“Narrazione” è una parola oggi sin troppo di moda: però associarla alla matematica parrebbe piuttosto azzardato. Gabriele Lolli però non è d’accordo, e lo mostra in questo libro (Gabriele Lolli, Matematica come narrazione, Il Mulino 2018, pag. 216, € 15, ISBN 9788815274229, link Amazon), cominciando con uno scherzo: la sottocollana del Mulino dove il testo è stato pubblicato ha come titolo “raccontare la matematica”, e quindi è il posto perfetto!
Il libro è composto da due parti. Nella prima, più discorsiva – a parte quando si mette a parlare delle categorie: anche l’appendice inserita apposta per spiegare i concetti matematici usati spaventerà il povero lettore non avvezzo alla matematica avanzata – Lolli mostra come in effetti i matematici non seguano il metodo “scolastico” per creare nuova conoscenza. La cosa è ovvia, ma probabilmente non è ancora bene introiettata. La seconda parte è molto peculiare. Lolli prende lo spunto da come negli antichi greci si sia man mano creata una teoria della narrazione, partendo dai primi testi dove gli avvenimenti venivano semplicemente man mano aggiunti e arrivando alla costruzione di storie dalla trama più complicata ancorché basate su strutture standard quali il chiasmo e il collegamento ad anello. Le stesse costruzioni si ritrovano in Euclide: l’ipotesi è che siano state mutuate dalla letteratura passando per… il linguaggio dei tribunali! Questa sezione è molto più tecnica della precedente: però è interessante vedere questa strutturazione, per nulla nota in Italia (Lolli cita Doxiadis e Mazur come antesignani), per guardare le dimostrazioni euclidee sotto una nuova luce.
Ultimo aggiornamento: 2019-05-31 22:31