Archivi annuali: 2010

il dramma delle biblioteche

Repubblica fa un articolo sulla crisi delle biblioteche italiane, cui sono tagliati i fondi e che rischiano di chiudere e/o di non poter più acquistare nuovi libri, tanto che si chiede alla gente di regalare loro i libri già letti oppure si studiano nuove possibilità di sponsorizzazione dei nuovi acquisti.
A parte stupirmi che chi ha scritto l’articolo non ha nemmeno accennato alla direttiva europea che impone un pagamento agli editori per le opere nele biblioteche (vedi Non pago di leggere) mi chiedo se chi ha scritto l’articolo si è spostato dall’isola ancora felice di Emilia e Toscana. Nella biblioteca di quartiere che io frequento relativamente spesso è vero che i nuovi acquisti sono ridotti da un pezzo al lumicino; ma è anche vero che non ci sarebbe comunque spazio per collocare altri libri, a meno di buttarne via alcuni. Il prestito interbibliotecario funziona molto bene, per fortuna, e non è mica quel problema riportato nell’articolo: se il problema è che il lettore deve sempre poter sfogliare le ultime novità prendendole dagli scaffali aperti, si può tornare al vecchio sistema delle case chiuse, dove le ragazze… pardon, le opere comprate da poco vengono ruotate da una biblioteca all’altra durante i primi mesi.
Ma poi la domanda sorge spontanea: sono davvero cresciuti gli utenti delle biblioteche che prendono libri in prestito? La nostra nazione sta finalmente tirando su una razza di italici lettori? Io inizierei da lì, e poi tornerei indietro ai problemi delle biblioteche.

Ultimo aggiornamento: 2010-10-06 14:13

L’incredibile viaggio di Pomponio Flato (libro)

[copertina] Eduardo Mendoza è un giallista, potremmo dire. Ma dobbiamo dirlo con molta attenzione, visto che è forse meglio parlare di parodista. Tanto per dire, in questo libro (Eduardo Mendoza, L’incredibile viaggio di Pomponio Flato [El asombroso viaje de Pomponio Flato], Giunti 2008 [2008], pag. 192, € 12.50, ISBN 978-88-09-06159-0, trad. Francesca Lazzarato) il protagonista, un patrizio romano dell’ordine equestre che soffre pesantemente di problemi intestinali, viene ingaggiato da un ragazzino palestinese per dimostrare l’innocenza del padre Giuseppe, il falegname della cittadina di Nazaret, accusato di avere ammazzato il ricco Epulone. Come avrete intuito, il bimbo è Gesù, e la storia è piena di personaggi e brani evangelici, che in quel contesto suonano molto strani. Le abilità di Pomponio come detective ricordano quelle del dottor Watson, ma alla fine tutto si risolve per il meglio. Ottima la traduzione, che mantiene lo stile di una versione dal latino (ma la Lazzarato è la curatrice della collana, quindi immagino che se si è scelta questo libro l’aveva apprezzato); non concordo solo con la scelta del termine “inculare”, che nel contesto mi pare stridere troppo.

Ultimo aggiornamento: 2010-10-06 07:00

quisquilie di un giorno qualunque

– Si lamentano in tanti perché Romani è stato nominato ministro dello Sviluppo Economico, dicendo che è un amichetto di Berlusconi, e che ha sempre fatto i suoi voleri, e che adesso lo strapotere di Silvio nelle televisioni aumenterà ancora di più, e che c’è un enorme conflitto di interessi. Però Romani era prima viceministro alle Comunicazioni; tutti i danni che poteva eventualmente fare li ha fatti lì. Cosa mai potrebbe fare di più all’Industria?
– (a Galatea che si chiede se qualcuno ha fatto una foto della faccia di Calearo, quando hanno annunciato il nome del nuovo ministro: io più che altro mi chiedo se qualcuno ha registrato il sospiro di sollievo di Uòlter Ueltroni.
– Il Corsera piange perché non si fa l’Alta Velocità tra Milano e Trieste, e fa dire al presidente della commissione infrastrutture della Confindustria veneta che «nel 2014 l’intera A4 arriverà alla saturazione e quindi spostare le merci dal trasporto su gomma a quello su rotaia è necessario due volte». Che c’entra tutto questo con l’alta velocità?
– Il PdL si lamenta del Copasir: la commissione che dovrebbe controllare i servizi segreti è a loro parere squilibrata perché ci sono troppi finiani e quindi non c’è più la proporzionalità richiesta. Molto opportunamente a sinistra stanno tacendo: forse si ricordano che in questa legislatura la presidenza della commissione (che va storicamente all’opposizione) era stata data a Rutelli come premio per avere perso le elezioni al comune di Roma, ma non appena Cicciobello andò via dal PD per fondare l’API gli venne subito tolta per consegnarla a Minimo d’Alema.
– Berlusconi ha perfettamente ragione quando afferma che il Pm De Pasquale sta facendo dei giochetti contro la legge per spostare avanti la data della prescrizione per il processo Mills. Mi chiedo quanti dei suoi elettori si siano accorti che la sua è un’implicita ammissione di colpevolezza (non che potesse fare chissà cos’altro, viste le motivazioni della condanna a Mills)

Ultimo aggiornamento: 2010-10-05 12:01

Il web non è un giornale

Ne hanno già parlato in tanti, della sentenza della Corte di Cassazione che ha annullato senza rinvio (detto in altro modo, ha sentenziato che il reato non c’era affatto) la condanna inflitta al direttore del sito web Merateonline che era stato denunciato dall’allora ministro Roberto Castelli e dal sindaco di Calco Giuseppe Magni per omesso controllo, visto che a loro detta nel sito sarebbe stata pubblicata una email che affermava che i due non avessero effettivamente ricevuto una lettera contenente dei proiettili come da loro affermato, ma il tutto fosse stato architettato dai due per farsi pubblicità. Il testo in questione non era presente negli archivi del sito; non sta a noi stabilire se era stato cancellato (prima o dopo la querela).
I punti che mi paiono interessanti sono vari. Il primo è che il direttore di Merateonline Claudio Brambilla era stato assolto in secondo grado… o meglio, il reato era stato dichiarato estinto per avvenuta prescrizione. Brambilla però non c’è stato, non voleva una macchia del genere, ed è stato lui a ricorrere in Cassazione… più o meno quello che fanno svariati uomini politici, no? La seconda cosa è che nella sentenza si afferma che se il direttore fosse stato d’accordo con quel testo allora il reato non sarebbe stato di omesso controllo bensì di diffamazione: questo sembrerebbe implicare che la cosa più importante da farsi è prendere immediatamente le distanze da eventuali commenti illeciti postati su una testata online. Ma il punto chiave è l’ultimo; nella sentenza si legge che la Corte ha accettato la tesi difensiva secondo cui in questi anni l’articolo 57 del codice penale (quello appunto sull’omesso soccorso) è stato più volte modificato in questi anni, ma il legislatore non ha mai inserito una clausola equiparante la stampa telematica a quella cartacea, e quindi si deve supporre che non la considera equiparabile. Naturalmente questa è una brutta notizia, perché darà una marcia in più a chi vuole rendere più difficile la possibilità di avere siti liberamente commentabili (cosa che è diversa dal diffamare, nel caso non ve ne siate accorti). State attenti.

Ultimo aggiornamento: 2010-10-04 22:41

“Social Killer”

Vito Di Bari mi ha scritto qualche giorno fa segnalandomi l’imminente uscita di quello che lui definisce “il primo romanzo multipiattaforma in Europa”, dopo avere scritto diversi saggi sul Web 2.0.
Social Killer è un thriller, il cui primo capitolo apparirà dopodomani (il 6 ottobre); chi vorrà leggerlo potrà liberamente scaricarsi sul telefonino un capitolo al giorno, interagire con i profili Facebook dei personaggi del libro, e partecipare alla caccia all’assassino sul blog-a-tempo http://www.datebook.it/. C’è anche un video di presentazione, che potete trovare su YouTube: confesso però di non averlo visto (come forse sapete, la mia religione pone severi limiti sulla fruizione di contenuti video di ogni tipo)
Non so se questa versione 2.0 dei romanzi d’appendice incontrerà il favore dei lettori socialcosisti; sicuramente è un tentativo molto interessante, anche per vedere se in Italia esiste davvero una forte comunità online con un certo tipo di interessi.

Ultimo aggiornamento: 2018-06-26 16:41

La bestemmia è il meno

Ieri sulla Stampa ho letto il testo delle due barzellette raccontate da Berlusconi e che hanno scatenato l’ennesimo putiferio, con tanto di piccata dichiarazione del premier che si è lamentato che la barzelletta – non so quale delle due, visto che di una ci dovrebbe essere un video girato all’Aquila con dei militari, e non credo sia andato là come privato cittadino – era stata raccontata in privato, e quindi veniva violata la sua privacy.
La barzelletta sugli ebrei, a parte dipingerli stereotipamente come dei ricconi, non è che dica molto; ma su quella con la bestemmia credo valga la pena spenderci su qualche parola. Il problema non è la bestemmia, che pure dovrebbe essere ancora passibile di condanna nel nostro ordinamento; sono della scuola di quelli che pensano che se la vedrà a suo tempo con il buon Dio. Nemmeno l’aver infilato nella barzelletta Rosy Bindi è un vero problema; al limite è un’opportunità per il suo analista che sicuramente avrà molto da lavorare sui motivi che impediscono al premier di togliersi dalla testa il presidente del PD. Ma quelle sono cose personali, o almeno a mio parere non ci sono ancora gli estremi per parlare di harassement ancorché non sexual.
Quello che trovo davvero preoccupante è la barzelletta. Una barzelletta così fa solo ridere i bambini di undici anni: non è nemmeno grossolana o di pessimo gusto, ma proprio stupida, basandosi su un gioco di parole che non ha alcun senso per conto suo e serve per poter fare la bestemmia finale liberatoria. Per dire, da un punto di vista puramente lessicale è meglio la battuta del passerotto piemontese che fa “pio pio” ma dopo che è scampato per un pelo a una raffica di pallettoni sparati da un cacciatore cambia vero in “pio faus”; sempre roba da undicenni, ma con una sua coerenza linguistica che manca nel “pronunciare il maschile dei nomi dei fiori”.
Ora io posso concepire di essere governato da un puttaniere, o persino anche da un delinquente; ma l’idea che a capo dell’Italia ci sia uno che si diverta con le battute degli undicenni (ma anche che pensi che i suoi interlocutori si divertano con battute simili) mi fa venire la pelle d’oca.

Ultimo aggiornamento: 2010-10-03 17:55

giochi della domenica: Fill Zone, Liquid Measure

Questo Fill Zone sembra banale, ma vi assicuro che non lo è affatto. Occorre far diventare tutto il quadrato dello stesso colore: l’unica mossa che avete a disposizione (a parte due “mischia tutto” all’inizio, se proprio volete) è scegliere un colore da versare su quel quadretto, e che ricoprirà tutta la fascia contigua di quel colore. Dovete cercare di risparmiare mosse per quanto possibile, perché a ogni schema ne avrete di meno ma potete sfruttare quelle che avete risparmiato :-)
Per i più piccoli lascio invece Liquid Measure, giochino ungherese che richiede di mettere tubi e contenitori in maniera tale da recuperare tutta l’acqua. Sarebbe stato utile un paio di settimane fa a Milano durante l’esondazione del Seveso
(da Passion for Puzzles anche stavolta, anche se il link a Fill Zone era sbagliato)

Ultimo aggiornamento: 2010-10-03 07:00

_Mathematics – The Loss of Certainty_ (libro)

[copertina] La matematica è la quintessenza del ragionamento deduttivo, ed è l’unica scienza che ci dia delle certezze, no? Falso. In questo saggio di filosofia della matematica (Morris Kline, Mathematics – The Loss of Certainty, Oxford University Press 1980, pag. 366, $19.95, ISBN 978-0-19-50385-3) Morris Kline mostra non solo che la matematica non ha certezze, come forse molti hanno intuito cercando di capire il significato del teorema di incompletezza di Gödel, ma che il suo sviluppo è stato molto meno “matematico” di quello che ci vogliono far credere, che Euclide si è dimenticato una mezza dozzina di postulati, che le stagioni del rigore sono state brevi e che il rigore di ieri non è quello di oggi e quello di oggi non sarà quello di domani, che non è vero che la matematica modelli il mondo reale e che curiosamente la perdita della fede in Dio si sia riflessa sulla perdita della fede nella matematica stessa. Kline ritiene inoltre un fallimento lo sviluppo della matematica dell’ultimo secolo, avvitata in sé stessa; secondo lui la fecondità della matematica sta nel modellare, ancorché imperfettamente, il mondo reale. In definitiva, un libro piuttosto pessimista, anche se c’è una nota positiva sul fatto che si può fare matematica (e la si fa) anche in maniera più intuitiva.

Ultimo aggiornamento: 2020-01-05 17:33