Stasera riprendo la bicicletta per tornare a casa. Mi bardo per bene, col maglione (messo alla rovescia ma non importa), la giacca antivento, la fascia paraorecchie, la sciarpa. Esco dal complesso Telecom, e mi metto il guanto destro. Poi ravano sulla tasca sinistra, dove trovo di tutto – un sacchetto di plastica, vari scontrini, dei tovaglioli di carta – ma niente guanto. Ritorno dove avevo lasciato la bici: nulla. Torno ancora su in ufficio, non si sa mai: nulla.
Faccio mente locale: stamattina ho tolto i guanti a Valleambrosia, alla rotonda che porta a Milanofiori. D’altra parte non è la prima volta che mi capita la cosa; però sono fondamentalmente ottimista e decido di fare i tre chilometri di percorso a bassa velocità per vedere se mi capita di vedere dall’altro lato della strada il mio guanto (nero, poi… la prossima volta li compro arancione fosforescente). Scopro che non è banale pedalare di notte con lo sguardo di sbieco, ma comunque non vengo preso sotto; solo che non vedo assolutamente nulla. Arrivo in via Monte Amiata, che è a due carreggiate, e decido di farla sul marciapiede sinistro: e all’altezza del semaforo pedonale noto sul ciglio della strada qualcosa di più scuro. È lui o non è lui? Cerrrrto che era lui! il mio povero guanto, pieno di foglioline e rametti secchi che lo coprivano anche in parte, ma comunque tornato all’appello. Sono o non sono un uomo fortunato?
Ultimo aggiornamento: 2006-11-22 22:05