Perché “poetica” della matematica? Questo è l’unico dubbio che mi è rimasto leggendo questo libro (Riccardo Giannitrapani, Un labirinto incerto : Appunti per una poetica della matematica, Mondadori 2019, pag. 196, € 18, ISBN 9788804711018) dove un insegnante di scuola superiore – che magari avrete incrociato in rete con il nickname di Orporick – fa alcune considerazioni del tutto condivisibili su come si potrebbe insegnare matematica in modo più costruttivo di quanto succeda al giorno d’oggi. Il testo non è volutamente analitico: c’è una sorta di filo conduttore, dato da Borges e dall’idea di labirinto, ma allo stesso tempo si evita il prescrittivismo. Non per nulla il labirinto è incerto: se ci pensate, è la situazione di chi nel labirinto ci si trova dentro, e non ha alcuna idea di quale sarà la via di uscita. Le regole mnemoniche servono a poco, o per meglio dire servono quando uno se le ricorda ma non permettono di capire la strada che ha portato ad esse. Meglio dunque per Giannitrapani cercare di sfilarsi dai luoghi comuni: perché battere sull’approccio assiomatico di Euclide anziché provare quello degli assiomi di Peano, più semplice e che permette di mostrare come mai si sono scelti proprio quegli assiomi per definire i numeri naturali? Come dicevo, la parte che ho trovato più debole è il capitolo sulla poetica della matematica. Io mi sarei trovato più a mio agio nel sentire parlare di “matematica umanistica”, dove le motivazioni sono parte esplicita dei teoremi; ma chiaramente ognuno ha le sue sensibilità. Lettura consigliata a coloro ai quali è rimasta la paura della matematica: magari finalmente si rilasseranno.
E si rilasseranno ancora di più leggendo Matematica in relax ;)