Archivi annuali: 2007

Guardiamo al futuro!

Inutile, il Parlamento italiano è ingolfato. Ci sono voluti tredici mesi perché la Giunta per le elezioni della Camera si accorgesse che quella «persona corretta, leale ed onesta» di Cesare Previti ha avuto una condanna definitiva che porta automaticamente all’interdizione dai pubblici uffici, e quindi non potrebbe fare il deputato. Ma per sicurezza si lascia che sia Montecitorio a decidere, in modo da far vedere che i nostri rappresentanti non sono lì per fare le belle figurine. Il tutto è sicuramente colpa dei Padri Costituenti: infatti l’avvocato afferma che «non esiste una norma che dica che la perdita della condizione di eleggibilità corrisponde a perdita dello status di parlamentare», secondo il noto “principio UHU” dell’impossibilità di separazione meccanica tra il posteriore di un politico e il suo cadreghino.
Ma il bello degli avvocati, come degli standard, è che ce ne sono tanti tra cui scegliere. E quindi come non passare a Gaetano Pecorella, che come il suo cognome fa presagire è un buonista assoluto che Lupo de’ Lupis gli fa un baffo? In pieno spirito cristiano, Pecorella spiega come l’interdizione perpetua dai pubblici uffici non debba venire presa alla lettera, perché la povera Perpetua non ha fatto poi nulla di così perfido; che tra un annetto questo brutto sogno sarà tutto finito; e insomma non vogliamo mica «privare un parlamentare definitivamente della sua funzione quando l’interdizione è solo temporanea»?
Il concetto è molto interessante. In effetti anche i neonati dovrebbero potere votare, perché la minore età è solo temporanea: ma non credo che sia quello a cui Forza Italia sta puntando. Pensateci un po’ su: l’evasione fiscale non deve essere punita, perché un morto non ha certo doveri fiscali, e la condizione di vita di una persona è solo temporanea. Questo sì sarebbe un colpo da maestro! L’unico, minimo, particolare che ha finora impedito di esplicitare questa rivoluzione copernicana è un possibile conflitto di interessi. Da Arcore fanno sapere che non è affatto detto che per Silvio B. “la condizione di vita sia solo temporanea”.

Ultimo aggiornamento: 2007-07-10 13:04

Ma comprimere è intelligente?

Leggo da Slashdot di una gara, lo Hutter Prize for Compression of Human Knowledge, per comprimere quanto più possibile i primi 100 MB di Wikipedia. Non ho ben capito se quei 100 MB sono sempre gli stessi o vengano aggiornati non dico alla velocità dell’enciclopedia ma comunque con una certa quale frequenza, per evitare tecniche risolutive legate a uno specifico file: ad ogni modo, un fattore di compressione senza perdita di informazione superiore a 6 è sicuramente un ottimo risultato.
Dire però come fa slashdot che gli 1,319 bit per carattere, vicini al limite superiore della stima di Shannon per la capacità umana (0,6-1,3 bit per carattere) sia un segno che si stia arrivando all’intelligenza artificiale. Non tanto perché gli esseri umani codifichino le informazioni in maniera “lossy”, perdendo cioè informazione; se uno va a leggere come Shannon ha fatto la sua stima, mostrando un testo ad alcuni volontari e chiedendo “qual è la lettera successiva?”, capisce che non è quello il caso. Il vero punto è quello che si vede anche nei computer che giocano a scacchi: è (relativamente) facile riuscire a programmare un computer in un particolare campo e farlo diventare meglio di tutti gli uomini e le donne, ma per fargli passare il test di Turing occorre che raggiunga un livello anche solo “bassino” ma in generale. Noi si aspetta senza fretta.

Ultimo aggiornamento: 2007-07-10 11:24

Leggi perdute

Leggo da Mantellini che il senatore dei Verdi Mauro Bulgarelli (penso ne abbiate già sentito parlare…) avrebbe presentato un disegno di legge “per introdurre in Italia il fair use”. I curiosoni semplici possono andare a leggere l’articolo su Punto Informatico, dove – intendiamoci – si leggono cose intelligenti, tipo la libertà di immagini a bassa risoluzione. I più curiosi possono invece andare a vedere la pagina al Senato dove si dice che il DDL è stato presentato… il 4 aprile, ma non vi è nessuna traccia. Non solo non è stato assegnato ad alcuna commissione, ma non c’è traccia del testo, se non la criptica riga “PENE DETENTIVE (Art.1), PENE PECUNIARIE (Art.1), SOFTWARE (Art.1)” che devo dire non è che ispiri poi così tanta fiducia. Ho cercato in lungo e in largo, ma non sono nemmeno riuscito a trovare il cognome “Bulgarelli” nel resoconto della seduta del 4 aprile.
Ora, immaginando che non è che il testo del DDL non sia disponibile perché sotto copyright, mi chiedo se qualcuno se l’è perso per strada oppure se nel luogo teoricamente deputato a stilare le leggi sia possibile mettere un “segnaposto” e aspettare un centinaio di giorni prima di riempire lo spazio vuoto, in modo da fare le cose con la maggiore abilità possibile. No, non rispondetemi, non credo di volere sapere la risposta :-(

Ultimo aggiornamento: 2007-07-10 10:37

la deficienza va in appello

Sembrava troppo facile che la storia della professoressa che aveva fatto scrivere per cento volte a un proprio allievo “sono un deficiente” finisse con l’assoluzione in primo grado. Il pm Ambrogio Cartosio ha infatti immediatamente impugnato la sentenza, con un ricorso di ben trentasette pagine dove a quanto pare riesce anche a citare la Convenzione di Ginevra (scrivere cento volte quella frase è indubbiamente un trattamento degradante, tanto che ricordo che il ragazzo non è mai riuscito a scrivere “deficiente” con due i) ma soprattutto che «Il sistema adottato è consistito nel costringerlo a insultarsi e rendere pubblica la propria autocritica: un metodo da rivoluzione culturale cinese del 1966». Onestamente credevo che nella Rivoluzione Culturale l’autocritica fosse giusto la cosa meno preoccupante, ma è ovvio che io sono uno sporco revisionista.
Preso atto di tutto ciò, mi resta un dubbio. Ma quale sarebbe stata, secondo questo pubblico ministero, la punizione giusta per il ragazzo? Ammesso naturalmente che dire al suo compagno di classe preadolescente “tu non puoi entrare nei bagni dei maschi perché sei gay” sia da lui considerato un provvedimento da sanzionare, e non una dimostrazione di “essere macchio”… Magari nelle trentasette pagine c’è anche spiegato tutto, ma purtroppo non ho accesso al documento.

Ultimo aggiornamento: 2007-07-09 15:45

le minuzie contano

Gmail, se uno si posizionava nella cartella Inbox, indica nel titolo quanti messaggi nuovi erano presenti: invece che scrivere “Gmail – Inbox”, si legge ad esempio “Gmail – Inbox (4)”. La cosa è comoda se si hanno relativamente poche finestre attive, perché nella barra di stato si può vedere immediatamente se c’è qualcosa di nuovo. Peccato che quelli come me che di finestre ne hanno a pacchi non potevano utilizzare appieno la cosa, perché vedevano scritto “Gmai…”.
Non più! La nuova versione di Better Gmail – ovviamente solo per chi usa Firefox, ma d’altra parte perché uno non dovrebbe usarlo? – sostituisce il titolo con “4 unread – Gmail Inbox” che riesce a dare informazioni anche a quelli come me. È proprio vero che l’usabilità è anche composta di minuzie.

Ultimo aggiornamento: 2007-07-09 10:09

aiuto: salvare i commenti in word?

Ho un bel file word che ho riempito di commenti, perché mi servono. (Per i curiosi, è un pezzo di una traduzione, e devo parlarne con i miei colleghi). Mi piacerebbe avere tutti i commenti (con le parole commentate nel testo) in un file a parte, perché è tanto più comodo. Qualcuno ha delle idee al riguardo?

Ultimo aggiornamento: 2007-07-09 00:19

Summorum Pontificorum: analisi politica

Come implicitamente promesso, ora che il motu proprio papale è stato pubblicato posso fare qualche considerazione in più. Anche se il Corsera lo mette tra le cronache e Rep.it negli esteri (fine suggerimento sul fatto che il Vaticano è fuori dall’Italia… ma le messe si dicono anche nel nostro territorio, a ben vedere), io ritengo che in realtà il documento sia strettamente politico, e quindi ne parlo nella categoria acconcia del mio blog.
Premessa: paradossalmente, il numero di fedeli che volevano la restaurazione a pieno titolo della messa secondo il rito tridentino è scarsissimo: dicono sui 300mila, una goccia nel mare del cattolicesimo. Però parlano a voce molto alta: ho appena fatto una googlata su “Novus Ordo Missae” + “introduzione” e mi sono arrivati praticamente solo risultati di siti definentesi cattolici che dicono che è stato una rovina. Questo, giusto per fare notare come la gente tenda a credere alle cose che sono dette a voce più alta :-) Ma veniamo al testo.
Dopo una lunga introduzione storica, Ratzinger spiega (art.1) che il messale nuovo e quello tridentino (nella versione del 1962 di papa Giovanni) sono due usi diversi dello stesso rito, e che il rito tridentino non è mai stato abrogato. Fondamentalmente quest’ultima affermazione è vera, ho controllato la Costituzione Apostolica Missale Romanum che parla di “revisione” del rito romano. Capisco anche la logica dietro il pensiero del papa: costringere i famosi trecentomila ad accettare che il rito ordinario è quello usuale, e non rompere più di tanto. Peccato che in questo modo pecchi di relativismo :-) e lasci aperta la porta a chi dirà “perché il rito del 1962 sì e quello del 1570 no? non sono sempre revisioni? E perché non un rito del 1000, o dell’800, o del 100 se mai riuscissimo a trovarne uno?” Non mi sembra una grande idea.
Che un prete, se dice messa da solo, possa usare un qualunque messale è di per sé irrilevante, se non di nuovo una mossa politica per dire “sì, siete comunque delle mie pecorelle”. Che in una parrocchia ci possa essere una sola messa festiva “tridentina” (art. 5.2) fa quasi ridere vista la scarsezza dei preti; fa meno ridere il fatto che nella versione ufficiale italiana non si capisca un tubo, e sia dovuto andare a leggermi quella originale latina per avere un senso.
L’articolo 6, in cui si afferma che le letture possono essere fatte nella lingua locale, personalmente mi giunge stranissimo. Tecnicamente la cosa ha un senso: i fautori del messale tridentino non ce l’hanno con il Novus Ordo Missae solo perché è nelle lingue locali, ma soprattutto per tutta una serie di ragioni teologiche come il fatto che la messa sia un’espiazione dei peccati del popolo, e soprattutto che è una questione tra il prete e Dio, con il popolo che fa solo da cornice. Considerando che tanto chi va a sentire una messa tridentina probabilmente non è così interessato a sentire quello che viene detto, non capisco la logica dietro… chiederò lumi allo Spirito Santo :-)
L’articolo 10, quello delle “parrocchie personali”, mi sa tanto che non sia stato capito dai commentatori sui quotidiani. Ho dato un’occhiata al codice di diritto canonico, canone 518, e ho scoperto che è quello che capita banalmente anche oggi quando fanno le messe per gli ucraini a Milano: così ad occhio mi sembrerebbe addirittura più logico che costringere il parroco a far dire la messa, minacciando altrimenti di ricorrere al vescovo (vedi art.7).
Insomma, posso capire le buone intenzioni di Benedetto XVI, ma mi pare che la soluzione scelta non sia affatto la migliore, e forse sarebbe stato meglio restare alla vecchia concessione woytiliana.
Un’ultima richiesta ai latinisti che passassero di qua e fossero arrivati fino in fondo: a me pare che la chiosa finale della versione italiana del motu proprio, “nonostante tutto ciò che possa esservi in contrario”, sia l’esatto contrario dell’ablativo assoluto originale “contrariis quibuslibet rebus non obstantibus”. Però il mio latino è parecchio arrugginito. Qualcuno può confermare o smentire?

Ultimo aggiornamento: 2007-07-08 22:00