Lem è etichettato come scrittore di fantascienza. Non sono mai riuscito a capire bene il perché: per quello che mi riguarda è uno scrittore, punto. Ad ogni modo questo suo libro (Stanisław Lem, La voce del padrone [Głos pana], Bollati Boringhieri 2010 [1968], pag. 243, € 16, ISBN 978-88-339-2126-6, trad. Vera Verdiani) lo si può definire “fantascienza” solo se prendiamo l’ipotesi alla base, che l’umanità ha scoperto uno strano segnale dallo spazio contenuto in un fascio di neutrini, e mettiamo i paraocchi. In realtà il testo è molto più legato alla nostra cara vecchia Terra e agli uomini, con una vena negativa (Lem ce l’ha contro tutti, dai politici ai filosofi, dalla religione alla scienza, e all’umanità tutta) ben rappresentata dall’impossibilità di trovare alcun senso compiuto ma solo piccoli frammenti che forse sono, o forse no, parti del “messaggio” inviato da non si sa bene chi.
Sono due le cose che mi hanno stupito: che il libro non fosse stato tradotto in italiano se non nel 2010, e che sia così attuale anche oggi. La seconda cosa si spiega appunto con il fatto che non si parla di fantascienza in senso proprio: gli amici dei mostri e dei viaggi spaziali probabilmente non apprezzeranno questo libro. Per quanto riguarda la prima, forse il problema era la guerra fredda: uno scrittore del blocco dell’est (che naturalmente ha ambientato la storia negli USA, non credo che l’Unione Sovietica avrebbe apprezzato di fare una figura barbina…) faceva fatica a essere pubblicato in Occidente, nonostante il successo di Solaris.
Gli unici dubbi che ho sono sulla traduzione di Vera Verdiani, che usa un registro molto pesante (ma non posso sapere se sia Lem stesso che abbia scelto questo registro, e quindi la traduzione sia corretta non solo formalmente ma anche praticamente…) e su un paio di marchiani errori matematici che mostrano che le bozze non sono state rilette accuratamente; però consiglio caldamente la lettura anche a chi non è un fan della sf.
Ultimo aggiornamento: 2013-11-23 07:00
Pensavo che i *grandi* scrittori di fantascienza fossero, per l’appunto, grandi scrittori. La Lessing ha avuto pure il Nobel.
Grandi =/= famosi: Asimov in inglese, ahimè, fa rimpiangere la traduzione italiana (per non parlare di Heinlein).
in che senso? Asimov l’aveva sempre detto, che la sua era una prosa piatta. Heinlein mi è parso pedante quando si mette a fare gli spiegoni, ma nei racconti pulp degli anni ’40 era divertente…
Nel senso che trovo la prosa di entrambi molto più piacevole nella traduzione italiana che nell’originale; Asimov in particolare è stato una vera delusione. Non sto parlando di noia, proprio di prosa legnosa e sgradevole.
Questo è in contrasto con, ad esempio, U.K. Le Guin – quando ho tentato “The left hand of darkness” in italiano ho finito a malapena il primo capitolo, mentre l’originale è scorrevolissimo. I libri SF della Lessing, a quanto ne so, non sono mai stati tradotti.