Leggo sul Post (che cita il Guardian) che il ministero della Sanità della striscia di Gaza ha tolto dall’elenco delle vittime palestinesi durante le rivolte dei primi di maggio la bambina di otto mesi che era stata inizialmente inserita.
Ricordo che la bambina sicuramente è morta come sono morte altre 60 persone in quella circostanza, e che non sto parlando di cosa sia effettivamente successo. Mi chiedo solo una cosa, anzi due. Il ministro (rectius, il portavoce) non ha detto “non è stata uccisa dai gas lanciati dagli israeliani” ma “non è certo che sia stata uccisa dai gas, o che almeno questi abbiamo aggravato la sindrome cardiaca di cui soffriva sin alla nascita, quindi dobbiamo fare ulteriori analisi”. Domanda uno: cosa hai fatto in queste tre settimane? Domanda due: se devi ancora fare analisi, perché intanto togli la bimba da quell’elenco?
Valido per entrambi i punti: azzardo l’ipotesi che non debba comparire per motivi di immagine, alias non è carino che i bimbi muoiano a causa di una nazione civile e progredita, anche se arabi (dietro ovviamente uno scambio che noi non conosciamo, mica gratis, ovviamente).
dopo tre settimane solo i puntigliosi come me si ricordano di cosa è successo, e soprattutto nessuno di quelli che racconteranno della bimba di otto mesi morta ci faranno attenzione. Fosse successo un giorno o due dopo il fatto concorderei con te, così mi pare meno probabile.
Se Gaza fosse un posto normale, immagino sarebbe perché metterla in quella lista equivale ad accusare Israele di omicidio, il che non si fa se non si è sicuri; quindi fino alla fine delle indagini il nome non risulta.
Visto che però Gaza non è un posto normale, forse il punto è che se la bambina fosse stata uccisa dai gas il governo avrebbe pagato l’indennizzo da martire ai suoi genitori. Così può evitare di farlo (senza perdere i vantaggi d’immagine ottenuti tre settimane fa).