smart working; lui è in quest’ultimo gruppo e visto che deve anche gestirsi i bambini fa queste operazioni in orari improponibili. Io ho trovato la cosa bellissima, checché ne pensi il nostro sindaco…