C’è una notevole differenza tra cronaca e storia. La prima è costretta a inseguire i fatti, mentre la seconda ha il grande vantaggio di poter osservare anche le conseguenze, e pertanto leggere i fatti in modo diverso e più coerente. Mattia Feltri, che da giovanissimo cronista aveva seguito Tangentopoli, dieci anni dopo fu invitato da Giuliano Ferrara a rivivere quell’anno con il senno di poi; il risultato – dopo un altro decennio… – è questo Novantatré. (Mattia Feltri, Novantatré : L’anno del terrore di Mani Pulite, Marsilio 2016, pag. 316, € 17,50, ISBN 9789788831723176) Feltri segue sì il calendario e snocciola man mano i fatti, ma il suo presente è in realtà un futuro anteriore che scorre avanti e indietro nel tempo, per riprendere fatti passati di cui nel 1993 non erano stati colti gli addentellati e aggiungere informazioni su cosa successe in seguito, sui voltafaccia di alcuni dei protagonisti di allora e sulle omissioni di cui nel tumultuoso corso degli eventi si poteva aver perso traccia; il tutto corredato da numerosissime citazioni dei giornali dell’epoca e di altri libri che negli anni successivi avevano approfondito quei temi.
Il libro è una narrazione, non un saggio storico. Manca un quadro d’insieme riassuntivo che riepiloghi la linea temporale di quei mesi: l’indice dei nomi non è sufficiente. Ma soprattutto il materiale è scelto per seguire un filo logico ben preciso. Non è un caso che la narrazione parta dal 15 dicembre 1992, il giorno del primo avviso di garanzia a Bettino Craxi, e termini con un post scriptum nel capitolo dedicato al 15 novembre 1993 e ai risultati del primo sondaggio su un possibile ingresso di Silvio Berlusconi in politica: la notizia del primo avviso di garanzia al Cavaliere. Come in ogni narrazione, ci sono i buoni e i cattivi; né Feltri si perita di nascondere a chi vanno le sue simpatie. Starà al lettore, o almeno quello che si ricorda più o meno fumosamente di quella stagione, scegliere la narrazione che ritiene più vicina al suo pensiero, ricordando che i fatti non saranno mai la stessa cosa della verità.
Peccato per un controllo non molto accurato in fase di editing, con date errate e ripetizioni a distanza di poche pagine, che lasciano l’impressione che il passaggio dalla trattazione giornalistica del 2003 all’edizione odierna sotto forma di libro sia stata un po’ troppo frettolosa.
Ultimo aggiornamento: 2016-08-08 13:49