Nick Harkaway è figlio di John Le Carré. Qualcosa dal padre deve avere assorbito, perché in questo libro (Nick Harkaway, Il mondo dopo la fine del mondo [The Gone-Away World],Mondadori 2009 [2008], pag. 558, € 19, ISBN 978-88-04-59483-3, trad. Annamaria Biavasco e Valentina Guani) ci sono molte descrizioni di corpi speciali – molto speciali, in effetti. Però il libro è di tutt’altro genere! Se dovessi proprio incasellarlo lo definirei di fantascienza, o almeno la trama è fantascientifica: ma le cose non sono così semplici. Ci vuole quasi un centinaio di pagine prima che tu riesca a capire che cosa stia succedendo, anche perché l’azione parte in medias res; quando la storia man mano si dipana, tra una lunghissima serie di divagazioni come nel Benni di Terra!, ti accorgi che hai tra le mani anche una satira del nostro mondo… e che non sai qual è il nome del protagonista. A due terzi del libro c’è una cesura nettissima, scopri perché il protagonista non ha nome, e la storia riprende, riattaccando fili che non ti eri neppure accorto di essere penzolanti. Il tutto è ottimamente tradotto da Annamaria Biavasco e Valentina Guani, e immagino non sia certo stata un’impresa facile. Non so se consigliare caldamente il libro – sperando che non vi capiti una copia un po’ mal stampata come la mia – per un’unica ragione: credo che o lo amerete o lo odierete, e non so in che categoria vi troverete…
Quello che dici mi ricorda molto Doris Lessing: Shikasta (bello) e Discesa all’inferno (noiosissimo).