Gaio Fulvio Falconio era il ghostwriter di Tiberio, ma quando le crisi di pazzia dell’imperatore crebbero e Seiano divenne il suo facente funzione cadde in disgrazia e fu esiliato in Palestina. Ma anziché presentarsi al legato di Roma, tale Ponzio Pilato, notando come la popolazione locale stesse aspettando un messia gli venne un’idea. Prese un ladruncolo che però aveva uno sguardo penetrante e gli propose un affare: gli avrebbe scritto i discorsi da pronunciare al popolo per ottenere così tante offerte da tornare entrambi a Roma da nababbi. E così… In questo libro (Nick Tosches, Sotto Tiberio, Mondadori 2016 [2015], pag. 322, € 22, ISBN 9788804664192, trad. Stefano Tettamanti) Nick Tosches prende in giro i vangeli e la religione con virtuosismi estremi; dal discorso iniziale con il monsignore della curia vaticana che per caso trova il manoscritto di cui il romanzo sarebbe la traduzione dal latino, alla pomposa prosa iniziale che deve aver fatto impazzire l’ottimo Stefano Tettamanti. I testi evangelici sono in buona parte presenti nel testo, anche se in un ordine un po’ strano, ma la loro genesi è del tutto diversa, come potete immaginare. Le avventure del duo e della crescente congrega di discepoli sono sicuramente spigliate; quello che lascia un po’ perplessi è come Tosches fa terminare la storia. Non tanto per il tradimento, anche se i traditori non sono chi pensate (o no?) quanto per le aspirazioni messianiche, e per l’anticlimax finale.
Ultimo aggiornamento: 2016-12-25 17:53
In sostanza lo consigli o no? Dalla tua descrizione mi intriga…
È carino, solo il finale è un po’ meh.