l’evoluzione di Tonino

Leonardo, come spesso capita, ha ragione: l’attuale leader del centrosinistra (e quindi di tutta la parte della nazione meno a destra di Casini, visto che dalle parti de La Sinistra – L’Arcobaleno non c’è proprio più nessuno) è Antonio Di Pietro. Una delle tante anomalie italiane è che il leader del centrosinistra è un uomo di destra, ma non ci si può fare molto; prendiamo già come dato positivo il fatto che stavolta, a differenza delle due ultime legislature, non mi pare si siano verificate delazioni dall’Italia dei Valori a Forza Italia, il che significa che Tonino sta imparando a scegliere i suoi uomini.
D’altra parte, mi sa che Di Pietro stia anche imparando a posizionarsi correttamente. Basta vedere il “magnaccia” affibbiato a Berlusconi, e se vogliamo anche le mussolinesche pose bucoliche, che sono l’unica risposta possibile alla retorica del “presidente operaio” che non dia l’aria di essere una trita scopiazzatura; scopiazzatura che è il modo con cui negli ultimi anni il centrosinistra ha sperato di attirare i voti moderati, senza riuscire a capire che non ha senso prendere un succedaneo quando puoi scegliere l’originale.
Detto tutto questo, aggiungo che sono quasi completamente d’accordo con l’analisi di Alessandro Gilioli, che tra l’altro dice le cose in maniera sicuramente più comprensibile di un casinista come me. Il “quasi” è dovuto al fatto che io i flosci tizi non li ho votati, come forse ricorderete. È inutile fare i fighetti “da circoscrizione 1” e prendere in giro Di Pietro per i suoi congiuntivi, per il suo modo di vestirsi o per quello che dice: i fighetti da circoscrizione 1 sono e saranno la minoranza, come si vede dagli apprezzamenti per le uscite “politicalli scorrect” non solo di Bossi e Calderoli ma anche di illustri esponenti del Popolo delle Libertà che tanto si sono indignati per avere sentito apostrofare così Il Loro Capo. E poi, scusate, “magnaccia” è praticamente una parola già sdoganata di suo: per indicare le richieste da parte di Sìlviolo per piazzare qualche soubrettuccia, “pappone” sarebbe stato peggio, no? (Ovviamente un termine come “lenone”, anche se magari lo conosce, non sarebbe mai stato potuto pronunciare da Di Pietro. Sono lemmi da Padri Nobili della sinistra.)

Ultimo aggiornamento: 2008-06-30 14:07

19 pensieri su “l’evoluzione di Tonino

  1. Tooby

    Dell’anomalia politica italiana ho riflettuto sul mio blog. Sono giunto alla conclusione che fare paragoni con la destra e la sinistra del resto d’Europa non ha senso. Bisogna farla con i Paesi anglosassoni dove è più una questione “conservatori-riformisti” che “liberali-socialisti”. Quindi è più che normale vedere un Di Pietro, che dovrebbe stare a destra, spostato a sinistra (tanto per dire, ideologicamente io sarei a destra, ma politicamente parlando sono a sinistra…sono un’anomalia anche io!).
    La differenza è che gli anglosassoni si sono evoluti in modo diverso rispetto ai Paesi continentali. In questo senso siamo similissimi a loro, ma per tutto il resto noi siamo certamente più vicini a Paesi come Francia, Germania e Spagna. Con una differenza terribile: io non sono ancora riuscito a vedere una forza socialista, come il PSOE, l’SPD o il PS francese. Da noi si passa direttamente dai comunisti-massimalisti ai “boh” del PD.
    Stiamo ancora pagando la mancata evoluzione del dopoguerra: fino agli anni ’90, il centro del mondo era la DC, quando questa si è disgregata si sperava di iniziare ad evolvere, ma così non è stato. E da quindici anni siamo bloccati nella situazione dell’alternanza Berlusconi-quellodellacosiddettasinistra (Occhetto, Prodi, Rutelli, Prodi, Veltroni). Forse anche per questa situazione cristallizzata, si finisce per essere tutti uguali, e in particolare tutti uguali al centro del mondo politico, Berlusconi.
    Se aggiungiamo il porcellum che, come tu hai ricordato, fa sì che i partiti si scelgano fra di loro, mi sembra che la politica italiana sia ferma a dopo l’unificazione, quando i pochi cittadini con il diritto di voto sceglievano fra di loro chi dovesse prendere le decisioni per gli altri milioni di italiani. Un po’ destra storica e un po’ sinistra storica, insomma, ma con i nomi rovesciati (es: era la destra a cercare il pareggio di bilancio, oggi è la “sinistra”).
    L’evoluzione, probabilmente, è solo mediatica, come hai detto tu: una minestra con lo stesso sapore ma con colori diversi (sarà perché sta andando a male?)

  2. Marco Antoniotti

    Più o meno sono d’accordo. Di Pietro ha anche una serie di elementi positivi a suo favore. Basta vedere l’intervista con la Annunziata di ieri, in cui s’è rigirato la suddetta (visibilmente irritata) come voleva. Ma la cosa più importante è *come* se l’è rigirata. Mentre la Annunziata faceva domande prive di sostanza, lui rispondeva con fatti e con giuste osservazioni di natura circostanziata. È stato uno spettacolo. Che poi Di Pietro abbia posizioni “di destra” è cosa più o meno vera. Rimane il fatto che è bene che uno come lui ci sia nel panorama attuale. DI porcate leghiste e non :) ne abbiamo già parecchie.

  3. Fabio Metitieri

    No, Mau, tu e Gilioli non avete capito una pippa.
    I congiuntivi, l’immagine “bifolca” e la giacca sbagliata (sempre meglio di certe cravatte rosa di Fini) sono in parte la sua vera personalita’, in parte, forse, anche un vezzo comunicativo, ma le ragioni del suo recente successo elettorale sono altre.
    1) La sicurezza e il giustizialismo, il dire che vuole vedere in galera i mariuoli, tutti, che non vuole indulti. Secondo me, meta’ dei suoi voti (forse anche deliberatamente) glieli ha procurati Berlusconi ripetendo spesso in campagna elettorale che Di Pietro gli faceva “orrore” perche’ e’ un forcaiolo.
    2) Alla promessa di sicurezza, Di Pietro associa pero’ solo l’idea di giustizia, non quella di violenza o di vendetta o di infantile soddisfazione per vedere che finalmente qualcuno cade dal piedestallo o soffre in galera.
    3) Di Pietro, a differenza della destra e della Lega, non ha tutta una serie di brutti orpelli: xenofobia, razzismo e violenza verso gli immigrati e “i froci” (e chi non si ricorda la sua difesa di Luxuria contro Mussolini?), il mito del macho (che paga le donne, come si vanta qualcuno in AN), l’amore per il militarismo (oppure per le ronde), la tentazione per il protezionismo fino all’autarchia.
    4) E’ l’unico che e’ sempre stato convincente nella parte di chi fa politica solo per passione, seguendo i suoi principi senza compromessi, e non per amore delle poltrone e del potere. Tratta sui programmi, non sulle poltrone: se il Pd avesse avuto un programma piu’ simile alle sue idee e la credibilita’ per convincerlo che lo avrebbe attuato, lui avrebbe sciolto L’Italia dei valori.
    5) E’ l’unico che, prima in campagna elettorale e poi nel primo mese e mezzo di governo di Berlusconi, non ha mai fatto trattative sotto banco: queste sono le cose importanti, ha detto, fatele e vi appoggio, altrimenti fate delle porcherie e vi faro’ opposizione fino all’ostruzionismo e ai referendum.
    Insomma e’ un uomo di ideali ma con buon senso, che chiede giustizia e piu’ carceri ma senza essere violento, militarista o “forcaiolo” (checche’ ne dica Berlusconi), e senza ombra di fascismo o di razzismo. Ed e’ cosi’ che e’ diventato il vero capo dell’opposizione, almeno finora. Lui, Zapatero, l’Unione Europea e il Financial Times sono stati fino a oggi l’opposizione a questo governo, di certo non Veltroni.
    E, soprattutto, in questo modo Di Pietro e’ un *non-politico* in un panorama dove meta’ elettorato vota Berlusconi o suoi alleati perche’ crede ancora ai miracoli – o perche’ e’ effettivamente un po’ fascista e un po’ razzista – e l’altra meta’ non vota proprio perche’ odia e disprezza i politici.
    Qualche piccolo vezzo nel presentarsi come un campagnolo, senza cercare di migliorare le giacche o i congiuntivi – che ultimamente non sbaglia, del resto – e’ del tutto trascurabile. Gilioli, secondo me, lo sottolinea soltanto perche’, in fondo, a lui Di Pietro sta profondamente sulle palle. Come sta sulle palle a tutti, destra e sinistra, salvo a quel 4,5% che lo ha votato e che – Imho – dopo questo bell’inizio di legislatura come unica opposizione seria e coerente e’ destinato a consolidarsi e a crescere (certo non perche’ si fa fotografare su un trattore).
    Io se fossi all’Espresso mi preoccuperei di chiedere le dimissioni di Veltroni (come quelle di Bassolino e di Jervolino mesi fa, del resto). Veltroni ha sbagliato la campagna la elettorale, ha perso le elezioni e finora ha sbagliato il modo di fare opposizione.
    Non solo… Alemanno lo accusa di avere accumulato 7 miliardi di deficit a Roma (una cifra enorme, 14 mila miliardi di vecchie lire, quasi una finanziaria), e lui prima tace per quasi due settimane, poi convoca i giornalisti per sbugiardare Alemanno. Bene, finalmente. Ma come lo fa? Prima con la solita litania infantile “gli altri sono peggio”, ovvero Milano ha un deficit maggiore, e poi, sprezzante del ridicolo, spiegando che il deficit di Roma e’ solo di 6,85 miliardi.
    Via, e che credibilita’ puo’ ancora avere, uno cosi’? Mi capitasse mai di trovarmi a un suo comizio, gli tirerei i pomodori e le uova come avevano fatto con Giuliano Ferrara. Altro che dargli voti…
    Massi’, forse, in ultima analisi, Di Pietro ha successo solo perche’ gli altri sono inverecondi e incredibili, ormai oltre ogni immaginabile limite di sopportazione.
    Ciao, Fabio.

  4. Fabio Metitieri

    Si, Mau, sono molto buono. E con te anche molto paziente, lo sai.
    Comunque, se tu hai una spiegazione migliore, per il successo di Di Pietro come leader di opposizione, e che sia meno scema del “perche’ si fa fotografare su un trattore”, ben venga. Siamo qui per discutere, no? Mica per fare battutine insulse.
    Ciao, Fabio.

  5. .mau.

    vedi, CiaoFabio, il tuo ragionamento non farebbe una grinza se non per un piccolo particolare: che Di Pietro si è presentato nel 2001 (con il 3,9% dei voti) e nel 2006 (con il 2,3% – 2.9% rispettivamente alla Camera e al Senato), prima che nel 2008 (4,4% – 4,3%). E la sua posizione politica non è cambiata in questi anni. Allora come mai solo adesso (e non nel 2001, né nel 2006, nemmeno il 13 aprile 2008) sta diventando un simbolo politico? (Mani Pulite era un’altra cosa)?
    Entrando nel merito: [0] sono d’accordo che congiuntivi e giacca sbagliata siano parte del suo essere. Però, mentre in passato cercava per quanto possibile di nascondere la cosa, adesso sta sfruttando il suo modo di parlare “vicino alla gente” (questo lo dico io, non lui), che poi è lo stesso modo usato da Bossi. [1] Vedi sopra. Se si votasse oggi, scommetto che toglierebbe un bel po’ di voti a Uòlter. [2] avrei dei dubbi, però te la lascio buona. [3] Di nuovo: non li ha mai avuti questi orpelli, quindi non c’entra un tubo con il fatto che stia diventando leader del centrosinistra. Indubbiamente la sua posizione è ben diversa da Lega e italica destra: ma questo è irrilevante, se non per dire che Di Pietro non si alleerebbe mai con certa gente. Mica significa che non è di destra! [4] e [5] Assolutamente vero. Concordo che questo è un punto forte per lo spostamento di preferenze interno all’elettorato di centrosinistra. Il punto è che lo può fare anche per la sua immagine di “uomo del popolo”, e qua secondo me congiuntivi e giacche c’entrano eccome (e se sono stati quelli della Casaleggio a dargli l’idea, complimenti a loro).
    Giusto per mettere i puntini sulle iota, io non ho votato né penso voterei Di Pietro, però lo rispetto. Non mi sta per nulla sulle palle, a differenza di beppegrillo™, che ovviamente non mi sta sulle palle per il suo blog – sarebbe da imbecilli, mi ricorda la favola della rana che si gonfia per far vedere che è grande come l’elefante – ma per il suo populismo. Di Pietro può sparare cazzate, ma vedi che cerca sempre di fare discorsi terra terra, per quanto possibile. Su Vuoto Weltroni, taccio per carità di patria: devo solo fare autocritica perché nel ’94 credevo ci fosse stato un colpo dei notabili PDS contro il Uòlter. Beh, magari c’è anche stato, ma hanno fatto bene… nonostante l’altro fosse Minimo d’Alema.

  6. Fabio Metitieri

    Mau, i confronti che fai tra una elezione e l’altra non tengono conto di come fosse diverso il clima. Nel 2001 non c’era tanto odio per la casta, non ancora. E molto meno crisi economica nei nostri portafogli di fine mese. Nel 2006, invece, c’era Prodi e la speranza che lui riuscisse a governare.
    Solo nel 2008 c’e’ stato il salto di Di Pietro dal 2,9 del 2006 al 4,4 attuale (ti faccio il conto io, che tu non sei capace: +52%), insieme – e chissa’ come mai… – alla caduta libera di tutta la cosiddetta sinistra radicale.
    E questo perche’ nel 2008 la crisi economica era forte, l’antiberlusconismo (a sinistra) pure, ma era forte anche il disprezzo per i vari Pecorari e Bertinotti ecc. che non avevano combinato nulla. C’era in generale un odio molto piu’ forte per la casta, con “non a destra” solo un Uolter che non e’ riuscito a catalizzare il malcontento ne’ a convincere nessuno, oppure la sinistra arcobaleno, che evidentemente e’ stata considerata caciarona.
    Si votasse domani, le condizioni di cui al paragrafo sopra si sono ulteriormente accentuate, in piu’ Di Pietro ha dimostrato buone qualita’ come politico di opposizione, come ho spiegato nel commento precedente, e soprattutto come “non politico”, non di casta, per cui, Imho, crescerebbe ancora. Sempre per queste stesse ragioni e fino a quando “non a destra” emergera’ qualcuno di credibile.
    Ora, se tu vuoi dire che il parlare in modo semplice di cose semplici, come fa lui, conta, sono perfettamente d’accordo. L’essere comprensibili aiuta molto, anche se non e’ sempre vero (fai un confronto, per esempio, di come parlano tre personaggi molto diversi tra loro come Bill Clinton, George W. Bush e Barack Obama).
    Se inveci mi dici che c’entra la giacchetta e il non riuscire a finire le frasi quando si agita, o addirittura il farsi fotografare sul trattore, no, sinceramente queste mi paiono grosse cassate, piccole montature da rotocalco senza idee, e anzi, se Di Pietro riuscisse almeno a essere sempre piu’ lineare nei discorsi, anche quando si incazza, e un pochino meno bifolco sarebbe molto meglio, sembrerebbe molto piu’ affidabile, buono anche per il governo e non solo per l’opposizione, e prenderebbe ancora piu’ voti.
    Poi, che la sua posizione sia ben diversa da quella della destra non e’ affatto irrilevante. A sinistra non si potrebbe mai votare chi dice “meglio fascista che frocio” e vuole bruciare i campi rom, mentre chi difende Luxuria, dice che i Pacs si possono anche fare, non e’ militarista e non cerca di costruire uno stato di polizia, si’, e’ votabile. E questo secondo me e’ un punto essenziale del suo successo a sinistra, forse anche tra un certo centro cattolico meno integralista e piu’ tollerante di Casini (Di Pietro e’ uomo sposato, mai divorziato e – credo – che va regolarmente a messa).
    Io, sinceramente, non so se definirei Di Pietro di destra o di sinistra (pur tenendo conto del fatto che, a parte certi estremi, queste distinzioni quando ci si sposta verso il centro rischiano di essere un po’ bizantine). Non e’ di sinistra, ma di certo e’ un “liberal”, con anche qualche elemento “labour”. Per usare una vecchia definizione, direi che e’ un lib-lab, di certo non di destra. Soprattutto oggi, dove in Italia e’ ben chiaro che cosa e’ la destra coerente con le proprie radici: Santanche’ all’opposizione, o al governo La Russa e Calderoli, a Roma Alemanno e in Parlamento Gasparri e Mussolini.
    Infine, su Uolter… anche a me non dispiaceva, all’inizio della campagna elettorale. Poi, tutto questo suo “non attacco” a Berlusconi mi e’ parsa un’enorme cassata e i suoi continui rilanci rispetto alle promesse di Berlusconi erano ridicoli, per cui ho deciso che tanto furbo non era, che il Pd non aveva ancora deciso cosa fare da grande, e non l’ho votato.
    Adesso aspetto che se ne vada, il Uolter, per vedere *se* dopo capita qualcosa di meglio. Pero’ ha perso, ha sbagliato tutto anche dopo le elezioni e quindi se ne deve andare, come si farebbe in qualsiasi Paese civile.
    Ciao, Fabio.

  7. maurizio

    Io Uolter a ballare con le soubrette del Bagaglino non l’ho visto mai, Antonio sì. Resta inteso che ciascuno è libero di ballare con chi vuole.

  8. .mau.

    Scusa, CiaoFabio, ma c’è qualcosa che non funziona in partenza.
    Io ho scritto “se si votasse oggi, scommetto che toglierebbe un bel po’ di voti a Uòlter”: quello che dico è che la mia sensazione (tratta dal parlare con la gente, non dai blogh) è che in questi due mesi c’è stata una decisa svolta nell’azione di Di Pietro. Tu fai tutta questa spataffiata per dire la stessa cosa?
    Sul “Di Pietro è/non è di destra”, sicuramente non è della destra italiana attuale, Berlusconi o non Berlusconi. Sulla parte ‘lab” del lib-lab avrei dei dubbi.

  9. J_B

    Semplifichiamo: Di Pietro è una mezza tacca. E questo lo pone diverse spanne più in alto rispetto a tutti gli altri.
    Per la cronaca: alle ultime elezioni, dovendo scegliere fra il “vuoto Walter™” e una sinistra arcobaleno che passa il suo tempo a raccontarsela, ho votato senza troppe remore per il meno peggio. Il fato ha voluto che il meno peggio fosse Di Pietro.

  10. sapu

    Essere ‘fighetti da circoscrizione’ sarà sempre inutile fin quando si accetterà l’idea che essere civili e corretti sia essere fighetti per non dire fessi: la Nuova Stagione di cui parlava Veltroni non stava tanto nell’andare a giocarsela alle elezioni, contro tutti i pronostici, quanto nel ricondurre la politica ai toni ed agli scopi che le sono più consoni.
    Se ora si discute su Di Pietro, non per le proposte che porta (che, si presume, sono quelle che l’han portato ad accorparsi col pd) ma per i toni ‘fascisti’ e si arriva a reputare degni i mezzi con cui propugna i propri contenuti solo perchè son gli stessi modi che si ritiene abbian fatto rivincere la destra, allora di fatto si legittima e si brama, non più solo a destra, una società incivile.
    E’ il punto di non ritorno: ormai solo l’armageddon (qualcosa di simile agli anni dopo la guerra o a quelli di ferro) può far sperarare in qualche ulteriore decennio di vita dello stato…

  11. .mau.

    @sapu: se Di Pietro (o Veltroni, o Vendola, o Bindi, o chiunque altro) avesse commentato le frasi pronunciate da Berlusconi nelle intercettazioni dicendo “È chiaro che l’onorevole Berlusconi ha un’immagine della donna vista come semplice strumento mercificato, dove il suo concedere le proprie grazie porta, in una logica di do ut des, all’interessamento anche pragmatico dell’attuale premier per una carriera televisiva”, sarebbe cambiato qualcosa? Detto in altro modo: tralasciando per un attimo il modo usato da Tonino, il contenuto dietro di esso sarebbe stato esprimibile o no? Dal mio punto di vista, della terminologia usata mi interessa relativamente poco, e guardo appunto al concetto. Il “parla come mangi” ha il suo bel senso.
    Quanto a Uòlter, a me non sembra che abbia ricondotto la politica agli scopi che le sono più consoni… a meno che abbiamo una differente idea del concetto di opposizione (che per me non significa demonizzare l’anniversario a priori, ma nemmeno rimanere acquiescenti alzando al più il dito in modo ammonitore)

  12. sapu

    @mau: concordo sulla prevalenza dei contenuti sul modo con il quale vengono espressi e, lungi da me demonizzare Di Pietro (avercene!) per i suoi eccessi, intendo piuttosto stigmatizzare quanti vedono il positivo nel ‘parla come mangi’ se il sottinteso è ‘mangia con le mani e masticando a bocca aperta’.
    Ti pongo anche io una domanda: è proprio indispensabile che chiunque commenti qualunque notizia o dichiarazione ?
    A me pare che le ‘doverose repliche’ (non a caso ‘il’ mezzo del padrone di casa delle libertà e dei suoi) non facciano altro che accrescere quel rumore di fondo che poi non permette più di distinguere quel che merita da quel che non.
    Ammesso che, anestetizzati come siamo, abbiamo ancora sufficienti capacità di distinguere…
    Posso condividere pure la tua impressione su Uòlter benchè essa unisca l’intenzione (presunta, chè neppure io so leggere quel che pensano gli altri) ed il risultato: io però riconosco a quel povero cristo di aver tentato, pur con le riserve e le critiche che è possibile muovergli
    E, vista la fine che sta facendo (o per alcuni ha gia fatto, in primis il nano e questo dovrebbe far riflettere chi ne condivide l’opinione) non ho usato a caso l’espressione ‘povero cristo’…

  13. Fabio Metitieri

    Mau, sei disattento.
    Dici:
    >ho scritto “se si votasse oggi, scommetto che toglierebbe un bel po’
    >di voti a Uòlter”: quello che dico è che la mia sensazione (…) è che
    >in questi due mesi c’è stata una decisa svolta nell’azione di Di Pietro.
    >Tu fai tutta questa spataffiata per dire la stessa cosa?
    Infatti no. Ho detto il contrario. Ho detto che il successo di Di Pietro
    e’ nato dalla situazione pre-elettorale 2008, dall’odio per la casta, e dalla
    sfiducia per Uolter e per la sinistra radicale.
    E il punto fondamentale era ed e’: in questi due mesi l’immagine di Di Pietro
    non e’ cambiata, e’ sempre lo stessa. Oggi prenderebbe dei voti in piu’ solo
    perche’ ha fatto – unico – una buona opposizione, e perche’ Uolter convince
    ancora meno, non perche’ parla come mangia. Anzi, dicevo, se Di Pietro parlasse
    meglio, di voti ne prenderebbe anche di piu’, che e’ esattamente l’opposto di
    quello che avete sostenuto tu e Gilioli.
    Ma tu scrivi sempre senza aver letto….
    ;-P
    Quanto alla “svolta nell’azione Di Pietro” in questi ultimi due mesi, di cui
    parli, io proprio non la vedo. Leggo il suo blog da quando e’ stato aperto e
    le sue mosse erano e sono di una prevedibilita’ e di una coerenza quasi
    disarmante. Era evidente che aveva qualche problema di programma con il PD,
    era scontato che se nessuno gli avesse dato retta avrebbe fatto gruppo a parte,
    era ovvio che su certi temi avrebbe fatto opposizione dura. L’aveva promesso.
    Questi due mesi di Di Pietro non mi hanno stupito manco un briciolo. E meglio
    cosi’.
    >Sul “Di Pietro è/non è di destra”, sicuramente non è della destra italiana
    >attuale, Berlusconi o non Berlusconi.
    E be’, almeno su questo siamo d’accordo. Anti-berlisconismo a parte, io
    Di Pietro al governo con Calderoli e La Russa, o anche solo con Maroni,
    non me lo vedo proprio. Come del resto era palese che non poteva convivere
    pacificamente con Mastella.
    >Sulla parte ‘lab” del lib-lab avrei dei dubbi.
    Mah… non sono al centro del suo programma, il welfare o la politica dei
    redditi o il lavoro, ma io Di Pietro non me lo figuro ad abbassare le tasse
    ai redditi piu’ alti o a favorire il precariato, e neppure a finanziare le
    scuole private, tanto per fare qualche esempio. In fondo, e’ uno che ha sempre
    lavorato.
    J.B.:
    >Semplifichiamo: Di Pietro è una mezza tacca. E questo lo pone diverse spanne
    >più in alto rispetto a tutti gli altri.
    Ehehehehhe… molto carina. Ma no, dai, non e’ tanto una mezza tacca. Non credo
    che mettere in piedi e gestire Mani pulite sia stata una cosa facile, e tutto
    sommato anche creare un partito dal nulla (senza i soldi di Berlusconi) e fare
    il ministro senza troppe contestazioni non e’ da tutti. Guarda anche Grillo:
    alla fin fine non ha combinato nulla, ha solo favorito l’astensione a sinistra,
    senza incidere di un grammo sulla politica, senza migliorare nulla. Almeno
    Di Pietro sta facendo un po’ di opposizione gridata.
    Ciao, Fabio.

  14. .mau.

    Il passaggio dal 2.9% al 4.4% non mi sembra chissà quale cosa. E l’immagine di Di Pietro è cambiata; anzi, per la precisione, è cambiata la presentazione dell’immagine di Di Pietro (la cosa è un po’ diversa). Per il resto sì: sono convinto che se parlasse meglio non prenderebbe più voti.
    (Il suo blog non lo leggo, quindi non posso dire molto).
    A beppegrillo™ della politica gliene importa poco o nulla, mi sa. Ha sempre fatto antipolitica. Da questo punto di vista sicuramente a Di Pietro non si può rinfacciare nulla, ed è per questo che lo rispetto.

  15. Fabio Metitieri

    Guarda, giusto per trovare un accordo: forse e’ cambiata da un lato la “rappresentazione” che di Di Pietro danno i media e dall’altro “l’attenzione” con cui il pubblico la riceve.
    Sul perche’ i media oggi tendano a rappresentare un Di Pietro piu’ caratterizzato (ammesso e non concesso che sia cosi’; dovrei guardare di piu’ la televisione e pensarci), ti lascio il divertimento di immaginare le diverse possibili ipotesi.
    La mia idea (ammesso e non concesso), anche pensando a questo articolo di Gilioli, e’ che forse c’e’ una certa volonta’ di ridicolizzarlo, per renderlo meno credibile.
    Il Di Pietro contadino, cafone, illetterato e un po’ mussoliniano (come vedi anche tu tendi a collocarlo a destra) sembra meno pericoloso, sia alla destra (e’ un po’ fascista anche lui) sia alla sinistra (e’ un fascista e uno zoticone), molto meno dell’implacabile magistrato di Mani Pulite che con un paio di colleghi una quidicina di anni fa ha spazzato via un’intera classe politica e che adesso sta cercando alleanze con Grillo o con Travaglio per spazzare via – con l’azione politica e di opinione, questa volta – tutta l’attuale casta, che ormai ha sinceramente fracassato gli zebedei a tutto il popolo, tra le leggi “salva culum suo”, il non saper governare e l’essere capace solo di clientelismi e voragini di bilancio.
    Un fascistotto campagnolo e pasticcione non potrebbe mai raccogliere e organizzare l’odio popolare per l’antipolitica, ti pare?
    Forse e’ a questo che pensano all’Espresso, quando cavalcano la moda del Di Pietro benitiano sul trattore. E certamente e’ quello che sperano nel “loft” del Pd.
    Sul perche’ il pubblico oggi sia piu’ attento alla sua figura, be’, tu ne sei una dimostrazione evidente. Fino a due mesi fa non mi pare di averti visto fare particolari ragionamenti su Di Pietro, mentre oggi sei qui a scrivere un post su di lui. Anzi, sei un lettore-tipo perfetto, pronto a seguire al volo gli stimoli dei grandi media (come quasi tutti i blogger, del resto). Dimmi, per curiosita’, leggi ancora La Stampa?
    Io, invece, ormai tendo a non leggere piu’ i giornali, ma solo a esaminare cosa scrivono.
    E per me, che seguo il blog di Di Pietro da molto tempo, lo ripeto, di grandi differenze nella sua immagine o nella sua strategia non ce ne sono. La sua immagine – cosi’ come lui stesso la presenta – e’ sempre uguale, almeno negli ultimi uno o due anni. In fondo, Di Pietro era gia’ all’opposizione quando era al governo, e sul suo blog commentava, con testo e in video, e non senza critiche, tutte le riunioni del Consiglio dei Ministri, con lo stesso linguaggio semplice e un po’ agitato che usa ora.
    E su questo non saremo mai d’accordo: secondo me se fosse un po’ piu’ freddo e con una migliore retorica, senza frasi e pensieri che restano incompiuti per la fretta, di certo prenderebbe molti voti in piu’.
    Ciao, Fabio.

  16. .mau.

    @CiaoFabio: >forse e’ cambiata da un lato la “rappresentazione” che di Di Pietro danno i media e dall’altro “l’attenzione” con cui il pubblico la riceve
    Ok, aggiudicato ;-)
    Non so se la rappresentazione che stiano dandogli sia per ridicolizzarlo (ma posso assicurarti che il paragone mussoliniano che ho fatto è indipendente dalla sua collocazione politica), e non so nemmeno se e quanto cerchi alleanze con Grillo, visto che mi pare che abbiano visioni politiche parecchio diverse.
    Che io segua gli articoli dei grandi media è lapalissiano, ma non mi pare di averlo mai negato: quando scrivo i miei pipponi non ho mai affermato di fare null’altro che l’equivalente di una chiacchiera da bar (altra cosa è quando scrivo matematica light). Ma questo dovresti saperlo. La Busiarda la compro il sabato perché c’è Tuttolibri che continuo a preferire cartaceo che PDF, e ogni tanto leggo qualche fondo.
    Di Pietro è probabilmente un oppositore nato, ma rispetto alla sinistra “di lotta e di governo” mi pare molto più concreto :-)

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