Mi sa che Franklin Foer sia soprattutto noto per essere il fratello di suo fratello, lo scrittore Jonathan Safran Foer. Franklin è invece un giornalista, che è anche stato a capo della rivista New Republic per un breve periodo, prima di essere fatto fuori perché non portava abbastanza utili. Ecco, diciamo che questo libro (Franklin Foer, I nuovi poteri forti [World Without Mind], Longanesi 2018 [2017], pag. 296, € 11,99 (cartaceo: € 22), ISBN 9788830452138, trad. Matteo Camporesi, link Amazon) è quasi per metà un resoconto in prima persona del perché questi giganti di internet sono brutti, cattivi e vergognosi; tanto che Longanesi ha scelto di scriverlo nel titolo italiano, anziché il molto migliore “World Without Mind” dell’originale. Il problema è infatti che una visione troppo personale resta per forza di cose parziale, e usarla come esempio paradigmatico non funziona. In effetti quella che funziona meglio è l’ultima parte, la ridefinizione del concetto di creatività che da qualcosa di personale viene trasformato dal GAFA (Google, Amazon, Facebook, Apple) in una produzione collettiva e soprattutto meno pagata. Io non concordo sulla logica che porta all’allungamento sempre maggiore della durata del copyright, ma altri punti della trattazione di Foer danno dei begli spunti di riflessione, almeno per chi è interessato o incuriosito da questi temi. La traduzione di Matteo Camporesi è lineare.