(se vuoi una mia recensione più seria di questo libro, va’ su Galileo!)
Diciamocela tutta: in questi ultimi anni sembra che nessuno si possa dichiarare felice se non scrive un libro sulla meccanica quantistica. Anche Colin Bruce, di cui Cortina aveva già tradotto un paio di libri, si è dedicato al tema (Colin Bruce, I conigli di Schrödinger [Schrödinger’s Rabbits: The Many Worlds of Quantum], Raffaello Cortina 2006 [2004], pag. 337, € 24.80, ISBN 978-88-6030-050-8, trad. Luca Guzzardi). Bisogna dire che Bruce è un ottimo divulgatore, e il libro si fa leggere molto bene; inoltre uno dei punti a favore dell’opera è che finalmente non si leggono soltanto i resoconti “classici” della meccanica quantistica, quelli insomma che hanno ormai tre quarti di secolo, ma anche quelli dei fisici di oggi. Resta un unico problema: anche Bruce è comunque un evangelista, e quindi fa di tutto e di più per dimostrare che l’interpretazione da lui preferita, quella dei molti mondi, è quella “reale”. A suo onore va detto che – anche se ogni tanto mischia un po’ le carte in tavola – non nasconde le altre posizioni; però bisogna stare attenti a non farsi prendere dall’entusiasmo mentre lo si legge.
Un’ultima nota sulla traduzione. Luca Guzzardi è stato molto bravo sia a mantenere lo stile vivace di Bruce nella traduzione che ad aggiungere delle utili note a piè di pagina; ho così scoperto ad esempio che il vero nome di Monty Hall era Maurice Halprin. Però ogni tanto, come del resto il buon Omero, sonnecchiava; ci sono così degli errori di traduzione. A pagina 54, il treno si contrae a (non di) una piccola frazione; a pagina 60, la cancellazione perfetta delle onde è in realtà una correlazione; a pagina 106, se il gatto è morto l’astronauta è triste; a pagina 239, la probabilità è bassa; infine a pagina 309 “Alpha Proximi” mi sembra tanto un minestrone tra Alpha e Proxima Centauri.
Ultimo aggiornamento: 2007-11-29 08:01
Cercando “alpha proximi” su books.google.com rivela che l’errore è nell’originale inglese.
Questo è uno dei punti in cui se io fossi il traduttore correggerei (dopo aver magari chiesto all’autore). La bug compatibility, soprattutto in questo caso, non mi pare il massimo!
> l’interpretazione da lui preferita, quella dei molti mondi, è quella “reale”
Quando certi fisici discutono delle interpretazioni della meccanica quantistica mi rammentano la famosa frase di Jerry Bona sull’assioma di scelta: “The Axiom of Choice is obviously true, the well-ordering principle obviously false, and who can tell about Zorn’s lemma?”
Virgolette o meno, mi piacerebbe che almeno uno dei miei colleghi fisici con velleità da evangelista trovasse il tempo di spiegarmi come si fa a verificare se un’interpretazione di una teoria sia piú o meno “vera” di un’altra. Dal punto di vista di un fisico “vere” o “reali” dovrebbero essere soltanto le previsioni sugli esperimenti, non la teoria stessa, i suoi modelli e tanto meno la relativa interpretazione metafisica.
In effetti il mio parere è che due interpretazioni che non siano sperimentalmente distinguibili tramite una procedura operazionale ben definita siano dal punto di vista fisico la medesima interpretazione, espressa in due modi solo apparentemente diversi (come nel caso di AC, del principio del buon ordinamento e del lemma di Zorn).
Quando avrò finito di leggere “Sei pezzi meno facili”, per favore suggeriscimi una lettura adatta alle mie facoltà mentali. Pensavo a un compendio del tipo “Meccanica quantistica per decerebrati”… ; )*