ma che avreste voluto?

Amazon, a parte la mia recensione di Matematica in pausa caffè, ne ha altre due pessime.

Leggendo la recensione di “roberto”, è indubbio che è colpa mia se nella prima formula, quella della prova del nove, c’è un errore nel prodotto. No, la mia bozza aveva il prodotto corretto, ed è stato il grafico a rifare il disegno sbagliando a copiare i numeri: ma anche se avevo solo una serata per controllare le figure avrei comunque dovuto farlo, e non fidarmi. Essere tacciato di superficialità per un libro che è nato per raccontare «quello di cui parlereste mentre prendete un caffè con un amico» (è scritto sulla quarta di copertina) mi pare però parecchio buffo. Detto tra noi, poi, Anche tu matematico mi ha deluso. (Per Devlin, invece, il mio giudizio Dove va la matematica è estremamente positivo, mentre su Il linguaggio della matematica ho dei dubbi: ma sicuramente nessuno dei due libri è matematica pop)

Ma quella che mi è sconcertata di più è la recensione di “GaBe”, che posso citare nella sua interezza viste le dimensioni davvero ridotte: «Da appassionato della materia (e dell’autore che seguo costantemente in rete) mi aspettavo di più: anche per me il passaggio da blog a libro va ponderato maggiormente.» Vabbè, non è un segreto che quando mi è stato chiesto di scrivere questo libro la consegna è stata “Fa’ tanti pezzettini brevi da blog” – il che di nuovo ha un senso pensando alle chiacchierate da macchinetta del caffè, quando non è che ti puoi fermare più di tanto a chiacchierare. La domanda a questo punto è chiara: “Ma cosa avrei dovuto scrivere in un libro (di matematica)?”

Evidentemente la domanda non è poi così campata in aria, tanto che c’è persino chi mi ha detto che il testo è troppo difficile, e questo sì che mi ha davvero preoccupato. E voi – sia che abbiate letto il libro e quindi abbiate un’idea precisa, sia che non l’abbiate letto ma abbiate comunque un’idea di che libro vorreste – che mi dite? Almeno qui su un blog c’è la possibilità di un contraddittorio…

Ultimo aggiornamento: 2014-12-16 15:49

8 pensieri su “ma che avreste voluto?

  1. zar

    A me piacciono i capitoli un po’ più lunghi, con qualche spiegazione in più. Per esempio, in quello sul gioco di Penney avrei voluto capire come si calcolano le altre probabilità (oltre a quella – facile – che hai indicato tu). Magari ci scrivo un post :-)

  2. nicola

    Sì, gli errori di stompa nei libri sono il mostro di Lockness di ogni scrittore e di ogni casa editrice. Infastidiscono il lettore, quando va bene, altrimenti lo confondono e non gli fanno capire nulla.

    Detto questo è chiaro che la correzione degli errori va demandata a dei professionisti, che di solito non sono gli autori (e che sbagliano pure loro). Quindi assoluzione piena per te (che fra l’altro avevi scritto giusto), un po’ meno per la casa editrice.

    Però qui forse ci si dimentica di una cosa che qualche anno fa non era così agevole: oggi è possibile avvisare l’autore di quello che non va e correggere le successive edizioni o fare una pagina web di [errata-corrige].

    Per quanto riguarda il tema… la matematica ha un linguaggio specialistico che non tutti conoscono o sanno riconoscere. Alcuni concetti possono risultare ostici solo per alcuni semplicemente perché non li hanno mai visti o affrontati o perché sono fuori dal loro modo di pensare. Accontentare tutti non è possibile. L’unica cosa da fare e affrontare lo stesso tema da più punti di vista. Tu dai il tuo contributo.

  3. mestesso

    Premetto che non ho letto il tuo libro. Ho letto però altri blog convertiti a libro e qualche spunto di riflessione (non so quanto applicabile al tuo caso) c’è.

    Il blog per sua natura è molto legato alla realtà contingente, alias, prende spunto da un evento ben preciso e lo sviluppa. Per sua natura è quindi fortemente entrocontenuto, quindi necessiaramente molto parziale (nel senso che copre solo una parte delle problematiche legate alla realtà che descrive, lasciando più o meno nello sfondo il resto).

    Un libro-nato-libro invece è mediamente più meditato ed “orizzontale”, e nella lettura la differenza è palese. Anche i libri con capitoli leggibili in ordine indipendente hanno spesso un respiro, un fil rouge che li accomuna in un unico corpus. I bloggolibri (almeno quelli che ho letto io) no.

    PS gli errori e refusi vari sono inevitabili. Il mio semidio Knuth offriva una taglia per ciascun errore trovato. Nonostante ci mettesse anni a scriverne uno e sia uno estremamente scrupoloso, la lista degli errori viaggiava sulle decine…

  4. .mau. Autore articolo

    @zar: tu sei un matematico, non vale. Se avessi dovuto scrivere per matematici, il risultato sarebbe stato diverso :-) Del resto, io sto tentando di fare un ossimoro, cioè matematica qualitativa. Su questo ha ragione @nicola: se quella è la mia idea, devo aggiustare il tiro, anche se non risponderei alle critiche in quei commenti, soprattutto a quella di Roberto che da quello che ho capito avrebbe voluto un manuale ingegneristico. Per quanto riguarda i refusi, ormai si sa che se li deve controllare l’autore, e in effetti sul testo è quello che ho fatto (ma ho avuto due bozze e due settimane dall’ultima bozza). L’errata di per sé c’è, ma è a http://xmau.com/wp/caffe/errata/ : ergo nessuno sa dov’è :-( [magari modifico la recensione Amazon]

    @mestesso: il libro non è una conversione del blog: metà del materiale è nuovo, e un’altra parte (quella più vecchia, prima del Post) è stata riscritta da capo… La scelta di cosa mettere è stata anche guidata dall’avere un fil rouge; inoltre (ovviamente) non ho messo nulla di “contingente”, tipo parlare delle Field Medals perché erano state assegnate. Poi può capitare che io parli della matematica dello stare in coda partendo da uno scambio di tweet tra Strogatz e Krugman, ma anche senza lo scambio regge tutto ugualmente… le code le abbiamo sempre!

  5. nicola

    @.mau.
    Ma se la correzione degli errori la fa l’autore, l’editor che fa? C’è? Vebbè, se la situazione è questa ti ci vogliono una decina di betatester volontari, magari con competenze diverse: un matematico, un letterato, uno scassarotule. :-) Che poi la casa editrice paghi loro una cena fuori in compagnia, almeno!

    Per la pagina degli errata, forse converrebbe indicarla fin da subito nel testo in vendita.

    1. .mau. Autore articolo

      @nicola: l’editore per esempio fa la promozione del libro (e da questo punto di vista Codice lavora bene). Quello che manca è probabilmente la visione del libro come parte di un ecosistema: per esempio i link alla fine del libro sono stati tutti rifatti da me in prima bozza con un nome più facilmente copiabile: mica clicchi sulla carta! Se ci sarà un Pausa caffè 2, cercherò di spingere per un minisito “ufficiale” , o perlomeno un link esplicito al “mio” minisito.

      Matematica in pausa caffe ha avuto tre alfatester, due dei quali appartenenti alla categoria degli scassarotule e non a quella dei matematici (quello più “matematico” ha chiesto esplicitamente di non essere citato)

    2. Barbara

      (Non c’entra col post, ma volevo ringraziare per la bellissima espressione scassarotule).

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