In questi giorni Repubblica sta facendo una serrata campagna a proposito del caso Cucchi contro tutti i depistaggi da parte degli alti gradi dei Carabinieri. È una scelta molto marcata, considerato come l’opinione pubblica si pone rispetto a quanto è successo allora: il giudizio tipico che sento in giro è “tanto quello era un drogato, perché ve lo siete preso così a cuore?”… il che poi non è tanto diverso dal grande plauso per la nuova legge sulla legittima difesa che sta per essere promulgata, e con la quale io comune cittadino rischierò di più perché io non terrò certo armi in casa, ma chi venisse a rubare a questo punto sì perché tanto non ci perderebbe nulla.
Il punto naturalmente non è la colpevolezza o meno di Cucchi, quanto i fatti che l’habeas corpus sarebbe un principio che esiste da secoli, che la pena deve essere proporzionata alla gravità del crimine e che le forze dell’ordine devono essere al servizio dei cittadini. Evidentemente tutto questo non è più di moda.
‘il giudizio tipico che sento in giro è “tanto quello era un drogato, perché ve lo siete preso così a cuore?”’
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questo è quello che sento io, più che citarmi non posso.
O è il primo caso di un matematico che nei ritagli di tempo frequenta i circoli di Casa Pound, o dico che sono fantasie.
No Francesco: basta bazzicare i social. Prr esempio, scorri i (centinaia di) commenti ai recenti post di Selvaggia Lucarelli sull’argomento Cucchi (o Desiree). Una grossissima fetta dice “se l’è meritato, quel tossico” o anche peggio.
che un imputato dica bugie, incolpando i correi, dovrebbe quanto meno essere una ipotesi presa in considerazione. pare invece che, dopo una mezza dozzina di processi contro imputati vari, ci sia un sacco di gente che sa con certezza che ciò che dice il “confesso” è verità cristallina. personalmente, non lo so; ma so che le deposizioni degli imputati hanno un tasso di attendibilità “piccolo a piacere”
Mi sembra che ti dimentichi di segnalare che esista la prova della contraffazione dei verbali post-pestaggio, direi. La attendibilità di (un imputato|testimone) la si misura con i riscontri, che ci sono. Non sono “piccolo a piacere” ma “piccolo quanto lo vuoi fare tu”, alias dalla volontà (o più spesso mancanza ;-)) di trovarne.
io credo che ci sia un pericoloso sbilancio da entrambe le parti: da un lato “il drogato si è meritato tutto”, dall’altro “poveretto, è un martire”. chi ha commesso il fatto, ha commesso un reato e va punito. ma non è che, automaticamente, alla vittima tocca un monumento.