Archivi annuali: 2006

Sono stato nominato!

Telecom ha voluto dare una risposta forte allo scandalo sulle intercettazioni. Venerdì scorso, da Torino ci è arrivata comunicazione che avevano deciso che le nostre vecchie lettere con le quali eravamo stati nominati incaricati del trattamento dell’informazione in Tim non erano più valide, e quindi dovevamo firmarle delle nuove. A dire il vero, essendo Tim Italia stata assorbita in Telecom tutta questa storia non sarebbe dovuta affatto servire, ma si sa che in certi momenti occorre essere più realisti del re.
La cosa peggiore non è stata però la letterina, un classico modo per l’azienda per semplificarsi la vita riducendo i suoi controlli su chi può o non può avere accesso ai dati sensibili, quanto la fretta del tutto. A noi è arrivata comunicazione per email venerdì scorso, ingiungendo di inviare la ricevuta di avvenuta consegna entro oggi. Il tutto perché lunedì prossimo devono avere le statistiche pronte. Peccato che noi non abbiamo una segretaria in sede, e le simpatiche lettere ci siano arrivate nel pomeriggio di oggi… sì, qualcuno in alto aveva tentato di dire “vabbè, intanto inviate la ricevuta, poi tanto prima o poi la lettera arriverà, e sarà uguale alla vecchia”. La cosa non è stata accolta molto bene :-)

Ultimo aggiornamento: 2006-10-12 22:42

La deriva di City

Il quotidiano gratuito del gruppo Rcs avrebbe dei bei vantaggi competitivi, se ci pensiamo su: non gli costerebbe praticamente nulla avere degli articoli interessanti già pronti, magari semplicemente da tagliare un po’ per entrare nello striminzito formato che la free press esige. Invece no: o meglio, magari gli articoli vengono anche presi, ma si sta attenti a scegliere quelli più leggeri possibile. Ritengo che l’unica ragione per questa scelta sia banalmente economica, nel senso che altrimenti ci sarebbe qualcuno che eviterebbe di pagare il giornale e si accontenterebbe del suo surrogato. Certo che così City sta ormai avvicinandosi all’inarrivabile Leggo… contenti loro.
Oggi, ad esempio, avevamo la pagina 12 col titolo Persone. Penserete mica che si parli di qualcuno, foss’anche una stellina televisiva? Mannò, per quello ci saranno le pagine successive. Questa invece inizia la sezione, e quindi deve avere argomenti più pregnanti. Notizia principale, a destra: il sondaggio sullo stile di vita delle donne di oggi, rispetto a come si comportavano le loro mamme. Un sondaggio è sempre bello e riempie un bel po’ della pagina.
Notizia sul fianco sinistro: i ricercatori – pregasi aprire la O alla Littizzetto – nientemeno che dell’Ucla hanno scoperto che le donne durante l’ovulazione si vestono in maniera più sgargiante, a indossare le gonne e non i pantaloni, e a scoprire più pelle: insomma, l’equivalente di un segnale sessuale. Il tutto viene pubblicato sulla rivista Hormones and Behaviour, il che fa pensare che la ricerca stessa sia stata un po’ guidata; senza contare il fatto che una spiegazione più semplice è che durante l’ovulazione le donne si sentano bene e quindi siano più portate a vestirsi bene, senza pensare a dovere cuccare. Però l’articolo così ha permesso di mettere in mezzo una foto delle gambe di una fanciulla in microgonna dorata, con borsa dorata e taccazzo da 12 dorato anch’esso: volete mettere?
Tra le gambe della fanciulla, sotto la borsa, c’era ancora uno spazietto: altro ricercatore (ma quanti ce ne sono?) che spiega perché i musicisti fanno strage di cuori. “La musica segnala alle potenziali compagne una buona salute fisica, intellettuale e sessuale”, non si sa bene come; chi fa musica è visto come “creativo” (Monsieur de la Palisse sta chiedendo delle royalty) e quindi “migliore” per portare avanti la specie. Non dite che non vi avevo avvertito.

Ultimo aggiornamento: 2006-10-11 22:00

cercasi colino

Premessa 1: a casa, se devo fare fino a due tazze di tè, uso una bella teiera che il babbo di Anna portò a casa dal Giappone. il tutto è composto da teiera, coperchio e un colino: si mette quindi il tè, si versa l’acqua calda – ma non bollente, come un vero intenditore sa – e dopo qualche minuto si toglie il colino e si versa il tè.
Premessa 2: questa settimana Anna è a Bologna per lavoro.
Premessa 3: lunedì sera ero in birreria (indipendentemente dalla Premessa 2, giuro), e sono andato a dormire a un’ora per me tarderrima.
Stamattina mi alzo, faccio la doccia, metto a scaldare l’acqua per il tè, apro lo scolapiatti per prendere la teiera che avevo lavato ieri. Trovo teiera e coperchio, ma non il colino. Ci penso un attimo su (oggi ero relativamente più sveglio di ieri), e giungo alla conclusione che quando ieri ho preparato il sacchetto della spazzatura, invece che pulire il colino buttando via le foglie di tè ho buttato via direttamente il colino. Essendo Murphy una persona che ha sempre ragione, stanotte è stata raccolta la spazzatura condominiale, e quindi la mia ricerca è stata infruttuosa.
C’è qualcuno che ha idea di dove si possa comprare a Milano un colino “da teiera”?

Ultimo aggiornamento: 2006-10-11 16:45

La scuola islamica di via Ventura

Beh, già il titolo sarebbe sbagliato (si sarebbe dovuto parlare più propriamente di scuola egiziana): ma visto che identico errore l’ho fatto l’anno scorso preferisco mantenerlo, tanto non è quello il problema.
Abbiamo questi genitori egiziani che non vogliono assolutamente che i loro bambini frequentino la scuola pubblica italiana, e quindi hanno brigato per ottenere una scuola con un programma misto, che permetta di avere l’abilitazione sia secondo l’ordinamento italiano che quello egiziano. Personalmente non è che apprezzi così tanto l’idea di un isolamento di questo tipo, e avrei preferito una gestione per così dire “mista” (i bambini in una scuola statale, e alcune ore sostitutive o aggiuntive con i programmi egiziani): ma di nuovo, il problema non è quello.
Da quanto ho capito leggendo i giornali, la scuola viene bloccata non tanto per i programmi quanto perché l’edificio dove si tengono le lezioni non sarebbe a norma per agibilità. La cosa è possibile, e capisco la necessità di imporre degli standard qualitativi anche per i luoghi di studio, e non solo per le materie. Però sarebbe stato più serio trovare una soluzione temporanea per i bimbi presso un’altra scuola: con un po’ di buona volontà, un qualche modo lo si sarebbe trovato. Oppure si poteva esplicitamente dire “no, quella scuola non la vogliamo punto e basta, nemmeno se fosse sita nel Paradiso dello Studente”. Scelta deprecabile, ma almeno onesta. Peccato che fare le cose alla luce del sole non sembri più di moda…

Ultimo aggiornamento: 2006-10-11 15:15

_Mathematics and the Imagination_ (libro)

[copertina]
Questa volta (Edward Kasner e James Newman, Mathematics and the Imagination, Dover 2001 [1940], pag. xiv+380, $14.95, ISBN 0-486-41703-4) la Dover presenta la ristampa di un libro di introduzione alla matematica che è datato 1940. È chiaro che non c’è nulla di nuovo per noi che viviamo nel ventunesimo secolo. È forse meno chiaro che lo stesso libro, se venisse scritto oggi, avrebbe probabilmente solo un paio di capitoli in più, su frattali e la teoria del caos; al limite si potrebbe aggiungere qualcosa sulla teoria dei giochi. Oltre a questo, si potrebbe avere l’annuncio della dimostrazione dei teoremi dei quattro colori e di Fermat-Wiles, e un minimo di asciugatura su temi tipo le funzioni poligeniche e i diagrammi a turbina, che non hanno avuto i risultati che gli autori probabilmente speravano. Quello che ho trovato interessante è il fatto che il libro si colloca anche storicamente nel suo tempo, con gli accenni a nazismo e fascismo che sembrano quasi tratti da un documentario dell’epoca; e l’ottimismo degli autori. Pur non parlando nel testo del teorema di indecidibilità di Gödel, e sperando ancora nella possibilità di dimostrare l’ipotesi del continuo (Cohen non era ancora arrivato a rompere le uova nel paniere) è chiaro che Kasner e Newman hanno davanti ai loro occhi la rovinosa fine dell’ambizioso piano di Hilbert. Pure, la loro risposta alla scoperta che la matematica non può essere contemporaneamente coerente e completa è semplicemente “beh, questo prova che con la matematica si può persino oltrepassare i limiti della fantasia”. Direi che è un bel modo di vedere le cose, no?

Ultimo aggiornamento: 2016-03-31 20:14

la prima nebbia della stagione

(questo è un post che servirà agli storici del futuro per tracciare i cambiamenti meteorologici :-) )
Stamattina mi sono trovato a pedalare in mezzo a una foschia abbastanza densa. Milano era limpida (ehm… non allarghiamoci troppo); la nebbia l’ho trovata dal Naviglio pavese all’altezza di Ronchetto ma anche dentro Valleambrosia, dove anzi era ancora più fitta. Come si dice tutti gli anni, non è che ci siano più i nebiun di una volta, ma stavo già meditando di indossare il giubbino ad alta visibilità… che dopo i fasti quando la legge è entrata in vigore oramai si compra a un euro e novanta, non c’è nemmeno gusto.

Ultimo aggiornamento: 2006-10-10 10:47

La certezza del caso

Ieri mi è venuto in mente di scrivere un articoletto per spiegare come mai l’ascolto casuale su un lettore MP3 non sembri casuale. (Per i curiosi: non è ancora linkato perché dovrei rileggerlo e correggere qualche errore, ma lo potete trovare qua). Lo finisco verso mezzanotte, e me ne vado a dormire relativamente contento di me stesso.
Stamattina dò un’occhiata a slashdot e mi trovo questo articolo (inutile, come capita spesso su /.) che punta a un articolo del Guardian con un estratto di un libro dedicato proprio alla cosa (ah: l’articolo lungo, ma molto interessante… perché in Italia nessun quotidiano ha il coraggio di pubblicare simili cose?)
Qualcuno ha ancora il coraggio di parlare di “caso”?

Ultimo aggiornamento: 2006-10-09 09:47

Ez Iz Amerike! (teatro)

Ieri sera siamo stati al Piccolo a vedere il primo dei due spettacoli (di fila…) che quest’anno Moni Ovadia tiene in cartellone. Lo spettacolo è piuttosto diverso da quelli usuali di Ovadia: il filo conduttore è l’emigrazione degli ebrei dall’est europeo negli Stati Uniti e specificatamente a New York, col racconto delle loro vicissitudini, dei primi tristi momenti e del loro successo nello spettacolo e nell’arte. Il tutto condito con le immancabili storielle yiddish, ma anche con riferimenti amerikani più o meno incredibili: Lee Colbert ha cantato una Zumertsayt che non è altro che Summertime in yiddish, oltre a In Vayse Nitl che è nientemeno che White Christmas. D’altra parte, Gerschwin e Berlin erano ebrei, no? Il tutto è accompagnato dalla Moni Ovadia Stage Orchestra che per una volta usa violino e fisarmonica insieme a una sezione di fiati, al contrabbasso e al pianoforte per una contaminazione quasi jazzistica e generalmente molto piacevole.
Il guaio, come dice anche Alberto, è nell’eccessiva lunghezza del tutto e nella disuguaglianza. Nonostante la biglietteria del Piccolo ci avesse spergiurato che lo spettacolo sarebbe durato due ore e mezzo, in realtà sono state tre ore e un quarto. E mentre il primo tempo, anche se lungo, è andato via leggero, nel secondo ci sono stati momenti piuttosto pesanti, come la declamazione della poesia di Allen Ginsberg e anche il finale con il dylaniano Hard Rain’s Gonna Fall. Diciamo che togliergli non dico un’ora ma quasi farebbe molto bene allo spettacolo.

Ultimo aggiornamento: 2006-10-08 16:29