Archivi annuali: 2007

_I Robinson – Una famiglia spaziale_ (film)

[locandina] Ho già scritto più volte che Anna fa cose ignobili, pur di portarmi al cinema. Così sabato è finita che ci siamo trovati in mezzo a (per fortuna pochi) bambini-con-genitori-appresso a vedere il nuovo film di animazione della Disney (vedi anche il sito italiano), il primo “serio” dopo il divorzio con Pixar.
Onestamente non posso dire che l’abbia trovata un’opera eccezionale. A parte la parte finale del primo tempo quando viene presentato il mondo futuro e la famiglia Robinson, e dove la sceneggiatura fa davvero girare la testa perché è praticamente incomprensibile, non è che ci sia molto altro di valido. Poi comincia a stancarmi l’ormai reiterata abitudine disneyana di avere un orfano (ovviamente perfetto)…
I riferimenti, che sono ormai la parte che cerco più spesso nei film di animazione, sono relativamente pochi, almeno per me (IMDB non è d’accordo). A parte ovviamente Ritorno al futuro, c’è qualcosa de I Jetsons (“I pronipoti”, per chi è molto vecchio), con il doppio gioco delle cromature e del rumore di avviamento anni ’50; Doris la bombetta, più che Magritte, a me ha fatto venire in mente Stanlio; le rane canterine e mafiose sono più che altro un cliché.
Insomma, lo si può lasciare tranquillamente perdere, se non avete figli o nipotini a cui far passare un’ora e mezzo. Al limite, ricordatevi il punto comportamentista su cui si basa il film: “Andare sempre avanti”, senza lasciarsi scoraggiare, e con il corollario di quando Lewis non riesce a riparare la macchina per mettere il burro di arachidi sui toast e fa sì che tutta la famiglia Robinson venga schizzata: “se hai sbagliato, puoi fare tesoro dei tuoi errori e migliorare. Se fai tutto giusto, c’è poco da imparare”.

Ultimo aggiornamento: 2018-05-04 14:52

Anche tu CRITICO D'ARTE

Chi ha letto la mia notiziola precedente partendo dal suo riassunto, si sarà forse chiesto perché parlavo di dubbi sulle “iniziative associate” alla mostra su Kandinsky e l’astrattismo italiano. In effetti avrei dovuto completare il testo, ma la mia attenzione è indubbiamente ridotta e ho postato dimenticandomi di aggiungere il resto: lo faccio qua in separata sede.
Uno degli sponsor della mostra è Vodafone. Bene: la multinazionale si è accordata con nientemeno che Vittorio Sgarbi! Se mandi un SMS al numero 340 4399090 con testo “Composizione 7”, infatti, ti arriverà un MMS contenente il commento audio di Sgarbi stesso che spiega (immagino) il dipinto. Ma non è finita qua: se a quel numero mandi un messaggio con testo “KANDINSKY”, verrai inondato di informazioni sulla mostra. Almeno, immagino che uno venga inondato: altrimenti, perché mai hanno opportunamente segnalato che quando si è stufi si può spedire un messaggio con testo “KANDINSKY NO” per terminare gli invii?
L’iniziativa più sensazionale si intitola però “Anche tu CRITICO D’ARTE”. In pratica, dotati di biglietto della mostra e telefonino, si manda un messaggio sempre a quel numero di telefono, indicando il nome dell’opera (anche abbreviato…) e il proprio commento. Il tutto entro i centosessanta caratteri di un SMS, ça va sans dire.
Quale sarebbe il guiderdone per tale sfoggio di cultura compressa (kultra kmpressa?) Beh, il primo premio è un viaggio a Londra per due persone: secondo il dépliant della mostra dovrebbero anche esserci i biglietti per alcuni concerti di musica classica, ma il regolamento ufficiale (pdf) non ne fa traccia. Poi dal terzo al decimo premio ci sono coppie di biglietti omaggio per mostre, valore dai 6 ai 16 euro. Ma il meglio è il secondo premio, che non posso fare a meno di citare letteralmente.
Incontro “d’arte”, (conversazione) a Milano con l’Assessore alla Cultura del Comune di Milano, prof. Vittorio Sgarbi, da effettuarsi nel mese di settembre 2007.
Il premio (da ritirare sul posto, dove bisogna arrivare a spese proprie) è del valore di 300 euro. Sappiatelo.

Ultimo aggiornamento: 2007-06-11 10:29

Kandinsky e l’astrattismo in Italia (mostra)

Quasi in zona Cesarini (la mostra chiuderà tra due settimane) stamattina siamo stati a Palazzo Reale a vedere la mostra Kandinksy e l’astrattismo in Italia – 1930-1950.
Prima cosa: la mostra è favolosa. Nonostante l’allestimento sia stato curato anche dalla Fondazione Mazzotta, che storicamente tende a lavorare più sui disegni che sui quadri, questa volta ci sono davvero tante opere, e soprattutto Kandinsky è davvero ben rappresentato nella sua fase astrattista. Né ha senso lamentarsi della mancanza di opere del suo primo periodo, visto che Luciano Caramel, il curatore della mostra, l’ha costruita in maniera assolutamente coerente. Al limite ci si può lamentare della quantità di opere esposte complessivamente, che è davvero enorme e può indurre a crisi di rigetto.
Altra cosa spettacolare è l’illuminazione. Quando si entra nella prima sala e si sta davanti a Composizione VII, il primo pensiero è “ma è una riproduzione?” Mi sono lamentato tante volte di come nelle mostre fosse impossibile vedere i quadri per colpa di tutti i riflessi: beh, questa volta non è affatto stato così. L’unico appunto da fare è che per gli astrattisti italiani le uniche informazioni che si avevano era la loro biografia, e che forse qualche nota in più sarebbe stata utile: e poi non ho ben capito perché mai veniva scritto che “esponevano alla Biennale” (al presente) anche ben dopo la loro morte. Vezzi di Caramel?

Ultimo aggiornamento: 2007-06-10 19:01

Si lamenta pure

Recupero da OneMoreBlog questa notizia apparsa sul Corsera (immagino cartaceo, visto che non sono riuscito a trovarla in rete).
L'”onorevole” Gustavo Selva, dovendo andare ieri a La7 per fare il commentatore durante la diretta del corteo anti-Bush, si è trovato bloccato in piazza del Parlamento. Che ha fatto allora? Dicendo «Solo una piccola bugia… un trucco da vecchio giornalista» (virgolettato), ha detto di sentirsi male. Un’ambulanza è arrivata, l’ha portato al più vicino ospedale dove gli hanno messo una flebo, al che ha nuovamente strepitato chiedendo di essere portato dal suo cardiologo… in via Nogaro, cioè agli studi televisivi.
Detto questo, ha ancora avuto il coraggio di lamentarsi che l’ambulanza era arrivata solo dopo 35 minuti e quindi si sarebbe lamentato col capo della polizia e col prefetto, visto che «uno può anche morire».
Ribadisco: poi c’è gente che se la prende per i gelati alla buvette.
Aggiornamento: Ne parla Repubblica.
Aggiornamento 2: (11 giugno) Per completezza (grazie ad Halley Fire) aggiungo il link alla versione riveduta da Selva su Il Giornale e il video della sua versione originale, da cui si evince perlomeno che non è stato lui a parlare del “trucco da vecchio giornalista”, ma il giornalista de La7 – altro bel tomo, insomma; ma comunque Selva ribadisce più volte che non ha avuto nessun malore.

Ultimo aggiornamento: 2007-06-10 18:18

La moglie di Cesare e i sospetti

A quanto pare il politicume italiano ce l’ha fatta anche questa volta. Il gip Clementina Forleo ha fatto retromarcia, e ha detto che sì, le intercettazioni bipartisan – tre Ds, tre forzisti – relative al caso Unipol saranno disponibili agli avvocati, ma questi non potranno farsene delle copie né ufficialmente né ufficiosamente, e avranno tre giorni di tempo per visionarle. D’altra parte, fa notare, quelli sono atti giudiziari di cui è vietata la pubblicazione.
Già mi vedo gli avvocati di una certa età che stanno lanciandosi in una full immersion per ritornare ai bei tempi della scuola quando imparavano a memoria le poesie, e intanto dire ai giovani colleghi “visto, che esercitarsi serviva?”. Ma a parte gli scherzi, la vicenda rende davvero tristi. I parlamentari non sono “persone qualunque”. Li paghiamo (tanto) per fare un certo lavoro che tocca tutti noi, e a questo punto pretendo che siano al di sopra di ogni sospetto. I dati raccolti non hanno rilevanza penale? Meglio. Non mi pare poi che svelino dati sensibili, nel qual caso avrei potuto cambiare la mia idea. E poi, diciamocela tutta: se vengono rese pubbliche tutte le intercettazioni, è impossibile estrapolarne delle frasi che fuori contesto dicono tutt’altro, il che dovrebbe andare solamente a loro favore…
Peccato che invece la ggente si metta a parlare dei gelati alla buvette.

Ultimo aggiornamento: 2007-06-09 17:17

Le rotonde e i giudici di pace

Sulla Stampa cartacea di oggi una notiziona. Un giudice di pace tortonese, tale Angelo Garavagno, ha sentenziato in una lite tra due automobilisti che si erano tamponati a una rotonda che la ragione era di chi stava entrando, visto che (cito il virgolettato) «c’è un “buco” nalla normativa delle rotonde. Il Codice della strada prevede sempre la precedenza a destra, se si vuol derogare concedendola a sinistra bisogna segnalarlo chiaramente, con cartelli che però al momento non esistono».
Che cosa vuol dire tutto questo? non lo so, e non è che il resto dell’articolo lo spieghi, seguendo l’italica logica “sessanta milioni di C.T. della nazionale e sessanta milioni di avvocati”. La polizia dice “ma se c’è il cartello triangolare di dare la precedenza, la cosa basta e avanza”, e non si può dare loro torto: così ad occhio, però, il giudice di pace sta dicendo che quando il cartello triangolare non c’è non basta il cartello blu di rotatoria per dare la precedenza, il che del resto è quello che è sempre stato: qui a Milano, piazzale Lagosta funziona così (e infatti ci rischio sempre la vita in bicicletta). Solo che la cosa mi parrebbe troppo stupida anche per le cronache locali; chi è che ne sa di più?

Ultimo aggiornamento: 2007-06-09 16:47

Elettricismo

(questa notiziola serve principalmente per rassicurare il mio amico Ugo, che sapeva cosa sarebbe capitato)
Era un mesetto che mi ero comprato un paio di prese Schuko, visto che la quantità di elettrodomestici che le vogliono era cresciuta troppo per i miei gusti, e i riduttori latitavano. Non che fosse un lavoro complicato: le prese esistenti avevano lo spazio necessario, quindi dovevo solo fare un ponte tra la vecchia e la nuova presa. Solo che io e i lavori teNNici non siamo mai andati d’accordo, e così ho aspettato fino ad oggi pomeriggio, mentre ero a casa per riposo donazione sangue.
Dopo avere staccato l’automatico, ho scoperto varie cose. Ad esempio, che sono convinto sempre di lavorare in quattro dimensioni: così, dopo avere accuratamente fatto il ponte tra la presa vecchia e la nuova, mi sono accorto che era impossibile metterle nella scatoletta e ho dovuto smontare il tutto. Poi una delle due prese era passante, e – non ho capito bene come mai – i fili di terra erano addirittura tre e non due. Ho qualche dubbio su come ho fatto i collegamenti, non tanto per la terra che è indicata chiaramente ma con gli altri due fili.
Non ho ancora osato attaccare un elettrodomestico da nessuna parte, però perlomeno posso garantire che quando ho riattaccato la corrente non è scoppiato nulla :-) Inutile dire che il tempo da me impiegato per questo lavoro (più girare un interruttore che ci avevano montato rovescio quattro anni fa e che era sempre rimasto così) è stato di tre quarti d’ora…

Ultimo aggiornamento: 2007-06-08 22:35