Archivi annuali: 2005

mail marketing

Compro molto spesso vestiti da Boggi: ho raggiunto un compromesso con Anna, e almeno non mi porta in dieci posti diversi quando decide che il mio guardaroba è da cambiare. Qualche mese fa ho provato a chiedere al negoziante “ma non è che a un affezionato cliente come me fate una fidelity card?”, sottintendendo che potevo rinunciare a un po’ della mia privacy per qualche sconto. La risposta è stata “non so, queste cose le fanno in sede centrale: io posso solo inviare la richiesta”. Vabbè, penso io, al limite butto via un po’ di cartaccia in più (ho messo un indirizzo email di quelli che non controllo praticamente mai, se non per cancellare tutto una volta ogni tanto).
Mi ero dimenticato poi della cosa fino a venerdì scorso, quando in buca ho trovato tre buste con il catalogo Boggi; in due delle buste c’era un’altra lettera con la famosa fidelity card. I numeri d’ordine delle due lettere erano tra l’altro consecutivi, e l’indirizzo era scritto allo stesso modo in tutte e tre le buste. Ora, capisco che la loro base dati abbia dei problemi, ma mi chiedo come mai questa disparità nella terza busta…

Ultimo aggiornamento: 2005-10-10 17:44

Tra furlane ci s’intende

Mia zia tuonava contro Renato Brunetta. Mia madre chiede “e chi è?”, e mia zia, per chiudere la questione: “Varda, l’è un de Pravisdomini”.

Ultimo aggiornamento: 2005-10-09 19:46

<em>Io, l'erede</em>

Pièce scritta nel 1942 da Eduardo basandosi a suo dire su un aneddoto realmente accadutogli, la storia racconta di Ludovico, che torna in patria per reclamare la sua “eredità”: il padre infatti aveva vissuto come beneficato di una famiglia, e lui ritiene di avere diritto ad avere lo stesso posto. Detta così, la cosa sembra essere assurda, e probabilmente lo è anche: però la commedia è molto amara, con Ludovico che mostra impietosamente come le relazioni fossero molto più complicate di quanto sembrasse all’inizio. Eppure Ludovico non ce la fa ad uscire dalla spirale, e l’unica che romperà questo ricorso storico sarà la giovane Bice, anch’essa mantenuta dalla famiglia.
La commedia, come ho detto, è molto bella. Però ho una serie di appunti da fare sulla regia. L’inizio è troppo lento, addirittura scolastico nella recitazione: deve entrare Leopoldo Mastelloni nella parte di zia Dorotea per riuscire a fare partire davvero la scena. I cambi scena con i due domestici che fanno una specie di balletto sono poi francamente inutili, e di nuovo rallentano il flusso. Ciò detto, oltre a Mastelloni c’è da sottolineare la bravura di Geppy Gleijeses come Ludovico Ribera: recitazione da “cattivo” e rompipalle, proprio quella che ci voleva per colpire il pubblico. Memorabile il duetto con Umberto Bellissimo nella parte dell’avvocato. Gli altri interpreti, a parte Margherita di Rauso che anche in una piccola parte come quella di Caterina è riuscita a distinguersi, non mi hanno detto molto. Marianella Bargilli (per i gossippari: è la compagna di Gleijeses, e ha partecipato al Grande Fratello 3 – qualcuno credeva ancora venissero tutti dalla strada?) era partita molto bene come Adele, ma nel secondo atto le poche apparizioni mi sono sembrate meno incisive; Gabriella Franchini – Margherita non mi è proprio piaciuta; quanto a Valentina Tonelli, le do il beneficio del dubbio in quanto debuttante, e perché nelle prime scene si era mossa bene.

Ultimo aggiornamento: 2005-10-09 17:48

legge elettorale

Ha iniziato Casini, affermando che “cambiare la legge elettorale è un diritto della maggioranza”. Non so, ma a me il concetto ricorda quello del principe che si sceglie il proprio erede.
Adesso sta continuando Andreotti, che a Saint-Vincent (copio dalla Stampa) viene a dire che è giusto varare la riforma elettorale a fine legislatura perché non si può chiedere ai parlamentari in carica di modificare il sistema con il quale si esprime la loro base di consenso. Quindi devono farlo quelli che non sono più in carica?
Io non ho pregiudiziali contro proporzionale, maggioritario o altro. Però mi sembra ovvio che a decidere le nuove regole non debba essere una maggioranza semplice, ma una più ampia; già cinque anni fa la proposta del centrosinistra di rifare la legge elettorale era stata giustamente respinta al mittente da chi sperava già in un trionfo, ma almeno Amato ebbe il buon senso di lasciare perdere. Oggi, nulla di tutto ciò.

Ultimo aggiornamento: 2005-10-08 23:52

<em>A Hat full of Sky</em>

[copertina]
Seconda storia con Tiffany Aching, i Wee Free Men e, stavolta non semplicemente come guest star, Granny Weatherwax. Uno spinoff del Discworld, insomma. Devo però dire che stavolta (Terry Pratchett, A Hat full of Sky, Corgi 2005 [2004], pag. 352, Lst 6.99, ISBN 0-552 55264-X) Pratchett è al suo meglio, mescolando con la sua usuale abilità la parte per così dire della classica quest dei libri fantasy con la sua propria esposizione morale, in una miscela che scorre sempre velocemente senza essere pedante. È interessante vedere come quella che sembrerebbe la vittoria finale dei “buoni” non lo è ancora affatto, perché non basta vincere il “cattivo”, ma occorre anche comprenderlo. Se devo fare un appunto, mi preoccupa un po’ la harrypotterizzazione di Pratchett, con l’insistenza su un semplice strumento come lo shimble, cosa piuttosto al di fuori del suo stile. Hex ovviamente non conta :-)

Ultimo aggiornamento: 2005-10-07 16:33

Ben Hammersley in Hoepli

Ricevo una richiesta di pubblicizzare questo evento: non penso che ci andrò, dato che non sono mai stato un grande amante delle discussioni blogghettare (anche se l’ospite in realtà è un giornalista, non uno smanettone puro e duro), ma non vedo perché non renderlo noto al mio piccolo pubblico. La chiacchierata non sarà comunque tecnica: non so se ci sarà una traduzione simultanea, però.


RSS Feed ed il Futuro dei Media
assieme a Ben Hammersley
giornalista, autore, esploratore e “sviluppatore errante”, é un attento osservatore della realtá tecnologica e di Internet. Primo ad aver proposto il termine “Podcast” in un mondo in cui Internet ha cambiato il nostro modo di fruire di televisione, radio e notizie, ci spiegherá in che modo RSS e le tecnologie correlate al Web 2.0 possono cambiare il nostro modo di acccedere ai media ed al resto del mondo. Per ulteriori notizie su Ben visita: http://www.benhammersley.com
QUANDO: giovedì 13 ottobre 2005, ore 18
DOVE: Hoepli libreria, via Hoepli 5, Milano, www.hoepli.it, ingresso libero
COME ARRIVARE: http://www.hoepli.it/dovesiamo.asp
INFO: info@jugmilano.it
LOCANDINA: http://www.jugmilano.it/jsp/Wiki?action=action_view_attachment&attachment=ben-at-hoepli.pdf

Ultimo aggiornamento: 2005-10-06 23:17

E se dessimo a Cesare quel che è di Cesare?

È tornata fuori la notizia dell’esenzione dell’ICI per la Chiesa Cattolica. Secondo Avvenire è una non-notizia, nel senso che non è vero che ci sia una nuova legge che li esenti dall’ICI e anzi faccia loro ottenere i rimborsi, ma semplicemente che la legge già esistente è stata ribadita. C’è chi ha anche fatto notare che i circoli culturali godono in realtà della stessa esenzione. Ma qual è la verità?
La normativa ICI è definita nel Decreto Legislativo 504/1992, che non sono riuscito a trovare al volo in rete. Molti comuni italiani mostrano però il testo dell’articolo 7, che tratta delle esenzioni. Il punto (c) parla dei “fabbricati con destinazione ad usi culturali di cui all’art. 5 bis, D.P.R. n.601/1973”, che sarebbe interessante conoscere meglio; il punto (e) dei “fabbricati di proprietà della Santa Sede indicati negli articoli 13, 14, 15 e 16 del Trattato lateranense” che però
si direbbero essere i palazzi che formano lo stato della Città del Vaticano. Restano due punti interessanti: il (d) e l'(f). Quest’ultimo parla dei “fabbricati appartenenti agli Stati esteri e alle organizzazioni internazionali per i quali è prevista l’esenzione dall’imposta locale sul reddito dei fabbricati in base ad accordi internazionali resi esecutivi in Italia”, e si potrebbe anche immaginare che gli immobili della chiesa siano proprietà del Vaticano: ma mi sembra strano – anche se non impossibile – che siano stati fatti accordi internazionali (e non banalmente bilaterali) al riguardo.
E il punto (d)? Parla di “fabbricati destinati esclusivamente all’esercizio del culto, purché compatibile con le disposizioni degli articoli 8 e 19 della Costituzione, e le loro pertinenze”. Quindi si direbbe da un lato che l’esenzione non è solo per i cattolici, ma una sinagoga o una moschea dovrebbero godere della stessa esenzione, visto che non si parla di “culto cattolico”; però il concetto di “pertinenza” mi suona piuttosto generico.
Diciamo che mi piacerebbe molto che i vari vescovati indicassero quali sono gli edifici esentati dall’ICI e quali sono le loro pertinenze, come segno di trasparenza :-)
Aggiornamento (h 18:10): ho finalmente trovato i documenti giusti, e la cosa cambia aspetto.
Il decreto legislativo sull’ICI si trova innanzitutto qua, ma questo non è poi così importante. Quello che conta è che c’è un decreto legge (il 163 del 17 agosto 2005, il governo non è mai in vacanza!) che inizia a parlare di Misure urgenti per la funzionalità del Registro Italiano Dighe e all’articolo 6 recita che
L'esenzione prevista dall'articolo 7, comma 1, lettera i), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, e successive modificazioni, si intende applicabile anche nei casi di immobili utilizzati per le attività di assistenza e beneficenza, istruzione, educazione e cultura di cui all'articolo 16, primo comma, lettera b), della legge 20 maggio 1985, n. 222, pur svolte in forma commerciale se connesse a finalità di religione o di culto.
La legge 222 di cui sopra è quella che ha anche introdotto l’ottopermille, tra l’altro.
Quindi il regalo c’è stato indubbiamente: ad esempio una scuola cattolica è per definizione connessa a finalità di religione, quindi non sta pagando l’ICI, e se l’avesse pagata potrebbe chiedere il rimborso. Può darsi che sia vero che non la pagasse già prima, come appunto sembra suggerire l’articolo di Avvenire (non so per quanto reggerà questo link), però la cosa mi sembra a questo punto ben diversa. Un conto è un edificio usato solo per il culto, un altro uno che fa attività commerciali anche se per una buona causa!

Ultimo aggiornamento: 2005-10-06 15:31

riflessi pavloviani

Stamattina – come del resto praticamente tutte le mattine – Ariel ha iniziato a miagolare in maniera molto querula per ricordarci che lei rivendicava il diritto alla sua pappa. Assieme al miagolio, ha anche fatto uno dei suoi leit-motiv: raspare sulla porta del bagno. Anna, che non ha ancora capito che con i gatti bisogna far finta di nulla, le ha urlato dietro di smetterla: risultato, Ariel ha continuato a miagolare e io mi sono svegliato.
Meno di un minuto dopo è suonata la sveglia: a questo punto ho sentito distintamente Ariel cambiare tipo di miagolio, direi ora quasi “soddisfatto”, e dirigersi in cucina. Commenti: abbiamo una gatta che ha perfettamente associato il suono della sveglia al fatto che qualcuno si alzerà – e quindi adempirà allo scopo istituzionale di darle da mangiare; ma soprattutto che abbiamo una gatta rompipalle che se ne frega altamente del fatto che tanto suonerà la sveglia.

Ultimo aggiornamento: 2005-10-05 11:02