Caster Semenya e l’ignavia IAAF e TAS

Caster Semenya è un’atleta sudafricana che ha un livello di testosterone molto più alto della media femminile, e che quindi corre molto più velocemente delle altre colleghe. La IAAF ha deciso che non potrà correre, a meno di fare cure per abbassare il testosterone: il TAS ha confermato la decisione della IAAF, specificando – come riporta il Post – che

«ha convenuto che le politiche adottate dalla IAAF per i casi di iperandrogenismo siano discriminatorie per gli atleti con differenze nello sviluppo sessuale, ma ha anche ritenuto che queste siano “necessarie, ragionevoli e proporzionate” per assicurare la validità e la competitività delle gare.»

In altri termini: Semenya è femmina, è ufficiale. Ma visto che la natura l’ha fatta diversa dalle altre femmine bisogna limitarla artificialmente; un po’ come dire che non si possono avere cestisti sopra i due metri e dieci. Persino nel ciclismo, dove hanno dovuto mettere il limite per l’ematocrio perché non riuscivano a scoprire se gli atleti si bombavano, hanno lasciato il passaporto biologico per chi riusciva a dimostrare che i suoi livelli alti erano naturali. Non trovate che stavolta ci sia qualcosa di strano? Capisco i problemi di collocazione che possono insorgere con gli atleti intersex, per non parlare dei transessuali, ma questo non è il caso di Semenya. Ma si sa, lo spettacolo è tutto.

9 pensieri su “Caster Semenya e l’ignavia IAAF e TAS

  1. Gian Giovanni

    Soluzione semplice: se i suoi livelli di testosterone sono maschili, competa con gli uomini! Le donne almeno non si lamenteranno più che vince troppo facile.

    1. .mau. Autore articolo

      soluzione ancora più semplice: eliminiamo la distinzione di gender! Tutti a gareggiare insieme! (se proprio si vuole se ne fa una nuova con i livelli di testosterone…)

      1. Camillo Vidani

        Se facessimo così, le donne non vincerebbero mai più in una caterva di specialità.

  2. Mauro

    Il problema è che, visti i livelli di testosterone, non si sa veramente cosa sia Carsten Semenya (non dirmi che basta guardarle tra le gambe: con le leggi odierne sulla privacy ciò non è permesso, al di là che non sarebbe comunque prova sufficiente).

  3. enrico delfini

    La soluzione della categoria unica per i due sessi avrebbe un senso; ma dubito che sia praticabile, se pensiamo che nemmeno nel bridge, o negli scacchi, o nel biliardo, viene abolita la distinzione. Solo per raddoppiare le occasioni e i soldi che girano

  4. j-li

    “(se proprio si vuole se ne fa una nuova con i livelli di testosterone…)”

    Sbaglio, o da alcune generazioni nella boxe ci sono categorie distinte, basate sul peso dell’atleta (termine neutro) oltre che sul sesso (termine non neutro)?

    Questo dovrebbe servire per minimizzare evidenti differenze di prestazione; mi pare che sia così anche in qualche altro sport, ora però non sto a wikipediare…

    1. .mau. Autore articolo

      la boxe e la lotta hanno sempre avuto doppia classificazione peso + sesso. Credo che nel canottaggio ci sia la categoria “pesi leggeri”. Però rimane comunque la divisione sessuale…

I commenti sono chiusi.