(no, non la chiamo Eluana, visto che non conosco la poveretta)
Io non ho problemi ad affermare che non ho idee chiare al proposito. Sono generalmente favorevole al diritto al suicidio; personalmente sono contro il suicidio, ma non credo che uno stato abbia il diritto di impedire a un proprio cittadino di ammazzarsi, solo perché così non pagherà più tasse. Non so se assieme ai nutritivi la singora Englaro riceva anche dei farmaci – in caso positivo direi che anche il Catechismo della Chiesa Cattolica (n. 2278) non ha nulla al contrario alla loro eliminazione. Nessuno mi toglie dalla testa che tutta questa storia sia stata montata ad arte da non so chi, e che in decine di casi simili la spina è stata staccata, anche in ospedali gestiti da religiosi, senza che nessuno si sentisse in colpa. E infine non vorrei assolutamente essere nei panni del padre.
Detto tutto questo, vorrei fare notare l’ipocrisia della votazione alla Camera di ieri. Nella migliore delle tradizioni italiane, infatti, si è votato su un argomento collaterale: “È un giudice che ha il diritto di prendere queste decisioni?” Peccato che la risposta sia “sì, è un giudice”. Quando studiai educazione civica a scuola, mi insegnarono che i deputati fanno le leggi e i giudici le applicano. I nostri beneamati parlamentari sono convinti che una persona nelle condizioni di Eluana Englaro non possa essere lasciata morire? Bene, allora facciano una legge che lo dica esplicitamente. A questo punto i giudici si adegueranno. Ma immagino che una cosa del genere sia troppo facile, e poi per scrivere una legge ci vuole troppo tempo, e poi ci sono problemi maggiori da risolvere, e poi e poi e poi…
Un’ultima cosa: perché parlano tutti di “Eluana” quando lei, povera donna, non ha assolutamente nulla a che fare con tutta questa storia? Dal suo punto di vista non cambia assolutamente nulla. Sono i suoi parenti che hanno tutto sulle loro spalle.
Ultimo aggiornamento: 2008-08-01 16:08