Sin dalle prime pagine si capisce che l’autore ce l’ha con i numeri, usati come modo per nascondere qual è la vera realtà dell’economia in particolare e delle relazioni umane in generale: la matematica entra nel titolo del libro (Stefano Diana, Noi siamo incalcolabili : la matematica e l’ultimo illusionismo del potere, Stampa Alternativa 2016, pag. 288, € 16, ISBN 9788862225571) semplicemente come metonimia. Di per sé sarei anche d’accordo con varie tesi di Diana, dal PIL che è un modo sbagliato per valutare la ricchezza di una nazione al più generale concetto che non basta un singolo punto di vista per riuscire a comprendere la complessità nostra e del mondo in generale. Il problema è che il modo in cui Diana presenta queste sue tesi mi fa semplicemente arrabbiare, anche perché sfrutta proprio i metodi da lui tanto disprezzati: lunghe liste di termini non sempre tutti centrati per dare una potenza di fuoco, stigmatizzare da un lato i limiti degli algoritmi e poi prendere i loro risultati come legge, e così via. Anche la seconda parte del libro, “dal basso in alto”, comincia declamando i successi delle neuroscienze in modo perfettamente riduzionista per poi svoltare di 180 gradi e dire che quella è la tattica dei Razionalisti per appropriarsi anche di quei risultati. Chi comunque è curioso di saperne di più può anche leggere il sito noisiamoincalcolabili.org, nato come collaterale al libro.
Ultimo aggiornamento: 2020-03-03 16:11
Visto il titolo strillato e borioso, mi sarei aspettato un libro dallo scarso livello scientifico e una conseguente netta stroncatura. Interpretando la tua come una stroncatura non così netta, e incuriosito dal rimando al sito, ho provato a darci un’occhiata.
Forse sono io che sono particolarmente sensibile al tema, ma leggere l’articolo che vi si trova in prima pagina “Sulle differenze di genere” mi ha fatto letteralmente cadere le braccia; dopo una breve introduzione, l’argomentazione chiave sembra essere “lo vediamo tutti che in maggioranza le bambine sono attratte dalle bambole e dai volti, mentre i maschi sono attratti dai meccanismi e dalle costruzioni”.
Che aggiungere? Che anche nel mio caso “il modo in cui Diana presenta queste sue tesi mi fa semplicemente arrabbiare”. Tanto più visto che qui con le tesi iniziali non ero nemmeno d’accordo.
beh, no: di livello scientifico non ne ho proprio parlato per ovvie ragioni :-)