Repubblica fa un articolo sulla crisi delle biblioteche italiane, cui sono tagliati i fondi e che rischiano di chiudere e/o di non poter più acquistare nuovi libri, tanto che si chiede alla gente di regalare loro i libri già letti oppure si studiano nuove possibilità di sponsorizzazione dei nuovi acquisti.
A parte stupirmi che chi ha scritto l’articolo non ha nemmeno accennato alla direttiva europea che impone un pagamento agli editori per le opere nele biblioteche (vedi Non pago di leggere) mi chiedo se chi ha scritto l’articolo si è spostato dall’isola ancora felice di Emilia e Toscana. Nella biblioteca di quartiere che io frequento relativamente spesso è vero che i nuovi acquisti sono ridotti da un pezzo al lumicino; ma è anche vero che non ci sarebbe comunque spazio per collocare altri libri, a meno di buttarne via alcuni. Il prestito interbibliotecario funziona molto bene, per fortuna, e non è mica quel problema riportato nell’articolo: se il problema è che il lettore deve sempre poter sfogliare le ultime novità prendendole dagli scaffali aperti, si può tornare al vecchio sistema delle case chiuse, dove le ragazze… pardon, le opere comprate da poco vengono ruotate da una biblioteca all’altra durante i primi mesi.
Ma poi la domanda sorge spontanea: sono davvero cresciuti gli utenti delle biblioteche che prendono libri in prestito? La nostra nazione sta finalmente tirando su una razza di italici lettori? Io inizierei da lì, e poi tornerei indietro ai problemi delle biblioteche.
Ultimo aggiornamento: 2010-10-06 14:13