La Francia è una nazione in cui la divulgazione matematica è sempre stata fatta ad alto livello. Tanto per dire, quando lo Scientific American decise di dimezzare la frequenza della rubrica di giochi matematici l’edizione francese assoldò Ian Stewart perché scrivesse per loro e si conservasse così la periodicità mensile. Anche questo libro (Jean-Paul Delahaye, Giochi finiti e infiniti : Tassellature, infografica e libri senza fine [Jeux finis et infinis], Dedalo “La scienza nuova 154” 2012 [2010], pag. 226, € 16, ISBN 978-88-220-0254-9, trad. Edoardo Rivello, editing scientifico Elena Ioli) contribuisce a mantenere questa meritata fama. Come capita ormai spesso, per “giochi” si intendono sia quelli che in inglese si chiamano “plays” che i “games” più tendenti alle scienze economiche: il capitolo ad essi dedicato è però il più scontato, soprattutto per chi è avvezzo ai paradossi che mostrano che non apparteniamo alla specie homo oeconomicus. Ma tutto il resto del libro sarà molto probabilmente una novità anche per chi ha una discreta conoscenza del tema. Persino il primo capitolo, su Life di Conway, contiene risultati ben oltre quello che si legge in genere: le pagine sulle trasformazioni non distruttive delle figure hanno anche esempi molto carini, ma la parte migliore è senza dubbio quella sui giochi (plays) infiniti, col passaggio ai ricoprimenti fini del piano e dello spazio per arrivare agli assiomi sui Grandi Cardinali.
Considerazione finale: il libro è stato pubblicato con il contributo del ministero della Cultura Francese – Centre National du Livre, che immagino abbia pagato in tutto o in parte i costi di traduzione. Edoardo Rivello ha sicuramente reso molto scorrevole e leggibile il testo italiano, mentre ho qualche dubbio sull’editing scientifico di Elena Ioli, che ha inventato una mai sentita definizione “in x2” al posto di O(x2) per gli ordini di grandezza e soprattutto mi ha fatto dannare per capire la dimostrazione a pagina 161 in basso. Che il segno di maggiore fosse un minore era chiaro, ma mi ci è voluto un bel po’ di tempo per capire che i “cerchi” erano in realtà circonferenze. Sì, è colpa mia: il contesto avrebbe dovuto farmelo capire subito. Ma allora mi chiedo a che serve un editor scientifico!
Ultimo aggiornamento: 2012-10-20 07:00
Mau, in verità il fatto è che il direttore di Pour la Science di allora, Philippe Boulanger, era un feroce sostenitore della matematica, matematico egli stesso, ma soprattutto uno spaventoso conservatore. Non avrebbe modificato la rivista degli anni ottanta nemmeno sotto tortura. Nemmeno a prezzo di non venderne più una copia. E la sparizione di Ian Stewart sarebbe stata n colpo al suo smisurato ego. Le medaglie hanno spesso due facce, a volte di più…
@Marco: che Boulanger adorasse la matematica lo immaginavo, ho una raccolta di articoli di Pour la Science (finché si tratta di matematica la leggo anche in francese :-) ) Resta il fatto che qualunque fosse la faccia della medaglia per la matematica divulgativa andò bene…
Una volta tanto, per caso ho letto un libro pressoché in contemporanea con .mau.
Visto che sono dedito alle pignolerie, oltre a confermare l’ottimo livello del libro – senz’altro uno dei migliori di matematica divulgativa che abbia letto negli ultimi anni – mi diverto a osservare che la traduzione, pur molto buona, conserva qualche sentore del francese originale. Non si tratta neanche lontanamente di errori, ma di scelte linguistiche che probabilmente verrebbero meno spontanee se non si partisse dal francese: una relativa abbondanza di impersonali e di partitivi, l’uso ripetuto di “taglia” per dire “grandezza”, “dimensioni” (o più tecnicamente “cardinalità”), cose così.
@Daniele per una volta si legge una traduzione che non ha sentore di inglese :-) (presenti esclusi, ovviamente)