Nonostate gli strepitii di Ignazio La Russa, è ben difficile riuscire a trovare un cavillo legale per riammettere la lista romana del PdL alle regionali del Lazio. D’accordo che il partito fin dal suo nome si arroga la libertà di fare quello che gli pare, ma se la legge dispone un termine ultimo tu a quel termine ultimo ti devi attenere. Se io pago le tasse un giorno in ritardo non è che possa portare in piazza un po’ di persone per evitare le sanzioni, no?
Tenuto da parte il caso del listino Polverini in Lazio almeno fino alla pubblicazione del ricorso, resta la situazione lombarda. A quanto pare, il PdL avrebbe anche bisogno di un pallottoliere, visto che ha affermato di avere presentato 3935 firme mentre ce n’erano soltanto 3628 (tutto questo lasciando stare per il momento la validità dei timbri non tondi). Che può fare la destra, se effettivamente le firme non valide non lo sono per ragioni sostanziali e non formali?
Come sempre, ci sono varie opzioni. Far finta di niente e ammettere lo stesso la lista per decreto, come Massimo Franco sul Corsera vorrebbe, mi sa che porterebbe a sollevazioni non solo in Italia ma anche all’estero, perché sarebbe davvero in spregio alle regole. Potrebbero tentare di fare una sanatoria generale, ammettendo tutte le liste che si sono presentate ma non hanno portato abbastanza firme, come ad esempio i radicali (che in Lombardia avrebbero corso da soli): formalmente garantista per tutti, nella sostanza un provvedimento sfacciatamente di parte.
Resta un’ultima ipotesi: non ammettere il listino Formigoni, ma accettare le liste ad essa collegate, che per legge sarebbero automaticamente escluse. Certo, è una modifica in corsa alla legislazione (nazionale, tra l’altro, visto che la Lombardia non ha mai promulgato una legge regionale per disciplinare le elezioni); però onestamente mi pare corretto che gli elettori possano votare per i candidati di PdL e Lega, le cui liste sono state correttamente presentate. Cosa succederebbe a questo punto? Si può presumere che la destra non avrebbe il governatore e nemmeno il premio di maggioranza – i sedici candidati del listino; però nel proporzionale avrebbe una maggioranza tale da rendere difficile se non impossibile la governabilità della regione, e quindi si arriverebbe forse già l’anno prossimo a nuove elezioni… dove Roberto Formigoni potrebbe ricandidarsi, visto che un giro l’ha saltato. Un anno di blocco istituzionale farebbe male alla Lombardia, ma che ci volete fare?
(ah sì, immagino che in questo caso PdL e Lega impugneranno subito l’elezione di Errani a governatore dell’Emilia, visto che anche lui, come Formigoni, è ineleggibile. Fanno solo bene, ma è una misera rivincita)
Ultimo aggiornamento: 2010-03-04 09:14
Umm, i precedenti abbondano e sono per ammettere tutti e poi si vede. Quando si arriva al poi risulta che va bene così.
Non dimentichiamo che sono gli stessi principi del diritto e del senso dello stato che, da anni, si annullano le multe per affissioni abusive durante la campagna elettorale, o che offrono (in una certa regione) 100.000 euro a testa come buonauscita per i poveri consiglieri non più eletti.
Insomma nulla è impossibile. Quanto all’estero credo che se ci fosse un rigoroso rispetto delle norme (per quanto mal scritte e strapiene di casi non previsiti) allora sì che la guadagnata fama di nazione inaffidabile e caotica si consoliderebbe per sempre.
Se io pago le tasse un giorno in ritardo non è che possa portare in piazza un po’ di persone per evitare le sanzioni, no?
Immagino sia un commento ironico senza faccina: con tutte le sanatorie promulgate negli ultimi tempi una in più od in meno dal punto di vista della prassi non cambierebbe un ette.
mi sa che porterebbe a sollevazioni non solo in Italia ma anche all’estero, perché sarebbe davvero in spregio alle regole
All’estero si metterebbero a ridere, come già fanno. Tutti sanno come funziona in Italia: chi vuole fare business si abitua. Chi non vuole non entra e basta. Anche qui non cambia nulla rispetto al passato, perché è sempre stato così, non è certo una novità.
In casa, vale la stessa regola. .mau., sai quante volte la presentazione delle liste è stata regolare? Io conosco gente che fa questo per lavoro, e ti dico che finora nessuno ha fatto il fiscale perché tutti guadagnavano qualcosa. Ora qualcuno si trova fuori dalla torta da spartire sia perché quest’ultima si è rimpicciolita, sia perché alcuni equilibri storici sono saltati, e ha scoperchiato una realtà nota da tutti: nessuno osserva (pienamente) le regole. Io so di liste cambiate la notte prima dell’ultimo giorno, con firme false perché materialmente non c’era il tempo di fare diversamente, e questo *anni* fa, non ieri l’altro.
A questo poi c’è il ridicolo dell’ordine dei simboli sulle schede, che è quello di presentazione. Così, ad od ogni tornata, c’è la lotta per andare al primo od all’ultimo posto, quelli più visibili e votati dagli incerti dell’ultima ora (sono voti,non sono molti ma ci sono e ci si appiglia a tutto). Sì, è da fessi votare così, ma è una realtà e bisogna tenerne conto. Il PdL voleva stare in fondo, ed è andato oltre…
Per me vano cambiate le regole ed in modo serio. Comunque. Così è una presa per il culo.
» .mau., sai quante volte la presentazione delle liste è stata regolare?
Penso relativamente poche, ma nessuno può dimostrarlo.
» Così, a ogni tornata, c’è la lotta per andare al primo od all’ultimo posto, quelli più visibili e votati dagli incerti dell’ultima ora
ero convinto che da una decina d’anni almeno le posizioni venissero sorteggiate… (arrivare per primi significa che in caso di firme doppione valgono le tue, e quindi ha ancora un senso)
@.mau.: io penso che i grandi partiti siano fuori dalle regole molto frequentemente, e quelli piccoli assai di rado. Poi giudica tu se in termini assoluti sia “relativamente poche” ;-).
A mia saputa, per le regionali/provinciali/comunali non c’è sorteggio per l’ordine delle liste. Forse (non conosco le regole) non vale a livello nazionale.
@.mau.: mi pare che, per le nazionali, le eventuali firme doppie siano un reato penale. Ahhh, già ma per il cittadino non per il partito che le presenta!
Sulle irregolarità nella presentazione è facile fare qualche conto, i ricorsi sono sempre abbondanti e, anche se accolti, segnalano comunque un problema.
Ripeto, speriamo bene per l’estero. Che non rimangano delusi o stupiti proprio ora che è in atto una fuga delle multinazionali e che gli investimenti esteri sono praticamente spariti. Almeno un po’ di certezza che c’è una situazione di illegalità istituzionale perenne è un dovere morale di cui qualcuno dovrebbe farsi carico.
@Bubbo: le multinazionali fuggono dall’Italia per ben altri motivi. In primis che i mercati con tassi di crescita elevati stanno da altre parti e i business si portano più vicini possibile al fuoco che scalda ;-).
@mestesso: un fenomeno complesso ha sempre tante cause. Però in settori dove prevalgono le infrastutture (che quindi non sono delocalizzabili in toto) hai bisogno che le regole siano chiare e che non cambino repentinamente a casaccio.
La perenne confusione istituzionale e la possibilità di aggirare le leggi (anche per i tuoi concorrenti) fa tanto tipico ma, stando ai dati, non basta più.
Poi bisogna aggiungere la pressione fiscale (in volume ma anche in “forma” perché ancorata a presupposti senza senso), le scarse infrastrutture, la scarsa qualità della formazione scolastica e una marea di costi che altrove non esistono, ecc. ecc.
Almeno la certezza che le norme di legge non vagono per gli amici sarebbe una garanzia e una regola, finalmente, rispettata.
In primis, il noto editorialista Franco del Corriere vorrebbe ben altre cose. Meglio stare attenti.
In secundis, non vedo perchè un anno di blocco istituzionale in Lombardia nuocerebbe a tutti. Fermare – almeno per un po’ – la banda CLL (Cl + Lega) farebbe solo del bene. :)
PS. Sono io la causa per cui i radicali non hanno potuto presentare la lista. A Como tre settimane fa ho rifiutato di firmare, e ne sono fiero, anche visto il listino che la Bonino ha presentato a Roma.
PPS. Il “listino” è una delle cause dell’imbarbarimento della politica regionale. Vedasi il sempre più preziosissimo “Il costo della Democrazia” di quei comunistacci di Salvi e Villone.