Nella prima parte di questo libro (Geoff Mulgan, Big Mind : L’intelligenza collettiva che può cambiare il mondo [Big Mind : How Collective Intelligence Can Change Our World], Codice 2018 [2017], pag. 322, € 27, ISBN 9788875787523, trad. Gianni Pannofino, link Amazon) il lettore potrebbe pensare che Geoff Mulgan pensi alla creazione di un’entità simile ai trekkiani Borg: l’intelligenza collettiva sarebbe insomma qualcosa di legato più ai computer che alle persone. In realtà non è così. Almeno nel breve o lungo termine, quello che Mulgan pensa è il modo per coordinare meglio e migliorare la gestione di un qualunque sistema complesso, sfruttando armonicamente i tre cicli di apprendimento: quello di base incrementale, quello di mezzo con l’introduzione di nuove idee e quello di distruzione creativa da usare con estrema cautela ma che si deve avere a disposizione. Mulgan lavora da decenni in questa direzione, e attualmente è il deus ex machina del Nesta, un think tank britannico che si dedica a questi temi: è sicuramente un personaggio vulcanico e molto british, anche se ogni tanto mi sa esageri un po’ nel mostrare quante belle cose ha fatto nei sui progetti. Il libro non nasce comunque per dare soluzioni ma per mostrare problemi e possibilità della creazione di un’intelligenza collettiva, e da questo punto di vista è indubbiamente stimolante, oltre a dare una visione diversa di quanto abbiamo già oggi: consiglio tra l’altro il capitolo sulla trattazione dei beni comuni.
Ho qualche dubbio sulla traduzione di Gianni Pannofino, non tanto sui neologismi come “macchinico” che nel contesto ci sta quanto su apparenti anglicismi come “disposizione dei lavoratori” oppure “commettere suicidio”
Ultimo aggiornamento: 2019-06-08 22:53