gioco della domenica: GridWorks

Il gioco per questa settimana è uno di quelli di logica: logica molto compressa perché lo schema di GridWorks è 3×3. All’interno di questo quadrato bisogna mettere nove simboli (tre forme, ciascuna in tre possibili colori) rispettando le regole che vengono date.
Interessante il fatto che le regole possono essere positive (“A sta vicino a B”), ma anche negative (“A non può stare vicino a B”). Al momento ci sono più di cento schemi, suddivisi in due livelli di difficoltà per chi si vuole divertire con poco o con molto.
(via SmartKit)

Ultimo aggiornamento: 2009-08-16 07:00

12 pensieri su “gioco della domenica: GridWorks

  1. mfp

    Tu dovresti cambiare mestiere… un po’ per sfogare la tua passione viscerale, l’amore per la tua nobile materia… un po’ per sfogarlo in modo costruttivo. Miscere utile dulci. Bisogna prendere tutti gli insegnanti di matematica del paese e metterteli attorno con i loro bambini, tu selezioni i giochi, e loro li propagano ai loro pupilli. Se no non smetterai mai di romperci le scatole a noi co’ sti’ giochetti tutte le sante domeniche… ‘n’e’ cattiveria… ma io mi ci incastro per ore, non riesco a resistere, e c’ho una certa eta’, mi ci son perso per anni con i problemi logici, non ne ho bisogno e anzi mi fan male, bastaaaaaaaa…

  2. .mau.

    @mfp: me che ti fanno di male i giochini? (sempre ben segnalati, poi, così non puoi nemmeno dire di esserci finito su per sbaglio). E perché sei costretto a cercare compulsivamente di terminarli? Io ci dò un’occhiata per vedere se può valer la pena pubblicare il link, ma non tento mai di finirli!

  3. mfp

    Mau, e’ dal 2001 che ho iniziato a mescolare problemi meccanici e problemi organici, e’ dal 2006 che mi confronto solo con macchine organiche per recuperare gli anni passati a stressarmi con le cose complicate, e praticamente da sempre (anche se l’ho razionalizzato solo nel 2006) che non mi vado lamentando dagli altri per le mie nevrosi (ie: sono contrario alla censura). Era solo un modo eclettico per ribadire quello che hai espresso qualche giorno fa… e cioe’ che la logica e la matematica andrebbero insegnate da persone appassionate che riescono a giocare con i bambini invece di fargli due coglioni come una casa, e poi lamentarsi ovunque che crescono talmente male da non sapersi nemmeno fare i conti in tasca. (e analogamente le materie umanistiche; storia, filosofia, letteratura… se venissero insegnate usando le schede di Freeciv gli rimarrebbe molto di piu’…)

  4. .mau.

    @mfp:
    » la logica e la matematica andrebbero insegnate da persone appassionate che riescono a giocare con i bambini invece di fargli due coglioni come una casa,
    No, andrebbero insegnate da persone che sanno insegnare. È una cosa diversa, te l’assicuro.

  5. mfp

    E cos’e’? Intendi indottrinare (lat. docere)? Io credo che intendiamo la stessa cosa. Pero’ mi sa’ che o non ci siamo capiti per miei problemi di presentazione, o io sono greco (illuminare tutte le possibilita’ e lasciar che ognuno cerchi il proprio demone) e tu cristiano (avere l’ossessione di fissare la propria materia nella mente altrui). Intanto, disambiguazione:
    persone appassionate := che c’hanno sbattuto abbondantemente la capoccia; cfr. lat. passus, sofferto; quante volte ti sei costretto (es: esame) a tentare (compulsivamente?) di terminare un quesito? Se quella strada non l’avessi scelta tu, c’avresti sbattuto il grugno cosi’ tante volte? E se avessi saputo che t’eri messo il cilicio virtuale… saresti arrivato fino in fondo?
    giocare := rendere lieto
    bambini := [0,18[ (allo stato attuale, e va abbassato; e poi se non sanno decidere per se o vanno a zappare o sono da buttare e rifare da capo)
    fare due coglioni come una casa := indottrinare

  6. .mau.

    @mfp: (e basta, controllate quando rispondete che ci sia il vostro nome, mica posso ogni volta aggiungerlo io…)
    Il mio professore di italiano al liceo – un prete, BTW – avrebbe detto “dire che basta essere appassionati di una materia per poterla insegnare bene è un’imbecillità romantica”, e io sono d’accordo. Dire che a essere appassionati si insegna bene è come dire che a essere appassionati si riesce a far fuori il cancro.
    Per poter insegnare bene una materia occorre (a) sapere MOLTO bene la materia e (b) sapere MOLTO bene insegnare. La passione viene dopo, può aiutare a far venire a qualche studente la voglia di applicarsi di più, ma è appunto un optional.
    (comunque “docere” ha la radice di indicare; che poi la radice sia stata presa per “indottrinare” è un altro conto)

  7. mfp

    (Scusa ma io uso Firefox 3.5.2 lindo e pinto, metto sempre il nome perche’ nonostante il flag per memorizzare non tiene i dati in canna, se vuoi debuggiamo… cookie? non “siamo” compliant a qualche standard? Avro’ risposto “no” a qualche domanda?)
    Si, stiamo dicendo la stessa cosa. Solo che io la preparazione la davo per scontata; e’ il motivo principe per cui, solo a titolo d’esempio, non ho mai pubblicato senza dotarmi di un peer autorevole (es: De Andreis, o chi per lui, su PI; se ti ho mai lasciato un commento incazzato sull’ordine dei giornalisti etc non e’ perche’ non apprezzo il lavoro dei professionisti, e’ perche’ non ammetto che si tutelino anche i macellai usando delle inutile barriere legali di potenziale, stile dogana). Non ero chiaro con: “persone appassionate := che c’hanno sbattuto abbondantemente la capoccia”? Sicuramente da qualche parte c’e’ una parola forbita per dire questo in modo sintetico ma se c’e’ io non la conosco o non me la ricordo. Pero’ tu, non so se per esigenze di comunicazione (placido) o forma mentis (errore), separi le due cose; ed e’ proprio questo che non va: puoi arrivare a conoscere la materia se e solo se sei appassionato, e questa e’ una cosa che ti puo’ trasferire un insegnante. Io ti sto soltanto facendo notare qualunque separazione funzionale va bene fino ad un certo punto. Guarda questo grafico:
    http://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/e/e9/Ttp_samoore.gif
    Quello che sto cercando di dirti e’ che associare apprendimento formale (Il Programma Scolastico) all’apprendimento informale (l’esperienza, che e’ fatta si di esercizio ma anche dello strumento che usi e della persona che te la insegna e ti chiede di dimostrargli che la sai; se no possiamo tranquillamente mettere una videocassetta realizzata da te, e mettere una governante krukka dotata di frustino al posto dell’insegnante) ti permette quantomeno di trasformare quella curva in una retta; e cioe’ fornire ai ragazzi una maggiore preparazione sia tecnica che umanistica, proprio perche’ in modo piacevole, in un tempo piu’ breve di quanto facciamo oggi (ie: parco giochi fino a 30+, poi fretta di sistemarsi ma solo quando s’e’ dimenticato Dante, De l’hopital e Galileo)… piuttosto che fargli studiare tonnellate di roba che non capiscono, per poi vedergliela dimenticare prima di quando gli servira’… qui su due piedi non mi vengono in mente altri dati (e’ una cosa che sono andato ad approfondire qualche anno fa)… ma non guardare la cosa dal tuo livello, che e’ troppo alto. Oggi tu hai dei ragazzi che – secchioni a parte – si fermano all’1% perche’ non gli piace studiare la materia in quel modo; quando sono bravi arrivano al 5%; quando sono appassionati arrivano (di propria iniziativa) al 10%; e poi in base alla carriera scolastica scelta proseguono o no. Io sono convinto che svecchiando un pochino la forma della scuola come ti ho indicato si possa passare dall’1% al 5% per tutti, e in meno tempo. Tutto qui.
    Cioe’ tu stai facendo il discorso che faceva il tizio sull’articolo sulla PEC che sta ancora in un boxetto su PI; e cioe’ diceva che la PEC era come il fax, quando invece e’ il tcp/ip (rfc793,2.10) e’ come il fax… la PEC e’ come Windows. O ancora: come gli anglosassoni che hanno introdotto ore di insegnamento di wiki e twitter a scapito di altre materie perche’ non hanno capito che i loro figli al contrario di loro quelle cose le imparano automagically usandole… basta mettergliele sotto mano… i genitori non le avevano e quindi le devono studiare, ma questo non significa che i figli devono fare altrettanto. Stanno cioe’ abbattendo le potenzialita’ dei loro ragazzi per ignoranza; come e’ gia’ successo da noi tante e tante volte.

  8. Barbara

    Credo che il punto di mfp sia che se si evitasse di far insegnare (ad esempio) la matematica a chi la ODIA e dice ai bambini che è noiosa senza rimedio si otterrebbe già un miglioramento rispetto allo status quo.
    Ovviamente io darei ragione a mfp qualunque cosa dicesse solo per il linguaggio a me familiare :-) ma in questo caso sono anche d’accordo.

  9. Barbara

    Sul giochino: secondo me le versioni facili vanno bene per i bambini e quelle avanzate per i liceali. Per me ovviamente è tutto facile ;-).

  10. zar

    Bisognerebbe approfondire un altro punto: come hanno imparato a insegnare le persone che sanno insegnare?

  11. zar

    Già. Io direi che un insegnante senza esperienza si rifà (accento?) a qualche modello, probabilmente uno dei suoi insegnanti preferiti. Poi, col tempo, acquisisce esperienza e diventa più autonomo, e inventa (io, per esempio, non mi sarei mai azzardato a citare il maestro Yoda nei miei primi anni di insegnamento) (non che questo costituisca un indice di buona capacità di insegnamento, naturalmente).
    Rimane da spiegare, però, perché non tutti gli insegnanti si evolvono in modo da essere graditi ai loro studenti (cioè, perché non tutti diventano Bravi Insegnanti).

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