e i reduci RSI?

MG55 scrive nei commenti al post precedente: se era apprezzabile dare un onorificenza a chi ha combattuto per l’Austria contro l’Italia, cosa ci sarebbe di diverso nel dare la pensione di guerra anche ai reduci della RSI? Penso che in entrambi i casi non fossero volontari, o comunque non tutti.
La mia risposta è duplice. Innanzitutto la Grande Guerra non è stata una guerra civile, come invece è stato il periodo 1943-1945: questo cambia completamente la prospettiva delle cose, da parte mia. La seconda cosa, che poi magari è semplicemente una conseguenza della prima, è che proprio perché si continua a parlare – soprattutto da destra, ovvio – dei repubblichini in maniera non dico elogiativa ma quasi la ferita in questione è ancora più difficile da rimarginare. Magari in Austria (in Alto Adige sicuramente sì…) c’era ancora qualcuno che cinquant’anni fa si lamentava per l’ingiustizia subita, ma l’opinione pubblica italiana nel complesso credo avesse assorbito la pacificazione.

Ultimo aggiornamento: 2006-11-11 17:10

3 pensieri su “e i reduci RSI?

  1. Alice Twain

    Veramente tutti gli appartenenti all’esercito della RSI erano sostanzialmente volontari. Avevano una scelta: quella che fece mio nonno e tanti giovani come lui, quella di unirsi alle brigate partigiane (o andare oltre la linea del fronte e unirsi al legittimo esercito italiano che combatteva con gli alleati). Un giovane non stava nella X mas per obbliogo di leva, ci stava perché ci credeva. E stava dalla parte dei fascisti e dei nazisti contro le forze che combattevano per la libertà e la democrazia dell’Italia. I repubblichini invece per che cosa combattevano? Per Fossoli, per il Campo Giuriati, per Villa Triste, per la strage di Marzabotto.

  2. MG55

    Quale onore… in prima pagina ;-)
    Sulla prima parte della risposta non so se essere d’accordo, ossia non so se il fatto che si tratti di una guerra civile debba cambiare così tanto le cose. Sulla seconda sono d’accordo, e infatti io ho fatto quella riflessione cercando di togliermi da ogni considerazione ideologica e partitica. Mi rendo conto che forse non è così ovvio parlare di quel periodo senza cadere nella battaglia ideologica.
    Riguardo ai volontari o meno, nel mio libro di storia leggo che l’esercito repubblichino era in maggioranza di volontari ma anche composto da ciò che rimaneva di Carabinieri e Fiamme Gialle. Questi ultimi, suppongo, avevano davanti due strade: continuare a servire l’esercito di cui avevano fatto parte fino ad allora, o dissociarsene, rischiandone le conseguenze.

  3. Antonio

    Credo che per noi, oggi, sia difficile giudicare se le scelte fatte dei nostri padri siano state buone o cattive. E’ difficile per me, che ho 60 anni, e penso sia ancor più difficile per i giovani (seri, intelligenti e onesti). Proprio in questo perdiodo stò ricostruendo le vicessitudini di mio padre dopo l’8 settembre, disarmato dai tedeschi e tenuto praticamente prigioniero sulla costa francese. Dal suo piccolo diario risulta un’angoscia morale immensa. Tralascio i particolari e vengo alla conclusione. LUi stesso dice che per tornare in italia (dicembre 1943) ha dovuto arruolarsi nell’esercito della RSI. In caso contrario veniva mandato nei campi in germania ed oggi sappiamo bene cosa erano. Ufficialmente era un volontario, ma lo era veramente? Tornato a casa era un fascista da mettere al muro, ma lo era veramente?
    Grazie, Antonio

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