POS o non POS

Devo ammettere che non mi stupisce mica il vedere che la legge che obbliga commercianti, artigiani e professionisti ad accettare pagamenti con «moneta elettronica» se la cifra supera i 30 euro non prevede sanzioni per chi non la rispetti: è una classica misura all’italiana, che serve per fare finta di aver compiuto chissà quale risposta epocale. Mi scoccia essere d’accordo col presidente del Codacons Carlo Rienzi, ma d’altra parte anche un orologio (analogico) rotto segna due volte al giorno l’ora esatta.
Il fatto è che ha ragione chi dice che una legge così era semplicemente un regalo per le banche. Perché il poter pagare con un Bancomat dovrebbe essere un vantaggio? Pensate mica che chi fa ricevute in nero cambierà abitudini? Continuerà a dire “se vuole pagarmi brevi manu, le faccio il 20% di sconto” e saranno tutti più o meno felici e contenti.

Ultimo aggiornamento: 2014-06-30 16:34

20 pensieri su “POS o non POS

  1. Giuseppe

    Infatti una legge più equa e sensata avrebbe

    1) introdotto un obbligo più generico di essere pagato per via “elettronica” — carta, ma anche bonifico bancario o assegno. Per quale assurdo motivo un libero professionista che lavora soltanto per una azienda o due deve installare un POS invece di incassare bonifici per le proprie fatture?

    2) introdotto regolamenti assai più duri per le banche che offrono POS, tipo: devi poterlo mettere abbinato a un conto che costi max X€ l’anno, bollo escluso (X <= 48); il comodato d'uso deve essere gratis per il primo pos, per le versioni PSTN e GSM, e costare ragionevolmente poco per i pos successivi; la chiamata deve sempre essere a carico della banca (i.e. chiama un numero verde); i costi di transazione devono essere in percentuale sul transato e non fissi, e max X% (X < 2). (In alternativa, un governo con più attributi maschili avrebbe sguinzagliato l'antitrust e fatto comminare multoni a 8 zeri visto l'evidente cartello in alto, con prezzi altissimi per il servizio pos senza alcuna giustificazione)

    3) obbligando tutti quanti a comunicare alla camera di commercio a cui sono iscritti a comunicare i dati sulle modalità di incasso elettronico accettate, e a rendere tali dati pubblici

    4) rendendo siffatto pagamento elettronico *obbligatorio* per cifre superiori a 100€, pena multe salate per chi paga e ultrasalate per chi incassa

  2. S.

    Considera questo esempio: un meccanico che non avesse il POS di fronte ad un cliente che chiede di pagare la riparazione (raramente sotto la soglia di 30 euro) con la propria carta Bancomat non potrebbe applicare il diritto di ritenzione sull’auto. Se ci prova il proprietario chiama le forze dell’ordine e riparte con la sua auto. Ed il meccanico ha perso lo strumento più efficace con i cattivi pagatori.

    Non è prevista sanzione, ma in alcuni casi il costo sarebbe maggiore della sanzione stessa.

    1. Giuseppe

      Secondo il CNF no, vedi la circolare 10 del 20/05/2014:

      “Qualora, poi, il cliente dovesse effettivamente richiedere di effettuare il pagamento tramite carta di debito, e l’avvocato ne fosse sprovvisto, la circolare specifica che “si determinerebbe semplicemente la fattispecie della mora del creditore, che, come noto, non libera il debitore dall’obbligazione. Nessuna sanzione è infatti prevista in caso di rifiuto di accettare il pagamento tramite carta di debito””

      1. S.

        Non è che non debba pagare (ovvio che deve), ma non puoi pretendere il pagamento immediato se tu non consenti l’uso di uno strumento che il legislatore abbia dotato di potere liberatorio.

  3. Bubbo Bubboni

    Insisto: il punto non è scovare con “indagini” automatiche i professionisti ladri e antipatriottici ma, sempre automaticamente, controllare se i gentili clienti possono permettersi (a norma di spesometro) quelle spese.

    Il “nemico dello stato” contro cui serve il POS sono i clienti. Tutti.

    1. mestesso

      Per definizione, chi è un dipendente non può evadere nulla. Togli dalla lista chi ha un contratto di lavoro dipendente, please.

      1. S.

        Quando ero impiegato gli operai dell’azienda facevano straordinari solo se regolarmente in nero. Tante ore, nessuna in busta paga.

        Ci sono dipendenti pubblici che fanno dalle 8 alle 14 in ufficio, poi vanno ad imbiancare o a tagliare l’erba. Rigorosamente in nero.

        Rimetti pure i dipendenti fra i possibili evasori.

        1. fb

          Nulla vieta a chi è dipendente di svolgere un secondo lavoro, o parte del primo lavoro, in nero. Concordo con Bubbo, le partite IVA, liberi professionisti o meno, sono già costrette a svolgere tutte le transazioni in forma elettronica, questa misura è volta a controllare lo spesometro dei clienti, non il redditometro dei professionisti.

        2. mestesso

          Guarda che chi evade le tasse pagando gli straordinari in nero non è mica solo il dipendente primo, secondo, fammi 2 conti due, e trovi che il dipendente si ciula la pensione col poco straordinario in nero, quindi non guadagna nulla (ma abbiamo detto che è poco intelligente quindi…). Il proprietario della azienda secondo te quanto nero deve fare per pagare lo straordinario agli operai? Giusto per dare delle misure eh.

          Ah, dimenticavo: se io dipendente guadagno meno di 2000 euro nei modi più vari non devo dichiararli. Sempre per dire. Un poco di buon gusto, per favore.

      2. Bubbo Bubboni

        Ah, allora lo spesometro non si applica mai ai lavoratori dipendenti, che ne sono pertanto esentati, come dice la legge.
        Ehi, ma la legge non lo dice!

        Allora chi è dipendende, dell’azienda che per comodità chiameremo “PRIMA”, potrebbe essere chiamato a spiegare perché il suo stile di vita non risulta congruente dato che, ad esempio, potrebbe anche lavorare in nero per un’azienda che chiameremo “SECONDA”.

        Io non metterei in lista nessuno, tranne chi ha scelto di assumere cariche pubbliche, ma il fisco non la pensa come me. Però serve avere il controllo di tutti i pagamenti e di tutti i cittadini, dipendenti o no. Mai dimenticare che *tutti* i cittadini possono essere luridi delinquenti, anche se hanno un contratto di lavoro e che fare indagini mirate e manuali non è gradito.

        P.S.: ma non girano le storie di quelli che hanno ricevuto le letterine dello spesometro? Ci sono eccome dei dipendenti, dei disoccupati, dei pignorati, ecc. ecc.

        1. S.

          Questa non la capisco. Se un dipendente percepise un compenso in nero mi pare ovvio che non corra a depositarlo in banca e che quindi poi paghi in contanti e non con il bancomat.

          1. Bubbo Bubboni

            Vero che un giro di “nero” assolutamente integrale sfugge ai controlli automatici e può essere scoperto solo con accurate indagini “manuali” che lo stato vuole a tutti i costi evitare.

            L’idea è quindi che se trovo che un cittadino (non un necessariamente un professionista o un’azienda ma chiunque) fa un certo tipo di acquisti allora c’è del nero o del non dichiarato.

            Basta poco: dalla spesa al supermercato all’acquisto dell’assicurazione, passando ovviamente per il conto in banca e il valore medio delle case nel CAP considerato.

            Es.: se acquisti una casa di tot mq e non la ristrutturi spendendo una certa cifra… allora hai pagato in nero i lavori o il prezzo di acquisto non era quello reale. (Evito i dettagli penosi sul fatto che il cittadino può ricorrere solo dopo aver pagato la sanzione, onere della prova, ecc. ecc. Basta documentarsi anche poco e si capisce come funziona realmente *oggi*, indipendentemente dal buon senso o dalle belle speranze di razionalità o di costituzionalità che i più distratti ritengono essere in vigore).

            Insomma lo stato sa bene che il “nero” integrale sfugge ma anche che i cittadini non hanno facilità a difendersi soprattutto se devono dimostrare di *non* aver fatto qualcosa.
            Per questo la campagna di criminalizzazione del nemico pubblico del giorno (evasori, imprenditori, falsi invalidi, dipendenti pubblici, esportatori di valuta, medici, professionisti, cassaintegrati, esodati, pensionati insomma tutti tranne [ALCUNI]) è praticamente parte dalla politica fiscale.

  4. mestesso

    Poter utilizzare il bancomat è un vantaggio (per l’utente finale). Non solo perché rende la vita più difficile a chi fa nero ma perché non è obbligato a portarsi in giro un mucchio di soldi.

    Certo, chi offre lo “sconto” dell’IVA a chi paga in contanti (con *garanzia* di lavoro in nero) continuerà a farlo, ma io cliente avrò la facoltà di scegliere, per lo meno, se accettare (il pagamento con gli assegni è meno facilmente tracciabile: come mai il caro nostro ex-ministro dell’interno pagò casa con assegni altrui?).

    Capisco poco invece chi dice che è un regalo per le banche: è un alibi. Le banche un professionista (che non lavora completamente in nero) le paga comunque. Fra l’altro è possibile utilizzare servizi tipo Four Square con cui tecnicamente parlando è possibile bypassare le banche italiane…

    Inoltre per contestualizzare meglio, stiamo parlando di un tasso sul 3-4%. In teoria il professionista di turno potrebbe dire: paghi col bancomat? Dammi il 4% in più. Oppure fa pagare a tutti il 2% in più. Lo farà mai? Domanda retorica, fa nero.

    @Giuseppe:
    il punto 1: l’obbligo riguarda chi ha per clienti finali soggetti fisici e non giuridici, alias il vero imprenditore non deve mettere il POS. Il punto 2, nulla ti viete di avere un conto all’estero su cui riversare i conti POS come ho detto sopra. Il punto 4 per il diritto italiano (e pure in qualsiasi stato UE) è illegale.
    @S.: non ho capito assolutamente niente.

    1. S.

      Il 3-4% è (era) sulle carte di credito, per chi transa veramente poco. Sul bancomat non si supera l’1,5% a stare alti.

      Nel mio esempio dicevo che se il cliente posso usare il bancomat con potere liberatorio secondo la legge (e non solo secondo contratto) allora il meccanico che dice che non accetta bancomat è inadempiente (come se non accettasse contanti sotto i 1000 euro). A quel punto io prendo la mia auto e gli dico che farò un bonifico, un giorno. Non può tenersi la mia auto (i meccanici di fiducia non lo fanno, agli sconosciuti invece sì) perché non ho i contanti per saldare il conto.

  5. Giuseppe

    @mestesso:

    1) Il DL 18 ottobre 2012, n. 179, che istituisce questa baracconata, stabilisce all’art. 15 comma 4 che “i soggetti che effettuano l’attivita’ di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, sono tenuti ad accettare anche pagamenti effettuati attraverso carte di debito.” Non fa distinzioni tra clienti fisici e giuridici.

    Stessa cosa viene ribadita dal D.M. Sviluppo Economico del 24 gennaio 2014:
    “L’obbligo di accettare pagamenti effettuati attraverso carte di debito di cui all’articolo 15, comma 4, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito con modificazioni dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, si applica a tutti i pagamenti di importo superiore a trenta euro disposti a favore dei soggetti di cui all’articolo 1, lettera d), per l’acquisto di prodotti o la prestazione di servizi. ”

    È cambiato qualcosa nel frattempo?

    2) Quale banche estere esattamente ti installano un POS fisico in Italia a costi inferiori di quelli praticati dalle banche italiane?

    (Sì, lo so che esistono soluzioni tipo PayPal POS, ma non c’è in Italia. Quale sarebbe l’offerta più conveniente per un commerciante oggi?)

    4) Per quale motivo dovrebbe essere illegale? Esiste già un limite di utilizzo del contante — sopra importi di 1000€ (erano 2500€ e poi ridotti a 1000€ nel salva italia, se non erro). Qualunque sia l’importo, se è legale imporre per legge pagamenti elettronici per cifre superiori a X, perché X non può essere 100? E se non è affatto legale, dove stanno i ricorsi? Dov’è l’EU a minacciare sanzioni perché (come tu dici) sarebbe illegale?

    1. mestesso

      Giuseppe, secondo te una persona giuridica possiede un Bancomat? Può avere intestate carte di credito, ma bancomat mmmh…

      Per il punto 2, il trucco sta tutto in chi ti fornisce il servizio. Non è detto sia una banca, non è detto che debba stare in Italia, basta un domicilio UE e non sforare un certa aliquota di transato. Sempre che non le vietino se fanno troppo successo…

      Per il punto 4, il diritto stabilisce che il vil contante deve poter essere utilizzato ed accettato per tutte le transazioni considerate ordinarie, dove per ordinarie si intende l’acquisto di beni di una certa categoria. Come per il paniere ISTAT si prende un poco per il culo la gente, ma tanto è. Al di sotto di questa soglia lo devi permettere.

      1. Giuseppe

        1) Si parla di generiche “carte di debito”. E sì, ovviamente una persona giuridica può possederne (aderenti a qualunque circuito, incluso pagobancomat). Rimane il punto che io, da libero professionista, dovrei accettare pagamenti con carta (e quindi dotarmi di POS fisico o virtuale) perché è quello che stabilisce la legge, invece di stabilire molto più ragionevolmente che è sufficiente accettare un qualunque tipo di pagamento elettronico.

        2) Infatti non ho negato la possibilità di usufruire di un servizio POS tramite un’altra banca UE, ma mi chiedevo se fosse effettivamente conveniente rispetto alle elevatissime tariffe italiane. Quale banca estera ti manda un POS in italia e ti offre un numero verde da chiamare?

        4) *Se* (e sottolineo se) c’è una legge che dice che il contante deve essere accettato per le transazioni “ordinarie”, allora è possibile stabilire, sempre per legge, che “ordinario” significa “sotto i 100 euro”, e sopra quella soglia è necessario usare pagamenti elettronici. Se una tal legge non esiste, allora basta abbassare i limiti già esistenti (1000€).

  6. layos

    Io credo che sia un modo per portare il livello di utilizzo di denaro elettronico in media con il resto dell’occidente, visto che si intuisce un legame abbastanza ovvio fra l’uso del contante e il molto nero che circola.
    Se i cittadini si abituano a non avere troppo contante e a pagare con le carte si creeranno anche meno circostanze in cui fare nero sia facile o possibile.
    Non sarà la soluzione definitiva, ma gutta cavat lapidem. Ogni piccolo passetto nella direzione giusta è comunque qualcosa.

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