La scorsa settimana sono stato troppo impegnato a guardarmi l’ombelico Telecom per accorgermi che stava montando una polemica contro quanto pronunciato da papa Benedetto XVI a Ratisbona a proposito dell’Islam e della jihad. Certo che se perfino il New York Times si è messo a bacchettare Ratzinger, e il papa nell’Angelus di ieri ha detto di essere stato frainteso esattamente come un Berlusconi qualunque, ci dev’essere stato qualcosa di incredibile, ho pensato io. Così sono andato a leggermi il discorso che aveva tenuto all’Universität Regensburges: in italiano, perché già di queste cose ci capisco poco, ma in tedesco arriverei più o meno a “Eminenzen” prima di perdermi.
Prima del mio pippone, riassumo l’intervento: chi vuole può saltare questo paragrafo, a meno che non voglia poi sbertucciarmi :-) Ratzinger afferma che a Ratisbona ci sono sempre state discussioni teologiche, e che i teologi cercano di capire Dio con la ragione. Gli sovviene un commento su quanto disse un imperatore bizantino del 1400: mentre Manuele II Paleologo parlava con un notabile musulmano gli disse, in modo sorprendentemente brusco [1] «Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava». Continua raccontando quanto scrisse il commentatore: “per l’imperatore, come bizantino cresciuto nella filosofia greca, quest’affermazione è evidente. Per la dottrina musulmana, invece, Dio è assolutamente trascendente”.
Il testo papale poi riprende l’inizio del vangelo di Giovanni, “In principio era il λόγος”, e giunge a dire che si ha la “necessità intrinseca di un avvicinamento tra la fede biblica e l’interrogarsi greco.”, avvicinamento che nasce addirittura dall’affermazione del Nome di Dio rivolta a Mosè dal roveto ardente, e che è continuato nei secoli, arrivando a un punto chiave con la versione della Bibbia dei Settanta ma proseguendo ancora in seguito: tanto che il Manuele di cui sopra non riusciva a immaginare nulla di diverso. In Europa, però, i pensieri erano un po’ diversi, tanto che il dualismo Agostino/Tommaso è stato superato da Duns Scoto in maniera molto simile al pensiero arabo. Ma, dice Ratzinger, “Dio non diventa più divino per il fatto che lo spingiamo lontano da noi”, e in realtà il cristianesimo non poteva essere così com’è senza il pensiero occidentale in genere. Peccato che a quanto pare la teologia degli ultimi secoli voglia disellenizzare il cristianesimo, secondo tre direttrici: la Riforma, che non voleva che la fede derivasse dalla filosofia e ha portato al pensiero kantiano che la elimina addirittura dalla realtà; la “teologia naturale” del XIX e XX secolo, che partendo dalla considerazione di Gesù come un grande uomo e limitandolo per così dire ad essere fondamentalmente un esempio morale, porta a una via di mezzo tra platonismo ed empirismo (io avrei detto quasi riduzionismo) dove la teologia non ha più posto perché “non dimostrabile”, così come gran parte della metafisica stessa: non possiamo più domandarci “da dove veniamo”. Ancora, «l’ethos e la religione perdono la loro forza di creare una comunità e scadono nell’ambito della discrezionalità personale. È questa una condizione pericolosa per l’umanità: lo costatiamo nelle patologie minacciose della religione e della ragione». Infine, l’ultima corrente afferma che il “cristianesimo ellenista” è solo uno dei possibili tipi di manifestazione del pensiero cristiano, e bisognerebbe ritornare al nucleo. Ma questo per il papa non è vero, per la ragione stessa che il Nuovo Testamento è stato scritto in greco. Il tutto termina affermando che senza una ragione della fede non si può portare avanti un dialogo con le varie religioni, e che il modo attuale di pensare dell’Occidente può solo portare a un’involuzione; come disse Manuele II, «”Non agire secondo ragione (con il logos) è contrario alla natura di Dio”». Fine (whew!).
Sulla parte filosofica io non è che ci abbia poi capito molto, o meglio non sono riuscito a capire i passaggi logici. Per il resto:
(a) la citazione iniziale di Manuele II sembra serva semplicemente per tirare fuori quella finale.
(b) il punto che secondo me gli premeva di più riguardo all’Islam è fare notare come per gli islamici Allah è intrinsecamente trascendente, e su questo credo che tutti siano d’accordo.
(c) quanto GP2 era fondalmentalmente un mistico, tanto Ratzi è indubbamente un filosofo. È vero che parlava a fior di teologi, ma garantisco che un discorso così richiede una faticaccia per essere compreso.
(d) è però incredibile come non abbia pensato che un passo come quello iniziale, per quanto assolutamente irrilevante nel contesto, verrebbe immediatamente preso, a ragione o a torto, come un attacco all’Islam; non basta quel “sorprendentemente” messo giù quasi per caso. E dire che non ci sarebbe voluto nulla ad aggiungere una frasetta, mentre parlava di Duns Scoto e simili, sui mali che i cattolici hanno fatto seguendo quel tipo di pensiero; a questo punto sarebbe stato chiaro che il discorso non era “Islam=cattivoni”, ma “fede senza ragione=cattivoni”. Occhei, per completare il tutto poteva anche recuperare quanto scritto da altri teologi islamici.
(e) visto che Ratzinger non è stupido, mi chiedo perché mai non ci abbia pensato.
(f) secondo me è molto più grave, anche se ammetto che è una cosa interna al cristianesimo, l’idea che “visto che i testi sacri sono stati scritti in greco, allora l’ellenismo (purificato, mi raccomando!) è fondamentale per essere cristiani”.
(g) vorrei sapere chi sono stati quegli idioti di giornalisti e articolisti che hanno creato il caso senza chiaramente avere letto il testo, e sicuramente senza capirlo.
Infine ribadisco: la matematica è molto più semplice!
[1] questo neretto è il mio. Però il testo nel sito del Vaticano è stato emendato, e adesso fa in modo sorprendentemente brusco che ci stupisce, brusco al punto da stupirci; e stavolta il neretto è loro. Altro che 1984… secondo me questi tentativi di coprire sono le peggiori cose che si possono fare.
Aggiornamento: (22 ottobre) Il Bubbo Grasso fa notare che la frase è ancora cambiata, e adesso fa egli, in modo sorprendentemente brusco, brusco al punto da essere per noi inaccettabile.
Ultimo aggiornamento: 2016-03-24 16:53