Leggo da Oriella che qualche mese fa i tribunali italiani hanno avuto a che fare con una diatriba tra il famoso (e ignoto) artista Banksy e il milanese Museo delle Culture. In pratica il Mudec ha organizzato una mostra su Banksy e l’artista si è lamentato perché non era stato chiesto il suo permesso (che non avrebbe ovviamente concesso, ma questa è un’altra storia).
Il risultato è stato salomonico. Il museo ha il diritto di fare la mostra, perché le opere esposte sono state prestate dai legittimi proprietari; ha anche il diritto di usare le immagini per pubblicizzare la mostra, perché sono a scopo informativo; però ha dovuto ritirare tutto il merchandising banksiano, che non ha direttamente a che fare con la mostra. E il catalogo? Qui si è rimasti in un limbo. I proprietari hanno i diritti di proprietà sulle opere, ma hanno anche i diritti di utilizzo commerciale? Evidentemente no. Ma la Pest Control Office Limited, che tutela il marchio di Banksy e che ha citato in giudizio il Mudec, non può a sua volta dimostrare di averli senza rivelare il nome dell’artista. A questo punto il catalogo resta “per default” vendibile.
A parte quello che scrive exibart, che ovviamente ha una posizione ben precisa riguardo al copyright e alla gestione dei marchi, il problema resta. Quanti diritti ha un autore sul proprio lavoro, dopo che ha ceduto quelli economici? Non è banale, e mi sa che in effetti se ne parlerà a lungo.
Beh, se un artista pretende di rimanere ignoto, anonimo a dispetto di tutto (suo diritto sia chiaro), a mio parere perde di fatto ogni diritto “legale”, visto che questi li hanno persone concrete, legalmente rintracciabili.
Poi magari la legge dice altro (io non lo so), ma a mio modesto parere giustizia sarebbe quanto ho scritto sopra.
infatti l’unica tutela che gli è stata riconosciuta è quella sul marchio, non sulla proprietà intellettuale.