Venerdì scorso sono andato a Torino a parlare di matematica agli studenti. Non essendo così di fretta mi sono fatto a piedi la strada da Porta Susa al Sermig (sono meno di tre chilometri), e nel percorso mi sono fermato in una panetteria che ho trovato per strada per prendermi un po’ di “pizza rossa” (focaccia al pomodoro, per i non subalpini). Mi trovavo in una zona centrale ma non ancora gentrizzata, anche se a due passi dal Quadrilatero Romano; la panetteria era il classico negozio di prossimità. Davanti a me c’erano quattro o cinque persone, evidentemente clienti noti perché la panettiera li chiamava per nome; assieme al pane dava loro dei foglietti, dicendo di lasciarne uno al portone del loro condominio, e commentando che sperava che lunedì sera partecipassero in tanti.
Alla fine ho capito di che si trattava: un incontro contro il progetto della giunta Appendino per il prolungamento dell’orario di chiusura alle auto del centro storico (ora lo è solo al mattino, lo diventerebbe per tutto il giorno con accesso a pagamento un po’ come AreaC a Milano) e una regolamentazione dei dehors, con l’eliminazione di un buon numero e l’aumento delle tasse di occupazione di suolo pubblico per gli altri.
Considerando che la panetteria non aveva dehors, direi che non era quest’ultimo il punto del contendere, ma evidentemente il primo. Se non ricordo male il quartiere centro aveva comunque votato per Fassino, lo so: sono state le periferie a dare la vittoria ad Appendino. Ma qui non stiamo parlando di radical chic, il che mi fa pensare che i problemi per la giunta pentastellata sabauda siano molto maggiori di quelli che si possono percepire da lontano.