Se abitate in Lombardia o nel Lazio probabilmente vi sarete cuccati anche voi la pubblicità di Sorgenia per la Scuola. Sorgenia (accento sulla e) è un operatore alternativo di energia elettrica: come sapete c’è la liberalizzazione e quindi puoi usare chi vuoi come erogatore di energia (che poi la rete elettrica sia una sola e non si capisca nemmeno bene chi sia il produttore energetico e come produce l’energia è un tema secondario). Peccato che da un lato ci sia la solita inerzia di chi deve cambiare, dall’altro non è che ci possa essere chissà quale differenza di prezzo. Che succede allora? Quelli di Sorgenia hanno avuto un’Idea Meravigliosa: un programma che istiga i genitori a cambiare fornitore per la luce, in cambio di un certo numero di punti che verranno assegnati alla scuola dei loro pargoli che avrà la possibilità di comprare la carta igienica o il toner per le stampanti senza chiedere il volontario contributo coatto a inizio anno scolastico. Nella migliore delle tradizioni, poi, ci sono i bonus se più di cinque famiglie nella stessa scuola passano a Sorgenia.
Occhei. È vero che è una vergogna avere la scuola gratuita a parole ma con obolo “volontario” nei fatti (sarebbe molto più serio a questo punto che il contributo fosse ufficiale, esattamente come il ticket sulle medicine). Ma per me è ancora più una vergogna farsi pubblicità in questo modo. Poi voi dite quello che vi pare.
Ultimo aggiornamento: 2011-11-24 15:50
in realtà, le raccolte punti per donare infrastrutture alle scuole ci sono anche qui in UK: Sainsbury’s (uno dei maggiori supermercati) ne ha una; EDF ne ha un’altra. sono donazioni detraibili dalle tasse, AFAIR l’equivalente di considerare la scuola pubblica un’associazione caritatevole.
Io non vedo problemi e non provo vergogna (se non per il problema in origine dell’obolo, che vale anche nelle materne per la cronaca). Anzi, più aziende versano un obolo e meglio è. Lo so, sono molto machiavellico.
@ebassi, anche in Italia. Da una decina d’anni c’è la raccolta punti “Dixan per la scuola”, http://www.dixanperlascuola.it/passate-edizioni/edizione-prima-quinta
Non sarà un caso che questa sia così longeva e quindi immagino ce ne siano anche altre.
Questo problema del finanziamento diretto e creativo dei servizi essenziali è parte integrante della versione neoliberista degli stati. Effettivamente in UK avevo già visto delle richieste di spiccioli per servizi che altrove sembrano ancora non negoziabili e tali da meritare capitoli di spesa nel bilancio dello stato.
E’ una vergogna, ma è anche divertente collezionare tutti di modi di aggiungere tasse supplementari che stanno proliferando nel mondo.
E il bello è che, se non finisce prima questa ideologia, alla fine si arriverà anche ad avere delle imposte statali, proporzionali, costituzionali, ecc. ecc. “ridotte”!
@bubbo: sei libero di pensarla come vuoi, ma attento ad usare i termini: *non* si può chiamare tassa il caso in cui nel prezzo di un bene è compresa una quota che viene stornata ad altri fini (che non siano la remunerazione di chi lo vende).
Le tasse le fa solo lo Stato, non i privati ;-).
Nel libero mercato ognuno fa il prezzo che vuole e lo giustifica come gli pare. Le tasse le devi pagare, il detersivo con il dono allegato no.
Il liberismo (inteso nella dismissione di servizi tipo la sanità considerati essenziali) determina fatalmente meccanismi di questo tipo, ed io (appartenete alla extra-sinistra) sono ben contento se una briciola viene meglio redistribuita dove dovrebbe. Anzi, per me è una specie di contrappasso che chi più consumi più dia indietro qualcosa.
@mestesso: giusta la puntualizzazione, ma anche non sembra non uso i termini a casaccio, solo a mio modo :-)
Per la teoria liberista lo stato può definire liberamente il proprio intervento in economia, es. il medesimo Milton Friedman riteneva che l’esercito non fosse privatizzabile e anche l’OCSE permette una certa flessibilità per ragioni storiche e per evitare “uprising”.
Però lo stato deve assolutamente tendere a sparire perché il mercato bla, bla, bla, anche se lo stato deve perequare un minimo per evitare che i maginali manifestino eccessi di disagio a loro modo e per bla, bla, bla.
Siccome lo stato non deve, sempre per la teoria, produrre richezza da solo, ma la può solo redistribuire, impone le tasse e quello che impone sono, come giustamente noti, tasse.
Però, dal punto di vista politico, scegliere liberamente di non esserci in certi settori (per scegliere altrettanto liberamente di essere in altri), crea o riduce sia gli spazi di mercato sia le esigenze di tasse.
Quindi se lo stato sceglie, accogliendo l’ordine dell’OCSE e a tutela degli amici presenti in quel certo mercato, di spendere di meno per la scuola di fatto chiede ai cittadini un nuovo esborso di denaro. Analogamente se non si occupa affatto di scuola e la lascia alla maggiore efficienza del mercato (ahahaha) i cittadini dovranno pagare una non-tassa perché le loro tasse non sono andate in quella direzione.
Insomma pagare per servizi essenziali equivale (dal mio punto di vista) a pagare tasse perché è lecita l’aspettativa, non-liberista ma costituzionale, che lo stato fornisca i servizi essenziali a tutti, blablabla.
Anche perché, ma non è il caso di questa scuola credo, lo stato punisce chi non rispetta l’obbligo scolastico e spende milioni di euro per dotarsi di istituzioni che non fanno mancare periodici e inutili blabla sull’importanza… dell’istruzione! :-)
P.S.: E’ intervenuto davvero il ministro per coesione territoriale in merito all’ultima strage a mezzo frana. E io che ci scherzavo…
@Bubbo: attento ad usare i termini in modo improprio: in questo posto non ci sono problemi, ma altrove … :-).
Cmq, se tutti pagassero le tasse, il mondo sarebbe molto diverso…
A me sembra una bella iniziativa: la scelta di aderire è libera, così, chi vuole, può contribuire a migliorare la scuola dei propri figli.
Da questo punto di vista è meglio di chi ti regala buoni benzina (che aumentano pure linquinamento! :-))
E poi mi sembra trasparente, ti dice chiaramente quali sono le condizioni per partecipare.
@Anna Maria: hai dimenticato il bonus se in una scuola si supera un certo numero di adesioni. Questo porta facilmente al rischio di essere “gentilmente” invitati a partecipare…