Giorgio Giunchi

A metà degli anni ’90, quando la maggior parte di chi mi legge non sapeva nemmeno che esistesse Internet o al più aveva appena scoperto Video OnLine, c’era un gruppetto di persone che scriveva le regole per decidere chi e come potesse registrare un nome a dominio in Italia. La maggior parte di queste persone, che formavano quella che pomposamente si definiva Naming Authority, erano gli Internet provider di allora, quelli che ben prima che la Sip prima e Telecom Italia poi si accorgesse delle comunicazioni in digitale lottavano per avere una costosissima linea dati; c’erano gli avvocati, che immaginavano le possibili dispute future; poi c’era il gruppo del CNR (che poi si è presa tutta la gestione) che faceva le registrazioni effettive dei dominii, avendo la gestione di .it; ma c’erano anche membri parecchio improbabili. Tanto per dire, c’ero io, che tecnicamente ero Telecom Italia (anzi Cselt, che ai tempi era un’azienda separata) ma ho sempre fatto il battitore libero; c’era Marco d’Itri, ai tempi adolescente; e c’era Giorgio Giunchi.

Anche Giorgio era un outsider in quel consesso: era un maestro elementare di Chiari prossimo alla pensione, ma era interessatissimo a tutto quello che formava la storia della rete in Italia. Logorroico, scriveva papiri con metafore su metafore che ogni tanto mi erano del tutto incomprensibili, tanto che gli scrivevo in privato per avere un’esegesi del suo pensiero. Ma soprattutto era un catalogatore indefesso. Il suo sito cctld.it (il nome non era una stringa a caso… sta per Country Code Top Level Domain .it) è una raccolta dei primordi dell’informatica in Italia e all’estero, con ricordi e interviste che aveva pazientemente recuperato negli anni: una risorsa fondamentale per chi vuole sentire le parole di chi c’era davvero, e non di chi spadroneggia ovunque. Ci mancherai.

Ultimo aggiornamento: 2016-06-19 22:37

Un pensiero su “Giorgio Giunchi

  1. Bistecca

    C’ero anch’io. E’ lì che ci siamo conosciuti e abbiamo scambiato qualche parola… La mia appartenenza alla “Naming Authority” l’avevo anche messa nel CV, anni prima che fossi assunto dalla Telecom e andassi a tenere corsi sul TCP/IP alla SSGRR. Bei tempi, c’era ancora lavoro e un po’ di speranza in Italia. Ora che sono in Germania e la parte sulla NA nel mio “Europass CV” non c’è, fa piacere ogni tanto ricordare quel periodo… :-)

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