Petrolio sottozero

Per prima cosa, non è vero quello che è stato detto da qualcuno, che cioè lunedì il costo del petrolio è sceso a meno 37 dollari il barile. Quello è infatti il prezzo dei futures sul petrolio per maggio: come chiunque abbia visto Una poltrona per due ben sa, i futures sono in pratica delle scommesse su quello che sarà il prezzo futuro di un bene. In genere chi acquista dei futures non vuole davvero comprare il bene, ma semplicemente scambiare con qualcuno il contratto; ma il crollo della domanda e gli stoccaggi strapieni chi aveva scommesso di comprare a prezzo basso è rimasto col cerino in mano ed è stato costretto a pagare chi poteva effettivamente tenere dell’altro petrolio, visto che lunedì era l’ultimo giorno possibile per i contratti di maggio. È però vero che il greggio texano da comprare subito è sceso a un euro il barile, sempre perché nessuno sa dove tenerselo.

Tutto questo è una buona notizia? Nemmeno poi troppo. Il guaio è che il nostro pianeta, nonostante le lotte trumpiane per rimettere dazi dovunque possibile, è troppo interallacciato. Questo significa che – checché dicano certi sedicenti economisti che ritengono possibile creare un nuovo mercato da zero in un attimo – quello che succede davvero di solito è un lento spostamento delle risorse da un settore a un altro. Magari in un anno può esserci un 10 o anche un 20 percento di calo, e questo può proseguire per vari anni; ma un crollo in poche settimane si ripercuote rapidamente su tutta la catena, e nessuno riesce davvero a sopravvivere. Anche limitandoci al petrolio, un prezzo ridicolo del greggio “buono” manda fuori mercato chi sfrutta lo shale oil, la cui produzione costa molto di più; manda fuori mercato molte fonti di energia alternativa, che già ieri sopravvivevano anche se non soprattutto per aiuti statali; modifica la struttura stessa del mercato, perché visto che si consima molto meno petrolio servono meno pompe di benzina e meno raffinerie. Insomma, il crollo del prezzo del greggio è l’equivalente del famoso asteroide; i suoi danni non si vedono tanto nell’immediato quanto nel breve e medio termine, e saranno credo peggiori di quelli del coronavirus vero e proprio.

Ah: a chi si chiede perché il prezzo della benzina non è crollato, ricordo che a parte i 78 centesimi al litro di accise bisogna tenere conto che il carburante che noi acquistiamo oggi era stato comprato dalle compagnie petrolifere a prezzo ben più alto. Quello che bisognerà piuttosto chiedersi sarà come mai quando la domanda crescerà il prezzo alla pompa si allineerà immediatamente…

9 pensieri su “Petrolio sottozero

  1. mestessoit

    Il prezzo in realta’ e’ il risultato della guerra commerciale tra Russia ed Arabia Saudita, da sempre in guerra su questo fronte, non tanto del crollo della domanda. Giocano entrambi col fuoco, dato che l’Arabia prende il 73% del PIL con il greggio, e la Russia paga gli stipendi del settore pubblico in questo modo. Se dura per tanto tempo, uno dei due fa bail out.

    1. .mau. Autore articolo

      No. La discesa del prezzo nei primi mesi del 2020 è stata il risultato della guerra commerciale tra Russia ed Arabia Saudita. Questo picco negativo è un’altra storia.

      1. mestessoit

        Questo picco negativo e’ stato originato dal fatto che nessuno dei due ha voluto tagliare la produzione di petrolio, riempiendo le scorte a dismisura. A questo punto chi scommette sui futures ha avuto gioco facile per tirare al ribasso. Se continua cosi’ un altro mese, andranno sotto sul brent, cioe’ sul prezzo reale.

          1. mestessoit

            Infatti i due non hanno cambiato la loro produzione (ricordo che l’Arabia Saudita e’ di gran lunga la #1 sul mercato), mentre i consumatori hanno ridotto parecchio le richieste.
            Il gioco e’ portare fuori mercato il concorrente.

            Dato che esistono le scorte accumulate da prima dell’esplosione covid il prezzo reale non e’ cambiato gran che per questo motivo, ma solo i futures, che sono proiettati sul futuro, e non sul presente. Se la domanda rimane debole, i paesi clienti vorranno solo rimpiazzare le scorte consumete, non mettere fieno in cascina. Questo deprtimera’ il mercato reale quando le scorte scenderanno sotto un certo limite. Molti paesi avevano gia’ raggiunto il picco di stoccaggio mesi fa, e non possono aumentare, anche sotto l’invitante offerta a prezzi stracciati.

    1. .mau. Autore articolo

      I grafici sono interessanti, ma non sono poi così sicuro delle conseguenze trovate dall’autore. Dal mio punto di vista, più che un moto browniano vedo un aumento della scorrelazione tra il Dow Jones e il prezzo del petrolio. La scorrelazione si vede dalla maggior distanza tra due punti consecutivi: l’effetto “moto browniano” si ha perché i punti sono pochi.
      Per quanto riguarda l’ultimo grafico, io vedo una correlazione un po’ minore del solito ma nemmeno troppo fino all’altro ieri, il che mi fa pensare a una causa esterna per il glitch. Tieni conto che chi compra il Brent tipicamente non compra il WTI, quindi ci possono essere fluttuazioni legate alla manifatturiera delle due zone; ma una differenza di quel tipo in un giorno non può essere sistemica.

  2. brigaboom

    Mi permetto un paio di appunti, in qualità di persona che lavora in ramo affine:
    – l’ultimo giorno del periodo di contrattazione di un future è sempre un po’ strambo, soprattutto in situazioni di mercato anomalo. Perché la situazione attuale è di mercato anomalo, e per diventare la “nuova normalità”, prima bisogna che chi lavora sul mercato capisca le nuove dinamiche. Per cui, inutile dire che queste adesso sono dinamiche da mercato normale: lo saranno solo nel momento in cui ci si sarà abituati.
    – sarei curioso anche di sapere la quantità di petrolio effettivamente scambiata a prezzo negativo, perché potrebbe essere un segnale di prezzo che non segnala proprio niente (al massimo, che la catena logistica del petrolio americano ha delle difficoltà a stoccare il greggio, ma niente di più)
    – si accettano scommesse su quando arriverà l’articolo del Fatto quotidiano “Il petrolio non costa niente ma la benzina non scende” (sottotitolo: Ecco i colpevoli”)
    – il vero fenomeno macroeconomico da tenere sott’occhio è il litigio tra i paesi produttori; ma qui si scende nella geopolitica, che per me è come il calcio: posso guardarlo e trovarlo avvincente, ma non ho la competenza per dire qualcosa di sensato al riguardo.

    1. .mau. Autore articolo

      indubbiamente senza sapere quali sono le quantità effettivamente scambiate (virtualmente, nel caso dei futures) i valori attuali hanno poco senso. Però per i prezzi del WTI vedo da https://oilprice.com/oil-price-charts/45 che a parte il lunedì nero non è che stia risalendo ai livelli della scorsa settimana.

      Il litigio arriva a questo livello almeno da gennaio, e infatti il prezzo del petrolio stava già scendendo; però c’è stato un indubbio picco negativo. Tra l’altro, qualche anno fa gli USA erano tornati esportatori di petrolio grazie allo shale oil; non so però cosa fosse successo con il calo dei prezzi, e quindi quanto il valore del WTI dipenda da questa lotta, a differenza per esempio del Brent.

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