C’è un punto nel discorso di autoinvestitura di Fidel Sílvio che credo sia sfuggito alla maggior parte dei commentatori. Riporto il testo verbatim dal Giornale di famiglia:
«Ci troviamo però in una curiosa situazione, e a questo mi riferivo quando parlavo delle contraddizioni della sinistra. Noi la riforma istituzionale lavevamo fatta e completata nel 2005. […] Ma come si comportò allora la sinistra, quella sinistra che proprio oggi, attraverso alcuni suoi esponenti di primo piano, plaude alla richiesta di riforme? Rifiutò di contribuire a quella importante riforma, impedendo così di raggiungere il consenso dei due terzi del Parlamento. E da lì a meno di un anno indisse addirittura un referendum, che cancellò quelle fondamentali innovazioni, dopo una campagna strumentale e manipolatoria con la quale ci si accusò addirittura di attentato alla democrazia.»
A prima vista sembra il solito discorso del PresConsMin, che attacca frontalmente “i signori della sinistra”; ma non è esattamente così. C’è innanzitutto la frasetta dove spiega che la sinistra “rifiutò di contribuire”, mostrando così che la Sua ideologia politica non è quella del partito unico ma del pensiero unico (il Suo); ma soprattutto c’è la chiara ed esplicita affermazione che quello che dice “il popolo”, che fino a prova contraria è andato a votare per il referendum costituzionale, non conta un tubo. Nulla di così incredibile, intendiamoci; credo che la stragrande maggioranza dei miei ventun lettori, anche quelli che votano a destra, non avessero dubbi al riguardo. Ma forse qualcuno lo credeva ancora… e si è dimenticato che le “vittorie popolari” ai referendum ultimamente sono state ottenute sfruttando il menefreghismo di chi non aveva comunque interesse a votare. Il signore della destra queste cose le sa; ricordatevele anche voi.
p.s.: tutto ciò è indipendente dai meriti o demeriti della riforma bocciata nel 2006. A dirla tutta, mi pento di avere votato a favore delle modifiche approvate dal centrosinistra nel 2001; il guaio non era il maggiore o minore federalismo, ma l’ipertrofia delle modifiche alla Costituzione, che dovrebbe semplicemente contenere le linee guida del nostro ordinamento.
Ultimo aggiornamento: 2009-03-30 09:33
Mi sembra ci sia un altra distorsione della realtà in quel passaggio: “[La sinistra] indisse addirittura un referendum” quando ben sappiamo che il referendum confermativo è obbligatorio per modificare la Costituzione se la modifica proposta non raggiunge i 2/3 dei consensi in doppia lettura nelle due Camere.
@MG55: no, non è così; qui Silvio non ha distorto nulla. Se le leggi costituzionali sono approvate in terza e quarta lettura con la maggioranza dei due terzi, allora non possono essere oggetto di referendum; altrimenti (articolo 138) “Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.”
Si ma la legge non fu approvata CON LA MAGGIORANZA dei due terzi.
Il problema evidenziato da .mau. non è sulla tecnica, ma sulla filosofia.
Ovvero la “corretta interpretazione del connubbio pubblicistica vs populismo”.
Se convinco (o me lo trovo già convinto) il popolo a fare quello che dico io, allora spargo a gran voce che io incarno la volontà del popolo, altrimenti sono stati traviati da altri…
In sostanza il popolo non può avere idee sue, a meno che non siano già state le mie.
Estendendo il principio se vincono gli altri è un broglio….
Finanche al principio che chi non mi ha votato è in malafede o male informato.
Se non è religione questa…..
Saluti
Si .mau. è vero, però è anche vero che l’opposizione arrivò un pelo prima della maggioranza, vedi Lega, che invece voleva dare al referndum la propria impronta confermativa. Il referendum si sarebbe fatto in ogni caso con la differenza, rispetto a quelli abrogativi, che senza quorum vinci 10 volte su 10. Per altro mi sembra piuttosto evidente che, se tu fai una riforma che richiede una maggioranza qualificata e questa maggioranza non la trovi, vuol dire che chi non ha votato non è d’accordo e provi a farti lo sgambetto per via referendaria. Cosa che succederà anchea sto giro, se non si mettono d’accordo, perchè a sinistra gli elettori per questi temi si mobilitano, mentre l’elettore tipo di Silvio, il padroncino/professionista evasore fiscale e la casalinga di Voghera, o perchè non tange il proprio interesse o per puro menefreghismo a certi appuntamenti latitano sistematicamente.
D’altra parte se uno cerca l’elettorato supino, adorante e bue, poi non si aspetti la partecipazione alla vita politica. Perchè anche i mononeurone che votano Silvio “perchè è un grande” se si accorgessero che fa il PdC unicamente per salvarsi il culo da galera e bancarotta, smetterebbero di votarlo in gran parte.
@layos: anche il referendum del 2001, se non ricordo male, venne chiesto (anche) dal centrosinistra come confermativo, quindi non vedo una gran differenza col 2006.
Ciò detto, non credo che anche se molti dei liberopopolovotanti avessero la certezza che il PresConsMin faccia il PresConsMin unicamente per salvarsi il culo da galera e bancarotta, cambierebbero idea. (e secondo me non corre più il rischio di andare in bancarotta, e ne corre ben pochi di andare in galera nonostante non si sappia chi ha corrotto David Mills)
Tra l’altro il referendum del 2006 fu chiesto sia direttamente dal popolo (le cinquecentomila firme) che indirettamente dai suoi rappresentanti nei consigli regionali oltre che dai rappresentanti in Parlamento, ovvero da tutti e tre i soggetti costituzionalmente abilitati a richiederlo; andò a votare oltre la metà degli elettori e la riforma fu bloccata da oltre il sessanta per cento dei votanti. Direi che la volontà popolare è stata bella forte e chiara.
Al contrario, nel suo mondo perfetto, che vuole creare nella realtà, il popolo fa quello che vuole lui adorandolo, e i rappresentanti del popolo votano a comando (fin quando potranno votare – il suo sogno è imporre in Italia la democrazia americana – il presidente-monarca – ma senza l’enorme potere di controllo del Congresso).
In poche parole, lui teme il popolo perché c’è un limite alla sua (del popolo) stupidità: per questo tenta di comprarselo in tutti i modi possibili (dicendo quel che la peggiore parte di noi pensa ma non direbbe mai – Silvio uno di noi) e quando non ce la fa, lo distrae (coi rumeni, con i processi spettacolo, con le DONNE NUDE). Vuole usare il popolo perché questo si autoannienti: lui è il popolo e la libertà è la sua. Popolo della libertà non vuol dire nient’altro.
@layos:
Il sospetto che B abbia un interesse personale in effetti gira. Come il sospetto che quest’interesse l’abbiano anche altri, solo che questi ultimi forse l’hanno su scala ridotta.
Ma questo è qualunquismo, quindi ti vengo incontro e suppongo sia solo B e che sia cosa accertata… se l’alternativa a uno di destra[1] che si para il culo sono il PD o Fini -che pare si sia accorto ora di aver aderito all’idea sbagliata, ma tanto che ormai si trovava lì, pazienza[2]- capisci bene che per chi è di destra senza essere leghista l’altenrativa non c’è.
Se poi ritieni che chi vota PDL farebbe meglio a votare Lega o Storace, io posso concordare tranquillamente: mi basta immaginare cosa farebbero la Lega e La Destra, unite e sole, al 56%.
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Ho come l’impressione che ora, improvvisamente, B e i suoi elettori mononeuronali ti siano più simpatici. :P
[1] Di destra perché lì si era fatto il vuoto. Credo che sia di un Guzzanti, ma non garantisco.
[2] Insomma, io votavo a sinistra. A un certo punto mi sono accorto che quelle idee non andavano più d’accordo con le mie nuove convizioni e sono passato a destra. Secondo Fini evidentemente non dovrebbe funzionare così.
Ma che interesse ha Berlusconi a collaborare con l’opposizione? Collaborare significherebbe sminuire i suoi presunti meriti (sono lui può salvare la patria, anzi il popolo!) e allo stesso tempo mostrare un segno di debolezza (non sia mai detto che senza di loro non ce l’avrebbe mai fatta). Invece a lui conviene battere sempre sul tasto del “nemico comunista”. Ogni volta che sembra dire “collaboriamo” aggiunge subito “ma con questa sinistra è impossibile”.
Quanto a reinterpretare i fatti pro domo sua: beh, Berlusconi ci ha abituato a ben altri stravolgimenti della realtà. Adesso, vi dirò, è quasi noiso da quanto è ripetitivo.