Tutti sanno chi fu Winston Churchill: il politico britannico a capo dell’Impero Britannico durante la seconda guerra mondiale (e fatto fuori subito dopo: ah, la democrazia!). Molti sanno che Churchill vinse anche un premio Nobel, non per la pace – sarebbe stato troppo… – ma per la letteratura. Quello che non si sapeva è che Churchill si dilettava anche di scienza. Mario Livio ha scritto su Nature di un breve saggio, 11 pagine, che Churchill scrisse nel 1939 e modificò leggermente nel 1950: “Are We Alone in the Universe?” Nel saggio, mai pubblicato e riscoperto l’anno scorso, Churchill fa varie considerazioni sulla possibilità di vita all’infuori della Terra: il tutto non dal punto di vista della fantascienza, ma secondo basi scientifiche. Livio nota come riprenda modelli scientifici, per esempio la teoria di James Jeans sulla formazione del sistema solare, e dibatta sulla loro plausibilità.
Intendiamoci, non siamo certo a un livello di produzione scientifica vera e propria: potremmo definirlo un volonteroso dilettante. Ma non è questo il punto: in fin dei conti il suo lavoro era un altro. Quello che conta davvero è vedere come Churchill fosse un politico che aveva ben chiaro come funzionava la scienza, e si trovava perfettamente a suo agio con temi scientifici: più o meno quello che per esempio è capitato in Italia durante il Risorgimento e l’Unità, e che adesso pare essere del tutto perso, non solo nel Bel Paese ma anche all’estero. Ripeto: il problema non è la mancanza di scienziati al governo. Il problema è la mancanza di governanti che capiscano di scienza, cosa che è completamente diversa. Una volta ce n’erano, ora no.
Beh, in Germania abbiamo una chimica quantistica a capo del governo e una matematica come ministra dell’istruzione. Tutto sommato non ci si può lamentare.
colpa della democrazia, la conoscenza della scienza non è uno dei descrittori più rilevanti in una competizione elettorale (non delle scienze fisiche almeno).
In Inghilterra si dice a questo proposito: “we can see that Churchill still has much to teach his successors”.
Il Guardian, ieri https://www.theguardian.com/commentisfree/2017/feb/16/winston-churchill-science-alien-nuclear
quindi secondo il Guardian Churchill non è che sapesse molto di scienza ma aveva Lindemann che gli faceva i briefing? Dal mio punto di vista va bene lo stesso :-)
A chi alludi quando parli di governanti italiani (o aspiranti tali) risorgimentali che capivano di scienza?
Menabrea è stato anche primo ministro, Cremona e Brioschi ministri, questo solo limitandoci ai matematici.
Riguardo Churchill, dalla biografia di Alan Turing “Storia di un enigma”, si apprende anche del fascino che la scienza esercitava su di lui e del suo appoggio decisivo allo sviluppo delle tecniche crittografiche volte a violare il codice Enigma,
Nell’ottobre del 1941 fu risolutivo un suo intervento diretto per sbloccare le risorse necessarie al progetto, risorse impantanate nei meandri della burocrazia e dell’insipienza dei vertici militari dell’epoca (sic )
soprattutto, Churchill si è fatto sei mesi nei sotterranei War Cabinets (vicino al Parlamento e a Buckingham Palace) gomito a gomito con telegrafiste e militari per cercare di salvare l’Inghilterra dalle bombe e il resto del mondo dal nazismo e senza chiedere nulla e senza mai allungare le mani verso il sedere di niuna delle suddette telegrafiste. Non è che lavorasse lì, c’ha proprio vissuto sei mesi, in una piccolissima stanza in cui fischiavano sempre i rumori delle bombe e delle sirene. Questo è un leader.
Non discuto sul fatto che sia stato un vero leader, ma mi ricordo che andava pazzo per ostriche e champagne e non se le faceva mancare durante la guerra mentre i suoi concittadini (come i nostri) erano alla fame. Le telegrafiste le avrà lasciate stare, ma si rifaceva con altro.